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Ginocchio:
protesi, sport e qualità della vita

Immagine intraoperatoria di grave usura cartilaginea ed artrosi e successivo impianto protesico

Quando l’avanzamento dell’artrosi usura la cartilagine e deforma l’articolazione del ginocchio che perde il regolare scorrimento e funzionamento, provocando dolore, è il caso di affrontare l’intervento di protesi.

Ne parliamo all’Istituto Palmatea di Marina Palmense con il professor Leonardo Osti, specialista in Ortopedia e Traumatologia e Medicina dello Sport.

 

 

Cos’è la protesi del ginocchio?

 

La protesi di ginocchio è un rivestimento metallico per l’articolazione usurata del ginocchio sia al versante del femore che a quello della tibia con uno “spessore” di materiale plastico interposto che ne permette lo scorrimento e funzionalità. È costituita da leghe metalliche con componente principale di titanio, materiali testati biocompatibili. Fra le due superficie metalliche è interposta una componente di un speciale materiale plastico ad elevate resistenza (polietiliene) che facilita lo scorrimento dei capi ossei evitandone l’usura precoce.

Quanto risulta invasivo l’intervento?

 L’invasività è legata alla resezione/scolpitura dell’osso usurato della tibia e del femore che viene asportato per permettere l’impianto di una protesi con superficie lisce come quelle della cartilagine sana. Le tecniche si sono evolute per permettere di ridurre l’incisione e l’aggressione dei tessuti, l’accurato e specifico studio preoperatorio può ulteriormente ridurre l’invasività.

L’impianto di una protesi è un gesto apparentemente semplificato ma che richiede un corretto e completo approccio tecnico per portare ad risultato funzionale biomeccanico soddisfacente.

Occorre infatti, oltre ad eseguire una corretta resezione ossea per un adeguato allineamento dei capi ossei, ottenere un corretto bilanciamento e stabilità dei legamenti che deve essere costante nell’arco della flesso-estensione del ginocchio ed un corretto e congruente tracking/ scorrimento della rotula sul femore.

 Quanto è doloroso il “dopo l’intervento”?

La persistenza di dolore di solito è legato ad un problema che può essere della protesi o del paziente, nella maggior parte dei casi una protesi correttamente impiantata permette dopo alcuni mesi di recuperare la funzione con dolore minimo o assente. Il tempo di recupero e riduzione del dolore varia da paziente a paziente, lo stato infiammatorio e la durata della “sofferenza” preoperatoria di solito allungano il recupero dopo l’intervento.

 Ci sono innovazioni?

 La chirurgia protesica del ginocchio è in continua evoluzione per ridurre l’invasività e quindi le relative complicanze sul paziente oltre all’ottimizzazione e pianificazione del gesto chirurgico. In quest’ultimo ambito sono stati utilizzati il supporto robotico (su cui esistono controversie sull’evidenza scientifica del reale beneficio) e l’evoluzione della pianificazione preoperatoria (con TAC anche tridimensionale) e ricostruzioni che possono permettere un accurato dimensionamento delle componenti (anche custom made/personalizzate).

Qual è la durata di una protesi di ginocchio?

 La durata media è superiore ai 10 anni in oltre il 90-95% dei casi con un corretto impianto da parte del chirurgo ed un corretto utilizzo da parte del paziente e può superare in alcuni casi anche i 20 anni. Si può anche effettuare una revisione della protesi che sarà molto semplice se si è usurato solo il materiale interposto di scorrimento, più complessa ma possibile quando con il tempo la protesi si “scolla” dall’osso.

Si può avere un rigetto da allergia alla protesi?

 In percentuale molto limitata di casi i pazienti possono presentare un’intolleranza ai materiali della protesi per quanto testati e compatibili per tutti gli altri pazienti. Esistono test da eseguire prima dell’intervento che possono verificare questa predisposizione. In questo caso esistono speciali impianti protesici anallergici.

 Esistono rischi per chi si sottopone all’intervento?

 Come ogni intervento maggiore articolare esistono rischi correlati all’intervento (ad esempio sanguinamento post-operatorio, flebiti, infezioni, mobilizzazioni precoci della protesi ed intolleranza alla protesi) ma anche adeguate contromisure (terapie e chirurgia mini-invasiva per ridurre il sanguinamento, terapie anticoagulanti, tecnica chirurgica accurata e pianificata, terapia antibiotica e screening di infezioni latenti del paziente, valutazione preoperatoria di allergia ai metalli della protesi) che possono ridurli grandemente. In questo campo oltre alla conoscenza della tecnica chirurgica è di estrema importanza anche la valutazione complessiva del paziente con l’obiettivo di portarlo all’intervento nelle migliori condizioni generali possibili.

È possibile anche praticare sport con una protesi?

 Sì, è possibile praticare sport anche impegnativi come tennis e corsa che tuttavia sono sconsigliabili perché portano ad un‘usura precoce/accelerata della protesi. In linea generale camminate, trekking leggero, nuoto, bicicletta ed attività simili compreso uno sci per chi ha una buona padronanza della tecnica sono possibili senza creare un’usura accelerata. Sport che implicano cicli ripetuti con carichi importanti o balzi (ad esempio corsa, tennis e calcio) possono essere potenzialmente praticati, ma portano ad un usura/fallimento precoce della protesi e quindi sono sconsigliati.

Il professor Leonardo Osti visita all’Istituto Palmatea di Marina Palmense.

Per info http://www.palmatea.it/

Tel. 0734 53627

info@palmatea.it

 

 

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