di Andrea Braconi
Da mesi gira le zone colpite dal terremoto, documentando con scatti e video i suoi incontri con le popolazioni che ancora resistono. Da sempre, più che per la fotografia, Gianfranco Mancini, residente a Montegranaro, ha un’amore viscerale per le persone. Proprio come il suo compianto amico Mario Dondero.
Voci di amministratori e di pastori, di resilienti e di maestri del ciauscolo si incrociano sui suoi profili social. Testimonianze fondamentali da una terra carica di memorie, di racconti e di nuove prospettive.
E proprio nel suo girovagare, grazie all’aiuto di due cittadini di Castelsantangelo sul Nera (Salvatore Piergiovanni e Domenico Marzoli Capocci, quest’ultimo proprietario del Ristorante dell’Erborista di Gualdo e con il quale lo stesso Mancini sta organizzato proprio lì la festa del Primo Maggio), è riuscito a ritornare in uno dei punti più belli di tutta l’area dei Sibillini: quella Castelluccio diventata, purtroppo, simbolo di questa tragedia, un incanto irraggiungibile a causa della devastazione subita dalle strade che la collegano al resto del territorio dei Sibillini, via sul versante umbro che su quello marchigiano.
“Con il prezioso aiuto dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza – racconta – sono arrivato in questo borgo che me per ha sempre avuto un significato speciale. Ma di fatto non esiste più, è un luogo fantasma con case piegate su se stesse. Dove c’era la gioia delle persone, oggi c’è solo un presidio di militari”.
Arrivare non è stato semplice. “Le strade sono totalmente disastrate e capisci la potenza del terremoto in quei momenti, con la terra che si è letteralmente aperta”.
Ma scendendo in quella piana immortalata migliaia di volte dai turisti, Mancini ha respirato un’aria diversa. “É positiva la voglia che si capta quando si è lì, osservando questa meraviglia che comincia ad avere i suoi appezzamenti inquadrati e seminati. Sì, da una parte la vita si è fermata, ma dall’altra continua. Lì sotto percepisci quel senso di sollievo e bellezza che tra un po’ torneremo a respirare tutti. Ci vorrà del tempo, ma noi saremo qui, nella nostra amata Castelluccio”.
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