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L’insegnamento lasciato da Lucidio Ceci al centro dell’incontro di Aloe Onlus (FOTO)

MONTEGIORGIO - Nel pomeriggio sono stati letti stralci di lettere dello stesso Lucidio Ceci, cui è dedicata una scuola. Stamattina è stata scoperta una targa alla presenza dell'ambasciatore del Bangladesh

di Alessandro Giacopetti

Un pomeriggio dedicato a far capire l’importanza del lavoro svolto da un montegiorgese in un paese lontano e povero come il Bangladesh. Ieri al cineteatro Manzoni di Montegiorgio, l’associazione missionaria Aloe Onlus ha organizzato un convegno intitolato “Lucidio Ceci e i missionari sulla soglia” aperto dall’intervento del sindaco di Montegiorgio, Armando Benedetti, e proseguito con la presentazione e la lettura di alcuni brani delle Lettere a Casa scritte dallo stesso missionario e raccolte in un libro inserito nella collana Quaderni Montegiorgesi, da parte Michela Vita, assessore comunale all’Istruzione.

Moderato da Franco Pignotti, direttore progetti di Aloe Onlus, a pochi giorni dalla Giornata Missionaria Mondiale, l’incontro ha visto gli interventi di Don Mario Moriconi, parroco di Torre San Patrizio, responsabile Vicaria di Montegiorgio, il Padre francescano Pietro Maranesi, Franca Litarru piccola sorella di Gesù, da poco tornata da un lungo periodo in Algeria e Padre Pier Luigi Lupi, missionario in Bangladesh e amico personale di Lucidio Ceci che ha lavorato con lui. Franco Pignotti ha letto una lettera di Lucidio del 28 febbraio 2001, ancora prima del loro primo incontro che risale al 2004. “Per me dovrai lavorare il doppio. Io non sono amato perché ho scandalizzato tutti i santi di Montegiorgio, peggio ancora, li ho costretti a pensare. Dunque sarai obbligato a dimostrare non solo che faccio un lavoro utile ai poveri ma anche che sono d’accordo con Dio”. Questa è la genesi dell’incontro: “Far capire che Lucidio si è occupato solo di scuole, non annunciava Gesù Cristo con la parola ma era un grande missionario – ha detto Franco Pignotti – ecco perché abbiamo messo insieme questi relatori, alcuni dei quali arrivati da Roma”.

Padre Pier Luigi Lupi è stato abituato a chiamarlo con il diminutivo di Lucio: “era capace di creare collegamenti con le persone, con Montegiorgio e i suoi compaesani. Lui si è inserito nella società, divenendo un bengalese, imparando la lingua, vestendosi come loro e facendosi povero. Ad esempio nella sua casa, aveva un piccolo fornello con un pentolone di riso con verdure, nient’altro. Non c’era tempo di cucinare perché lui voleva dare tempo e mezzi ai ragazzi per farli imparare attraverso l’istruzione”. A Lucidio non piaceva il fatto che la scuola bengalese facesse studiare a memoria i libri di testo e che, quindi, i bambini non comprendessero quasi nulla, quindi ha portato metodologie di insegnamento diverse per far usare ai ragazzi la propria testa. Lucidio operava nella zona di confine tra Bangladesh e Myanmar, dove alcuni erano e sono analfabeti, e imparare il bengalese per loro era fondamentale ad esempio per capire i documenti di proprietà della terra che lavoravano.

“Ha anche creato testi alternativi che potessero essere usati in classe attraverso la partecipazione in gruppo alle lezioni. Libri che riguardassero la vita quotidiana – ha spiegato Padre Lupi – così come destinati alla formazione degli insegnanti. Iniziò anche a fare una selezione molto esigente di futuri maestri. Lucidio pensava ad una scuola priva di competizione individuale e concorrenza, svolta in gruppi composti da alunni bravi e meno bravi affinché i primi aiutassero i secondi in un sistema di solidarietà. Importante anche il coinvolgimento dei genitori. Per immergersi ancor più nel paese e integrarsi con la gente, si è anche staccato dal gruppo dei Saveriani, ottenendo anche la doppia cittadinanza: bengalese oltre quella italiana. Oggi alcuni testi, pensati e creati da Lucidio, sono adottati dallo stato nella formazione dei maestri, quindi possiamo dire che la sua opera prosegue”, ha concluso Padre Pier Luigi Lupi.

In serata al teatro Domenico Alaleona la compagnia teatrale Favolare ha portato in scena lo spettacolo Forza Venite Gente.

Sabato 21 ottobre tornerà ad essere ospite di Aloe Padre Mario Bartolini, il missionario passionista che vive da oltre 40 anni nell’Amazzonia del Perù, accanto alle comunità contadine e indigene, delle quali sostiene le lotte e la difesa dell’ambiente anche a rischio della propria libertà e che nel corso del tempo ha anche ricevuto varie minacce di morte. Dal 2010 al 2012, lo stesso Bartolini ha subito un processo insieme ai capi delle comunità indigene per la promozione degli scioperi amazzonici del 2009. Già ospite di Aloe qualche tempo fa, il missionario originario di Roccafluvione (AP) tornerà a testimoniare con il suo carisma e la sua esperienza le condizioni di vita e di lavoro dei contadini dell’Amazzonia peruviana ai quali, anche attraverso una piccola radio locale, cerca di far comprendere i loro diritti.


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