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Calcio. Fermana. Petrucci: “A Fermo ci sono le credenziali per far bene”

FERMO "I miei genitori si trovavano ad Arquata la sera del terremoto. La nostra casa è inagibile ma per fortuna solo un grande spavento".

Petrucci_Andrea(03)

È un Andrea Petrucci a cuore aperto quello che incontriamo a cavallo tra le due consuete sedute di allenamento del mercoledì.

È già in archivio, così come vuole l’allenatore Flavio Destro, intensità e concentrazione al massimo, la prestazione della prima di campionato a Teramo, in cui il numero sette canarino si è distinto e fatto apprezzare, andando anche vicino alla realizzazione personale da calcio piazzato.

 «Il pareggio di Teramo ci lascia un po’ di amaro in bocca, potevamo forse fare di più, ma sono sicuro che sapremo toglierci delle soddisfazioni nell’arco della stagione» dice Petrucci che poi fa un flash back: «Sono tornato dopo sei anni in una piazza come Fermo alla quale mi legavano bei ricordi e che ho trovato cresciuta e migliorata: con il mister e i compagni il rapporto è ottimo, la società è seria e organizzata, le credenziali ci sono tutte. Il nostro obiettivo è migliorarci e crescere partita dopo partita. Ho fiducia che riusciremo a fare un bel campionato – ha dichiarato – la stessa fiducia che nutro nella grande forza della gente delle mie parti».
Petrucci rivela che i suoi genitori, originari di Arquata, la notte del terremoto si trovavano proprio lassù. La casa della sua famiglia è tra quelle che si trovano accanto al campo sportivo di Arquata e spesso sono inquadrate dalla televisione quando gli inviati si collegano in diretta. «Sono originario di Arquata del Tronto, non mi trovavo lì la notte del 24 Agosto, quando la violenta scossa di terremoto ha raso al suolo diverse abitazioni in tutto il Centro Italia. Ho avuto molta paura per la mia famiglia – le sincere parole dell’esterno d’attacco classe 1991 – per fortuna non è successo loro nulla, anche se la casa in cui abbiamo trascorso l’infanzia ha subito grossi danni ed è stata dichiarata inagibile. Stiamo provvedendo a portare via le ultime cose. Interi paesi sono scomparsi, ci sono stati lutti, il dolore è forte e resta. Fa male pensare a quello che è successo, ma, come dopo ogni partita, bisogna subito gettare la testa e il cuore oltre quello che è successo, rimboccarsi le maniche, curare le ferite e ricominciare, mettendoci tutta la buona volontà e con la speranza nel cuore».

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