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“Perchè uscire dalla Nato
e votare no al referendum”,
se ne parla col Pdci

PORTO SAN GIORGIO - L'incontro, a cui parteciperà anche Fabio Pasquinelli, si terrà venerdì alle ore 21 alla sala Imperatori di via Oberdan
Giorgio Raccichini

Il capogruppo Pdci, Giorgio Raccichini

“La Nato, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale per tenere soggetti all’influenza statunitense i Paesi dell’Europa non socialista e per lanciare una sfida strategica e militare al diffondersi della rivoluzione comunista e anticoloniale in tutto il globo, rimane tutt’oggi uno strumento di guerra e un ostacolo all’affermarsi di relazioni internazionali pacifiche e improntate alla cooperazione tra Paesi diversi ma desiderosi di pace.

La Nato rappresenta in particolare l’organizzazione militare destinata a rimuovere ogni impedimento all’esplicarsi dell’egemonia statunitense ed occidentale sul mondo intero. Le guerre degli ultimi vent’anni (per esempio quelle nella ex Iugoslavia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia e in Siria) lo dimostrano ampiamente: mediaticamente giustificate con argomenti palesemente falsi, sono servite a demolire Paesi non allineati al volere di Washington, a diffondere le presenza di basi militari della Nato, e ad assicurare alle multinazionali nordamericane ed europee l’accesso a risorse e mercati.

La Nato è ancor più pericolosa nel contesto di questi ultimissimi anni, caratterizzato dall’imperversare di una crisi strutturale dell’economia capitalista e da cambiamenti epocali degli equilibri economici e politici mondiali a favore dei Brics in generale e dell’asse russo-cinese in particolare. Il rischio che importanti settori dei gruppi dirigenti euro-atlantici vogliano rispondere con una guerra globale al declino economico e politico occidentale è troppo forte perché venga taciuto. Come non considerare manovre di guerra le ripetute installazioni di basi militari alle porte di Cina e Russia? Perché, per fare solo un esempio, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno sostenuto il colpo di Stato che ha portato al potere a Kiev un’alleanza di plutocrati filo-occidentali e di gruppi neonazisti, se non per fare dell’Ucraina una base Nato, posta strategicamente ai confini con la Russia?

Se vogliamo che l’Italia non venga coinvolta in guerre fuori o dentro il suo territorio, soprattutto se vogliamo preservarla da una possibile e distruttiva guerra tra le grandi potenze, dobbiamo farla uscire da un’alleanza di guerra, la Nato, che serve gli interessi di un Paese straniero.

L’appartenenza alla Nato, inoltre, è già ora fortemente dannosa per le classi lavoratrici italiane, in quanto comporta spese immani che sottraggono risorse all’economia civile, alla produzione di beni di consumo, agli enti locali, alle pensioni e ai salari reali, ai servizi pubblici come sanità e istruzione, a tutto ciò che è importante per la vita dei lavoratori. Nel 2015 la spesa militare dell’Italia si aggirava intorno ai 23 miliardi di euro, una cifra elevatissima che tuttavia la Nato, ritiene ancora troppo bassa. Considerate, a fronte di queste spese in buona parte inutili per le esigenze reali del Paese, che l’Italia è tra gli ultimissimi posti nell’Unione Europea per spesa pubblica nell’istruzione e nella cultura.

Il tema dell’adesione dell’Italia alla Nato non può non rientrare anche nella discussione referendaria sul combinato riforma costituzionale-Italicum. Con tale riforma, infatti, un solo partito si assumerà la responsabilità di deliberare lo stato di guerra e sarà molto più facile per l’Italia rispondere alle richieste di aiuto militare provenienti dal comando statunitense della Nato. Anche per questo motivo noi comunisti invitiamo a votare “no” al prossimo referendum costituzionale.

Di queste tematiche si discuterà venerdì 9 settembre, alle 21, nella sala Imperatori di Porto San Giorgio con Fabio Pasquinelli, dottore di ricerca in Diritto delle Istituzioni Pubbliche e membro del coordinamento regionale del PCI, e Fosco Giannini, responsabile esteri della Segreteria nazionale del Pci.


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