servizio di Simone Corazza
Nicola Legrottaglie, allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore della Juventus, è stato il protagonista assoluto, questa sera a Monterubbiano, dell’appuntamento inserito nel programma di eventi per la “Novena” in onore della Madonna di Lourdes, tradizionale pratica religiosa che proprio a Monterubbiano si ripete da oltre un secolo, a ricordo e venerazione di quanto accaduto a Lourdes nel 1858, nella Grotta di Massabielle, con le apparizioni della Vergine Maria alla piccola Bernadette Soubirous.
Legrottaglie, questa sera nella chiesa di Sant’Agostino, ha portato la sua testimonianza di fede ai giovani ma non solo.
Come ha vissuto il passaggio dal calcio di provincia a quello ai massimi livelli?
«Si fanno tappe ed esperienze. E quando si conosce bene il proprio contesto si riesce umilmente a calarsi in un’altra dimensione. Ho avuto persone vicine che mi hanno sempre incoraggiato. Penso a mio padre, alla mia famiglia, che ha un aspetto molto importante. E’ stato l’aspetto più importante della mia vita».
Come ha inciso e incide la fede nel suo lavoro e nella sua quotidianità?
«La fede è un amico di vita, è un’attitudine che si acquisisce quando si riconosce che l’amore di Dio è nella propria vita. E quando uno si sente amato, non ha paura di nulla. E’ una forza che dà la possibilità di affrontare tutte le situazioni come un vincente, non nel senso di vittoria sul campo ma come colui che ha l’attitudine giusta. Questo è il mio più grande successo, ottenuto grazie alla fede in Gesù, il mio mentore».
Come si pone un credente come lei nei confronti del calcio odierno, dove il business è sempre più preponderante?
«Bisogna essere se stessi, rimanere con i propri principi e valori. Non permettere a nessuno di intaccare la nostra identità, le nostre scelte e decisioni. Un mindset da tenere con un focus giusto e continuare un percorso. Per questo si chiama “croce”: il primo combattimento arriva con i nostri pensieri, con noi stessi, con come rapportarci alla vita. La fede dà la giusta attitudine a vedere in maniere diversa gli accadimenti».
Tra calcio e fede, quali sono i suoi consigli ai giovani nell’avvicinarsi e nell’approcciarsi allo sport?
«Noi siamo fatti di corpo, anima e spirito. I ragazzi devono capire da subito che in loro ci sono tre realtà che devono essere alimentate. Non se ne può lasciare una da parte quindi, il prima possibile, devono comprendere come funzionano e come possono funzionare meglio. Ecco quindi che bisogna andare da Colui che ci ha creati, sentiamoci amati da Dio prima di prendere delle decisioni in noi. Senza amore difficilmente cambieremo il nostro modo di essere e le nostre azione non cambieranno fino a quando non si capisce quanto siamo amati».
Come da tradizione, quelli che si vivono in questi giorni a Monterubbiano sono momenti caratterizzati da celebrazioni eucaristiche, confessioni, preghiera ed eventi. Quest’anno nel programma figurano numerosi religiosi tra i quali monsignor Armando Trasarti, vescovo emerito di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, e monsignor Rocco Pennacchio, arcivescovo metropolita della diocesi di Fermo che celebrerà la santa messa domenica 9 febbraio alle ore 11,30. Presenti inoltre don Enrico Brancozzi, don Marco Zengarini, fra Samuele Casali, don Olivio Medori, don Umberto Eleonori e don Cristiano Antonietti.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati