di Paolo Paoletti
foto e video Simone Corazza
Una cerimonia all’insegna della grande forza di una giovane famiglia che, nonostante l’immensa perdita, ha avuto la capacità di trasformare una tragedia in un’occasione di vita per altri bambini. Gli organi di Filippo hanno restituito la speranza a quattro altri piccoli in tutta Italia. I palloncini bianchi lasciati volare in cielo al termine della cerimonia, il ‘grazie a tutti’ gridato fuori dalla chiesa dalla mamma di Filippo seguita dal papà Pedro che ha aggiunto: “Preghiamo per gli altri quattro bambini”.
La città di Fermo ha dato il suo ultimo saluto, questa mattina, al piccolo Filippo, il bimbo di 22 mesi caduto sul telo di copertura di una piscina a Penna San Giovanni e annegato. Giorni di attesa fino ad arrivare alla dichiarazione di morte. Una chiesa gremita, quella di San Domenico, partendo dai familiari, parenti e amici. Oltre a loro c’erano anche tanti bambini compagni della sorellina di Filippo, gli abitanti del quartiere in cui la famiglia vive, il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro e altri rappresentanti dell’amministrazione.
A celebrare il rito funebre il parroco don Michele Rogante. Una figura che ha vissuto con la famiglia tutti i momenti di questa drammatica storia, dall’arrivo all’ospedale di Ancona fino ai giorni in sala di rianimazione e alla dichiarazione di morte del piccolo.
“Credo di non aver mai ricordato un’esperienza simile, per intensità. Questo per dirvi che non è così facile per me essere qui ora, parlare a voi che siete così tanti – ha esordito don Michele – Se vi guardo riconosco dei visi che sono diventati incancellabili nella mia mente e questo un po’ mi rasserena perchè mi sento tra amici e per questo mi sento libero di parlare di Fede, della nostra Fede”. Don Michele si è poi rivolto direttamente alla sorellina di Filippo scherzando: “Non è facile iniziare la messa con lei che mi fa le linguacce”. E ancora: “Quando si ostinava ad insegnarmi a sfilare nel corridoio dell’ospedale e soprattutto quando mi ha detto che i capelli ce li ho anche io, tra l’altro mi ha fatto un disegno con i capelli lunghi e biondi”.
Parroco che ha poi parlato con la mamma e i papà: “Riconosco anche il viso di Laura che con decisione e quasi sgridandomi quando arrivavo in ospedale mi diceva, ‘che fai? Non vai a salutare Pippo?’ e mi faceva entrare senza problemi in uno spazio molto intimo come la sala di rianimazione. Poi riconosco lo sguardo di Pedro, ero intimorito inizialmente in quanto non ci si conosceva, ora riconosco il tuo sguardo e quella parola che hai detto mille volte ‘grazie’. Riconosco anche il volto dei tanti amici, coloro che sono stati sempre presenti ad Ancona con i quali è bello guardarsi e capirsi”.
Parole, quelle di don Michele, che fanno ben capire il clima che si è venuto a creare in quei giorni di attesa e la grande forza di una giovane coppia: “Nelle mie parole non vi dirò una cosa che forse tutti voi aspettate, e cioè la risposta al perchè? Per prima cosa non lo so e poi non è attorno a questa domanda che dobbiamo concentrare le nostre attenzioni. Non ci fermiamo solo nell’essere arrabbiati con il Signore per quanto accaduto, ma diamo uno sguardo a quello stesso Signore che ci dona la vita, che ci guarda come amici, che ci apre le porte della resurrezione. Questo ci insegna la nostra Fede. Possiamo sempre affidarci a lui e possiamo chiedergli la forza per superare questi momenti. Lui ci ama tanto e non ci passa la ‘sola’, non lascia inascoltata la nostra preghiera. Non lo dico perchè sono prete ma perchè questa mia convinzione è stata confermata proprio da Laura e Pedro. Un Signore che se gli lasciamo spazio si fa sentire e si fa presente. Dona la speranza, rafforza la fede, se gli lasciamo spazio ci aiuta a vedere meglio quello che i nostri occhi non riescono a vedere. Che non è finito tutto qui ma stia celebrando semplicemente un funerale, ci stiamo affacciando a una finestra che va molto oltre. La morte non è la fine. Se anche è forte la tristezza del distacco fisico, sbaglieremmo se ci fermassimo solo a essere tristi e questo Pedro e Laura lo stanno sperimentando. Pippo non è finito chissà dove, non è scomparso, è accanto a noi, è solo cambiato il modo. Chiedete alla sorellina, lei sa bene che Pippo sta in cielo perché deve lucidare le stelle, spolverare le nuvole e deve insegnare a Gesù ad andare in moto perché gli piacevano tanto.”
Don Michele che ha concluso: “Non dobbiamo dimenticare che Filippo ci ha lasciato un grande insegnamento. Sperimentando tutti noi la sofferenza ci ha insegnato quanto è inutile la violenza, il dolore generato dell’egoismo dalle critiche, dai commenti dalle interpretazioni e dalle conclusioni alle quali arriviamo con troppa facilità. Attenzione ad essere sempre pronti ad arrivare alle conclusioni. Ci aiuta a ricordare quanto siano stupidi alcuni litigi: la pace e l’amore sono le cose a cui tutti aspiriamo. Questo insegnamento che ci ha voluto lasciare Filippo ce lo ha spiegato lui, è il suo grande miracolo. I miracoli esistono, eccome se esistono”.
Toccante, al termine della cerimonia, l’intervento di un’operatrice dell’ospedale Torrette specializzata nel percorso di vicinanza psicologica alle famiglie: “La vita è difficile lo ha detto Pedro, raccontando la sua storia dal Perù, la mancanza di tutto, il viaggio fino a qui dove ha fatto rinascere la vita. La vita è difficile e richiede tutto lo sforzo intimo personale profondo che obbedisce al nostro cuore. Il cuore sente tutto, sopporta tutto, non si rompe, è qualcosa che resiste, che riparte, che fa rinascere la vita. Grazie per la vostra capacità di donare. Nella forza generativa di due genitori che nel buio profondo di una tragedia riportano alla luce altre vite sta tutto il senso del mistero dell’esistenza. Ricominciare significa adattarsi con le macerie della vita e saper fare qualcosa con quello che resiste. Vi ringrazio di tutto l’amore, l’amore per i vostri figli, per i figli che non sono i vostri, di tutto il vostro amore per la vita”.
Al termine del funerale anche Piazza del Popolo si è fermata, con il feretro del piccolo Filippo che ha attraversato il cuore della città.
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