INDAGINE – Le attività di indagine hanno consentito di acquisire significativi elementi che hanno condotto a ritenere che i due soggetti raggiunti dalla misura cautelare in carcere, attraverso compiacenti “prestanome” e società “cartiere” avevano posto in essere un articolato sistema di frode fiscale, per oltre 45 milioni, mediante un vasto giro di fatture false, trasferendo poi parte delle illecite somme di denaro, per circa 1,7 milioni euro, tramite numerose movimentazioni bancarie, verso paesi extracomunitari, ed in particolare verso la Repubblica Popolare Cinese