di Paolo Paoletti
“Sono stato battezzato il giorno dopo la nascita e sono stato portato all’istituto del Sacro Cuore dove lavorava mia nonna. Mi raccontano che la Superiore dell’epoca mi prese, mi sollevò sull’altare e disse solennemente: questo bambino l’offriamo al Signore. Mia madre gridò: no no!!! Suscitando lo stupore dell’altra madre. In famiglia infatti c’era già e c’è ancora un sacerdote, il mio pro zio don Nicola che è qui presente. Sembrava quindi che il tributo alla causa fosse già stato versato, ma la superiore non sapeva certo che alla lunga avrebbe avuto regione”.
Con queste parole, con un po’ d’ironia, il sorriso e la grande gioia di vivere, mons Rocco Pennacchio ha iniziato il suo intervento subito dopo la cerimonia di ordinazione a vescovo. Nel suo intervento ha ringraziato e ricordato tutte quelle figure che hanno avuto un ruolo significativo nel suo percorso fino ad oggi.
“In queste ultime settimane ho sperimentato la grazia di Dio, attraverso le tante persone che quasi più di me erano felici ed orgogliose che un materano venisse consacrato vescovo. Quante preghiere, quanti incoraggiamenti, quanti doni ho ricevuto. L’immaginetta per esempio è un dono del comitato della festa della Madonna della Bruna che mi consente di portare nel cuore l’immagine della nostra mamma carissima. Ieri mi è stata donata una stola realizzata a mano con scampoli derivanti dalla produzione dei salotti, realizzata da tre giovani migranti che grazie alla cooperativa Il Sicomoro stanno riscoprendo la loro dignità attraverso il lavoro. Una certa cultura, ci ricorda il Papa, vorrebbe trasformarli in scarti e loro ci dimostrano che messi nelle loro mani anche gli scarti riprendono vita”.
Mons Pennacchio si è poi rivolto ai fermani: “Carissimi amici della Chiesa di Fermo, sabato si avvicina e cresce la trepidazione. Come dissi il giorno dell’annuncio vi chiedo sin d’ora di accogliermi con semplicità e amicizia perchè anch’io m’inserisca nel bel cammino ecclesiale che già percorrete grazie anche all’azione di Monsignor Conti che salutiamo qui presente e dei suoi predecessori. Vi chiedo di sostenermi con la preghiera perché impari sempre di più a diventare il vostro padre pastore e amico. Insieme testimonieremo la gioia del Vangelo nella terra che il Signore ci ha donato. Vi ringrazio di essere venuti così numerosi nella nostra bella città di Matera, nelle prossime vacanze di Natale un gruppo di giovani e sacerdoti fermani ritorneranno qui per una mini GMG. Sono sicuro che non mancheranno altre occasioni per consolidare in vincolo tra Fermo e Matera che oggi viene sancito ancora più fermamente”.
Nuovo vescovo che ha spiegato: “Dovete sapere, e dico agli amici di Fermo, il motto della città di Matera è Bos lassus firmius figit pedem, ovvero il bue stanco ancora più fermamente s’impunta con il piede. Quindi vengo a Fermo ma qui era più ‘fermamente'”
Poi la conclusione :”Vi ho raccontato la mia vita perché la più grande ricchezza che porto nel cuore sono i volti incontrati in tutti questi anni. Molti sono qui questa sera a partecipare alla mia gioia. Tutti segni di una grazia di Dio che mi accompagna da sempre, da quel giorno in cui venni battezzato e da quando la suora disse ‘lo consacriamo al Signore. Anche tramite voi il Signore mi ha fatto bastare anzi ha sovrabbondato con la sua grazia che oggi fa di me un suo vescovo. Mi affido alla preghiera degli anziani, dagli ammalati. Vi ringrazio tutti e prometto che pregherò per voi per le vostre famiglie e per le vostre necessità. Ringrazio il Santo Padre Francesco che ha avuto fiducia in me ed è il luminoso esempio di pastore che conosce l’odore delle pecore. Le opere di misericordia che il Vangelo ci ha ricordato sono il faro che illuminerà il mio cammino. La Madonna della Bruna, venerata a Fermo come Assunta in cielo e i Santi Patroni ci proteggano, amen”,
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