Casina delle Rose in vendita, l’indignazione dei
5 Stelle: città tappezzata di manifesti

FERMO - L'affondo dei 5 Stelle: "Tutti ricorderanno che i cittadini fermani votarono il programma di Calcinaro, che non prevedeva la vendita di questo pezzo del Girfalco, senza sapere che un accordo elettorale con Fratelli d’Italia e Alleanza Nazione era già stato scritto, e l’entrata in Giunta del candidato sindaco Torresi e del consigliere Tramannoni tra le fila della maggioranza l'hanno reso effettivo già dal primo Consiglio Comunale"


“Il 7 novembre 2017 alle ore 10 si terrà l’asta pubblica per la vendita dell’immobile denominato Casina delle Rose e del pezzo del Girfalco che la circonda. Vendita che rappresenta, a nostro avviso, la cancellazione di uno spazio pubblico, di un simbolo storico ma soprattutto della Democrazia a Fermo”. Inizia così l’intervento dei consiglieri comunali pentastellati Marco Mochi e Mirko Temperini a qualche giorni dall’asta per la vendita di uno degli edifici simbolo della città e del suo centro storico. E proprio in queste ore in città sono apparsi manifesti gialli che esprimono tutto il dissenso per l’operazione.

“Con l’avvento dei Comuni, alla nobiltà e alla Chiesa, fino a quel momento dominanti, si aggiunse un nuovo potere, quello democratico ed il Girfalco fu simbolicamente testimone di questo processo storico – spiegano i 5 Stelle – Infatti, oltre allo spazio di proprietà della Chiesa con la Cattedrale e quello della nobiltà con la villa dei conti Vinci anche il popolo conquistò il suo spazio rappresentato dagli spazi di proprietà pubblica, la Casina delle Rose, alla quale i verbali del Consiglio Comunale del 15 giugno 1946 attribuivano il rispetto di questa funzione anche simbolica: ‘uso stagionale dell’arena, inedificabile, per rappresentazioni cinematografiche e trattenimenti in genere, con accesso libero al pubblico’ e destinazione dell’edificio (che inizialmente era di un piano) ‘a caffè, bar, ristorante, luogo di ritrovo e festeggiamenti, concerti musicali, spettacoli cinematografici, pattinaggio ed onesti svaghi e divertimenti’.  Anche le giunte meno preparate culturalmente mantennero sempre la proprietà pubblica anche nel 1957 quando ne modificarono la destinazione in alberghiera.  Dovevamo aspettare la nascita di Calcinaro Paolo, Febi Savino, Nunzi Francesco, Torresi Mauro, Giampieri Mirco, Luciani Ingrid, Ciarrocchi Alessandro, Scarfini Alberto Maria per vedere cancellati simboli, storia e regole democratiche”.

Mochi e Temperini sottolineano: “Se grave è infatti la cancellazione di un simbolo storico e identitario ancor più grave è il mancato rispetto della volontà popolare. Tutti infatti ricorderanno che i cittadini fermani votarono il programma di Calcinaro, che non prevedeva la vendita di questo pezzo del Girfalco, senza sapere che un accordo elettorale con Fratelli d’Italia e Alleanza Nazione era già stato scritto, e l’entrata in Giunta del candidato sindaco Torresi e del consigliere Tramannoni tra le fila della maggioranza l’hanno reso effettivo già dal primo Consiglio Comunale. I cittadini si sono trovati a votare per un Sindaco e a vedere realizzato il programma di un altro. In spregio di qualsiasi regola democratica i fermani si sono trovati governati da un’alleanza ma soprattutto da un programma diverso da quello votato. Una cancellazione della trasparenza e delle regole democratiche che meriterebbe una particolare attenzione da parte dell’autorità prefettizia. A riprova di questa alleanza vi è l’attenzione della giunta al territorio di Marina Palmense che ha portato ai contestati provvedimenti sull’area camper e a quello che ha eliminato i vincoli del ‘piano casa’ che gravavano sulla costa, permettendo l’ampliamento edilizio in zone fino ad allora vincolate. L’alienazione della Casina delle Rose era infatti presente nel solo programma della cordata elettorale Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale.  La Casina delle Rose che doveva restare a disposizione di tutti i cittadini, magari attraverso la realizzazione di uno spazio polifunzionale con un vista ineguagliabile sui Sibillini, dal 7 novembre sarà solo per pochi e a pagamento. Ma questa progressiva cancellazione di simboli e regole democratiche a chi porta vantaggio? Chi ci guadagna?”


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