Da sin. il direttore Av4 Livini e il direttore distretto unico Rea
di Giorgio Fedeli e Andrea Braconi
Punto di primo intervento di Amandola, cercasi medici disperatamente. Non c’è pace per la sanità del comune montano. Dopo la piaga del sisma e le vicende correlate, ora va in crisi anche il settore ‘risorse umane’. No, nessuna protesta o scontri intestini alla sanità fermana. Solo, si fa per dire, una bella gatta da pelare per il direttore dell’Area vasta 4, Licio Livini e del direttore del distretto unico, Vincenzo Rea, che da diversi giorni stanno correndo su e giù per la regione nella speranza di poter sciogliere quanto prima il nodo “medici”. Perché di questo, alla fine dei conti, si tratta, un problema di disponibilità di camici bianchi per coprire integralmente il servizio di ppi. “Abbiamo dei problemi a coprire i turni” ammette Livini. Entra più nel dettaglio Rea che, però, rimarca: “Il problema esiste eccome ma restiamo calmi”. La questione? Il punto di primo intervento di Amandola non è un ‘territoriale’. Morale della favola il servizio viene svolto h24, sette giorni su sette, a differenza degli altri ex ppi, oggi punti di assistenza territoriale che hanno una copertura medico sanitaria più limitata. Con Rea, si diceva, si va nei dettagli: “Non si trovano i medici per coprire tutti i turni. Fino a oggi siamo riusciti, con grandi difficoltà, a garantire il servizio. Ma dal prossimo 14 di maggio la questione si farà davvero complicata. Sul ppi abbiamo registrato il pensionamento di Silenzi e il trasferimento di Massucci. E loro due ci coprivano 70 ore al mese. Mettiamoci pure che la Regione ha aperto gli elenchi delle convenzioni. Ossia molti medici, pur restando nell’ambito della sanità pubblica, hanno iniziato l’attività ambulatoriale. E non dimentichiamoci che più di 38 ore a settimana non possono fare. Non si trovano camici bianchi”. Un quadro assolutamente chiaro nella sua drammaticità e che pesa come un macigno sulla continuità giornaliera del servizio di punto di primo intervento. Anche domani il direttore Livini ha in agenda gli incontri propedeutici a trovare il prima possibile una soluzione al problema. Nella speranza che qualche nuovo camice bianco alzi l’indice alla richiesta di prestare servizio come guardia medica nel centro montano.
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