di Sandro Renzi
Ci si separa di più rispetto al passato ma il numero dei divorzi resta sostanzialmente invariato. I dati sono quelli estrapolati dall’ufficio anagrafe del Comune rivierasco e fanno riferimento alle coppie che hanno scelto di farlo consensualmente, quindi versando un bollettino da 16 euro e partecipando ad un paio di incontri in un mese che hanno come obiettivo quello di certificare che effettivamente la volontà dei coniugi sia quella di separarsi. In sei mesi ed a costi ridottissimi la separazione arriva a compimento.
Se nel 2015 le separazioni sono state solo 2 e nel 2016 sono arrivate a 3, a settembre di quest’anno se ne registravano già 5. Quello che alletta sono ovviamente le spese abbattute rispetto alle più canoniche procedure giudiziali di separazione. Ma ci sono alcune condizioni, oltre l’accordo fra le parti, che debbono sussistere per chiudere un rapporto matrimoniale difronte all’ufficiale di stato civile. L’opzione salta se ci sono figli minori o figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave, oppure figli non economicamente autosufficienti. In tutti questi casi la strada da percorrere è più lunga e non comprende la possibilità di rivolgersi agli uffici comunali. Non ci sono invece grosse differenze numeriche per quanto riguarda i divorzi. Sei nel 2015 a Porto San Giorgio, 5 lo scorso anno e 3 al 30 settembre del 2017. Dalla separazione al divorzio il passo è altrettanto breve e paradossalmente in un anno marito e moglie possono dirsi addio con l’iscrizione del divorzio sull’atto di matrimonio. La legge viene incontro alle coppie anche sul “piano geografico” per così dire. Per rendere più spedite le operazioni i coniugi hanno la possibilità di scegliere tra il comune di residenza di uno di loro o quello dove è stato trascritto o iscritto il matrimonio. E così, alla fine, basta un “accordo” per decretare che in realtà non si è mai andati d’accordo.
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