di Andrea Braconi
“Il passato è necessario per costruire il futuro, non dimenticatelo mai. È una regola che a voi giovani deve essere ben chiara”. Ha aperto così il suo appassionato intervento l’ambasciatore Vittorio Luigi Ferraris, vice presidente del Centro Alti Studi Europei, invitato dalla presidente della Provincia di Fermo Moira Canigola alla mattinata di celebrazioni per i 60 anni della firma dei Trattati di Roma.
“L’Europa è stata in grado di elaborare nei secoli la sua particolarità ed è l’unico continente al mondo in grado di amalgamare civiltà diverse. La nostra storia è fatta di varie cose, abbiamo un’eredità greca, un’eredità romana, qui abbiamo prodotto il Cristianesimo e soprattutto il concetto dell’individuo libero e della libertà. E questo deve essere un nostro orgoglio: certo, l’abbiamo esportato negli Stati Uniti e altrove, ma è stato elaborato qui. Ma l’orgoglio europeo non vuol dire essere contro gli altri, piuttosto è una scelta di civiltà”
Un’Europa come fatto straordinario per la sua generazione. “È stata realizzata da un piccolo gruppo di uomini politici di grande qualità, si è trattato di un momento felice, di divinazione di che cosa potesse essere”.
Qualche dubbio, l’ambasciatore, lo solleva su un tema che aveva caratterizzato gli interventi precedenti. “Si è detto che in questi 60 anni abbiamo garantito la pace in Europa, ma su questo ho qualche riserva. C’è un rimprovero che dobbiamo fare a noi tutti, penso alla ex Jugoslavia e ai suoi 300.000 morti, prima c’era stata l’Ungheria. Fuori c’è stata la Somalia, il Ruanda ed altre, con milioni di morti. Forse qui l’Europa qualche colpa ce l’ha ed è stata indifferente. Si, ci sono stati movimenti pacificisti imponenti, ma io chiedo a voi giovani: i pacifisti che fine hanno fatto, oggi che c’è anche una tragedia come quella della Siria?”.
Per il Vecchio Continente è il tempo di assumersi le proprie responsabilità. “Non basta lamentarsi per l’austerità, termine tra l’altro molto discutibile. In questi ultimi 15 anni abbiamo molto guardato il nostro ombelico e non il non osservare fuori dalla porta ha avuto delle conseguenze pesanti, come la Brexit. Il populismo? È un andare indietro ma attenzione: non è nazionalismo, è rispondere all’immediato senza guardare al futuro. Ma voi giovani dovete guardare all’avvenire. Certo, c’è un problema al quale non ci si può sottrarre l’Europa e cioè mantenere intatte ed esaltare le proprie identità nazionali, che vuol dire riconoscere l’unità nella diversità. Perché i popoli europei sono diversi”.
Un’ulteriore considerazione tocca il fatto che l’Europa ha sì perseguito i propri obiettivi e ha raggiunto qualcosa che per i giovani di oggi sembra ovvio. “Ma che non lo era per un’altra generazione, un grado complessivo di benessere che l’Europa come continente non ha mai avuto nella sua storia. Si tratta di un benessere molto più diffuso, abbiamo raggiunto una modernizzazione del nostro sistema sociale, straordinari cambiamenti e raggiunto un livello di sicurezza che fino a ieri era sconosciuto.”
Quali, quindi, le lacune di questa aggregazione di Stati? “Manca una proiezione esterna adeguata. Ci siamo cullati in questa modernizzazione e ci siamo fatti sorprendere da un fenomeno come quello delle migrazioni ,dove facciamo molta demagogia. Ma non è colpa del colonialismo quanto sta avvenendo in Africa. E soprattutto bisogna considerare i diritti umani al centro di tutto. In una parola: dobbiamo avere nuovi obiettivi. E l’idea di un’Europa delle due velocità è un grave errore, sono tutte cose che all’Italia non convengono e l’Europa non può spezzettarsi, deve andare insieme. Ma per fare questo ci vuole pazienza. La crisi del 2008 ha danneggiato più noi degli altri perché siamo un Paese più debole, anche per colpa nostra. Sì, ci sono alcuni Paesi capricciosi, ma dobbiamo avere il realismo di andare avanti insieme”.
Un sogno europeo, però, in estrema difficoltà. “Sembrava una volontà che potesse andare avanti all’infinito, ma la costruzione europea è stata una serie di crisi, che sono state però sempre superate, sono state una spinta ad andare avanti. Il modello europeo è ancora valido? Sì, è ancora valido, con Paesi diversi, storie diverse, lingue diverse, che sono in grado di stare insieme. L’Europa è unita nella sua diversità e proprio voi giovani dovete riaffermare ogni volta: io sono un cittadino italiano in Europa”.
Ma l’applauso più fragoroso lo strappa facendo un parallelismo tra il giovane Ferraris e i ragazzi del 2017. “Nel 1947 avevo 19 anni e avevo deciso di fare l’università in Germania. Per ottenere il visto per stare lì 4 mesi ci ho messo 6 mesi. Voi avete la fortuna di poter dire: domani voglio andare in Germania. Quindi, prendete e partite, non solo con 28 euro di Ryanair, ma perché trovate un ambiente favorevole. Poi c’è l’Erasmus, un periodo nel quale dovreste studiare… ma in realtà fate tutto meno che studiare!”.
Chiude, l’ambasciatore, con un invito inequivocabile. “Celebrare i 60 anni dell’Europa vuol dire guardare alla storia, essere compiaciuti del presente e anche guardare al futuro. Come europei abbiamo il dovere dei valori morali, dobbiamo essere un esempio, dobbiamo dimostrare che siamo coloro che hanno maggiore fedeltà a questi principi. Ma sappiate che se i cittadini vogliono difendere le loro libertà devono combattere tutti i giorni. E la libertà è la cosa più importante che l’Europa abbia inventato”.
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