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“I social grande risorsa ma anche grande tranello”: a Fermo prima uscita di Franco Elisei

MEDIA – A Capodarco il nuovo presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche ha partecipato al corso di formazione per giornalisti, organizzato dall'agenzia Redattore Sociale

Franco Elisei e Carla Chiaramoni

di Andrea Braconi

La Comunità di Capodarco di Fermo ha ospitato la prima uscita ufficiale di Franco Elisei, nuovo presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche. All’interno del corso di formazione organizzato dall’agenzia Redattore Sociale, Elisei, introdotto dalla direttrice Carla Chiaramoni, ha scandagliato i principali aspetti della professione, partendo da una riflessione sull’etica del giornalista. “Oggi non è più il cosa si pubblica – ha affermato – ma il come si pubblica che può fare la differenza”.

L’ETICA PROFESSIONALE

“Non solo è ancora possibile un’informazione etica ma è assolutamente necessaria in questo momento. C’è una maggiore sensibilità anche da parte degli operatori dell’informazione, ma è anche cresciuto un altro fenomeno: la consapevolezza dell’utente multimediale dei propri diritti. I due punti si possono incontrare soltanto se c’è un’assunzione di responsabilità da parte nostra.

Una volta la notizia era la notizia, oggi nell’ambito di una responsabilità maggiore e con l’introduzione di carte deontologiche dobbiamo ragionare sulle conseguenze sulla dignità della persona. Non dimentichiamo che le maggiori carte sono nate nei momenti in cui i nostri legislatori cercavano di mettere un bavaglio all’informazione, come nel 1992 durante Mani Pulite”.

LA CRONACA TRA DIRITTO E DOVERE

“Più che diritto di cronaca, io lo vedo come un dovere di cronaca. L’opinione pubblica ha diritto all’informazione e soprattutto ad un’informazione corretta, e proprio per questo l’informazione non è esente da responsabilità nel modo in cui approccia la notizia. Evocando uno slogan, l’informazione etica deve spingersi fin dove possibile e anche lecito.”

QUANTITÀ E QUALITÀ

“Siamo dentro una situazione in cui non possiamo disconoscere che attraverso giornali, web, televisione e radio ci sia anche un aspetto commerciale. Perché anche se noi non scriviamo per vendere, gli editori comunque pubblicano per guadagnare. Una volta era la quantità delle informazioni che potevano dare le dimensioni ad una vita democratica, oggi parliamo di qualità dell’informazione, che ci da il peso di questa partecipazione.”

OVERDOSE E VERIFICHE

“Siamo in pieno, come dice qualcuno, overbooking di informazioni o, come dico io, overdose di informazioni. Il problema sono i tempi di verifica, la molteplicità delle fonti è un vantaggio ma la verifica è oggi ancora più importante. Il pericolo è la notizia senza volto, cioè quella della quale è difficile verificare l’attendibilità. In questo dobbiamo confrontarci con tutto ciò che produce la rete. I social, preziosissime fonti, sono perciò una grande risorsa ma anche un grande tranello.”

IL RAPPORTO CON LA PUBBLICITÀ

La più difficile risposta etica del giornalismo riguarda il rapporto con la pubblicità, ha sottolineato Elisei. “Avevo già sollevato al Consiglio nazionale di rivedere il rapporto tra informazione e pubblicità. C’è spesso la tendenza ad usare lo stesso linguaggio della pubblicità, ma lo scopo della pubblicità è arrivare ad una persuasione; noi non vogliamo arrivare a questo, dobbiamo dare gli strumenti affinché qualcuno possa decidere consapevolmente.”

A GARANZIA DEI LETTORI

“La rete può anche incorrere in un drammatico boomerang e si sta rivedendo la sua attendibilità. Oggi più che mai è richiesta un’informazione corretta intesa come certificata, dobbiamo arrivare a questo. Siamo ad un livello di credibilità che è messo in discussione all’esterno e all’interno. All’esterno perché ci fa perdere forza contrattuale nei confronti dei nostri interlocutori, vale a dire istituzioni e politica. All’interno nei confronti dei nostri editori. Ma solo trovando un’unità di intenti possiamo ricostruire forza contrattuale e autorevolezza. E possiamo farlo, come avviene in campo enogastronomico, arrivando a fornire informazioni certificate, dando una sorta di bollino blu che sia garanzia per i lettori.”

LA SPETTACOLARIZZAZIONE DEL DOLORE

“È un rischio inaccettabile, significa esasperare alcune situazioni per poi arrivare alla reazione emotiva. È molto più facile arrivare alla pancia degli utenti. Ma non mi scandalizzo di fronte a questo: un po’ di spettacolarizzazione indubbiamente è importante in questa fase se serve per attirare molto più l’utente; il problema è il dosaggio, gli equilibri tra i contenuti. Se la cornice valorizza il quadro, ben venga. Ma se lo sovrasta, sminuisce il valore del messaggio. Quindi, attenzione al dosaggio.”

QUALI IMMAGINI

“Ci sono foto che vanno pubblicate perché scuotono le coscienze ed altre assolutamente inutili, che vanno evitate” ha aggiunto il presidente, ricordando il caso dell’uccisione di Aldo Moro e mostrando anche l’immagine di Aylan, il bambino di origini siriane ritrovato morto nel 2015 in una spiaggia turca, il cui utilizzo continua ancora a dividere il mondo dell’informazione.


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