Cielo nuvoloso, pioggia, ombrelloni chiusi e spiagge deserte. E’ questo lo scenario visto oggi sulla costa elpidiense, dove l’arrivo della bella stagione, week end dopo week end sembra essere sempre più un miraggio. Un avvio a rilento per i balneari, che un anno fa di questi tempi registravano già un boom di presenze. “Fino a questo momento il meteo non ci ha aiutato mai, abbiamo vissuto una serie di week end dove a farla da padrone è stato il maltempo – spiega Caterina Belletti, gestore dello stabilimento balneare Casbah sul lungomare nord – Noi fino a questo momento ci siamo ritrovati ad avere incassi minimi, oltre alla mancanza di presenze in spiaggia, ma questo è naturale se manca il sole”. Un calo di presenze tangibile rispetto all’inizio della scorsa estate, dove il caldo aveva agevolato notevolmente il lancio dell’estate. Situazione diametralmente opposta oggi invece, dove la pioggia non ha dato scampo agli stabilimenti. “E’ ovvio che il lavoro se viene paragonato ad un anno fa, al momento è nettamente al ribasso. Ci ritroveremo a scavalcare la metà di giugno, senza aver mai avuto a disposizione un sabato e una domenica accompagnati dal caldo – è questo il pensiero di Riccardo Smerilli, proprietario dello chalet MobyDick sul lungomare sud – il cattivo tempo ha colpito anche durante gli eventi, come può essere stato il primo maggio o in altre serate programmate. Questo ha creato un calo delle presenze. Noi fortunatamente, essendo uno stabilimento storico, abbiamo già una grande richiesta di ombrelloni per la stagione ma ad oggi i nostri clienti non hanno mai potuto usufruire”.
Una stagione estiva che però non è rivolta solo alla spiaggia, ma anche agli eventi che i balneari in queste settimane stanno concordando con l’amministrazione comunale. “Qualche manifestazione in più, magari sul tratto di lungomare più vicino alla pineta, – prosegue sempre Smerilli – sarebbe gradito. Bisogna anche dire però, che poi, quando l’amministrazione crea degli eventi noi balneari dovremmo essere più disponibili, invece a volte questo non accade”. Una tirata d’orecchie da parte del titolare di MobyDick ai propri colleghi, che fa riferimento all’evento programmato dall’assessore Milena Sebastiani per il 17, 18 e 19 giugno: “Le Marche in un boccale”. Un evento legato al mondo della birra artigianale, alla quale hanno risposto in maniera positiva pochi esercenti del lungomare. Stabilimenti che però vanno anche all’attacco dell’amministrazione comunale, rea di non valorizzare il turismo cittadino.
Un sentimento manifestato soprattutto dagli chalet del lungomare sud, dove il problema non è solo la mancanza del sole, ma anche la forte erosione costiera e l’assenza di strutture adatta ad una città turistica. “Noi rispetto al 2008 ci troviamo ad aver perso due file di ombrelloni in spiaggia. Una di queste l’abbiamo dovuta togliere da quattro, cinque mesi a questa parte, quando il comune ha iniziato a posizionare i nuovo scogli a largo – racconta con tono rassegnato Umberto Baldassarri uno dei lavoratori storici del ristorante sul mare Luna Rossa. – Noi, un discorso di stagione estiva, in quanto spiaggia, non possiamo più farlo. Ad oggi abbiamo due file sole, di cui una al momento è in pericolo. L’amministrazione ha fatto un lavoro di scogliere, che oggi per quanto ci riguarda, ci ha solo danneggiato. La nostra fortuna è la cucina che viene apprezzata da cittadini e turisti”. Un attacco frontale che arriva anche dai titolari dello chalet Moyto, uno dei più in voga del lungomare sud. “La stagione parte in rilento perché non c’è il sole, quando manca il caldo la gente verso il mare è difficile che si spinga, ma non è solo questo il problema – spiega la famiglia Amadio, titolare dello stabilimento – Qui mancano strutture che permettano un vero giro turistico. Non ci sono alberghi che attraggano i turisti. Abbiamo un parcheggio dove basta che piova dieci minuti, affinché non sia più accessibile e diventi un pantano. Sono anni che chiediamo al Comune di creare tra marciapiede e pista ciclabile, uno scivolo che permette l’accesso ai disabili. Richieste fatte mille e più volte, ma alla quale nessuno ha mai dato risposta”.
Maikol Di Stefano
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