di Marco Pagliariccio
Trattamenti galvanici in mezzo alle case di Piane? No grazie. Una cinquantina tra residenti e membri del neonato comitato di quartiere si sono presentati ieri sera in Consiglio comunale, dove era previsto il dibattito sull’interrogazione presentata dal gruppo Una Nuova Stagione per Montegiorgio che chiedeva lumi sull’avvio di un’attività di elettrogalvanica nell’ex stabilimento Melania in via Einstein. Un’attività industriale nel cuore del popoloso quartiere lungo la Valtenna ed i cittadini, allarmati dai movimenti di silos e automezzi nelle scorse settimane, si affidano al Comune per fermare l’iter. Da parte sua, il sindaco Michele Ortenzi ha confermato l’attenzione sulla questione, tanto che il comitato si è costituito proprio nel suo ufficio nei giorni scorsi, ma senza fare allarmismi. «Nessuna richiesta di attività produttiva è pervenuta a questo servizio, anche se con i vigili urbani è stato accertato una ditta di elettrogalvanica avrebbe avviato l’iter per le autorizzazioni necessarie – ha detto il primo cittadino – dovranno dimostrare che la loro attività non reca danno alla popolazione e quindi di poter stare vicino ad una zona residenziale come quella. Servono autorizzazioni dalla Provincia e dalla Regione anche se di iter al momento non ce ne sono. Il compito del Comune è di verificare la compatibilità urbanistica e successivamente controllare attraverso l’Arpam una volta avviato l’impianto. Monitoreremo la situazione, ma stiamo anche valutando la possibilità di una variante di destinazione specifica per quel lotto».
È stato Marco Ramadori a farsi portavoce del malessere raccolto tra i cittadini. «Ci sono due livelli distinti ma complementari. Uno è quello tecnico-normativo, l’altro quello politico e della salute pubblica – ha sottolineato il capogruppo di Una Nuova Stagione per Montegiorgio – prendiamo atto delle procedure che già conoscevamo: quella è un’industria insalubre di prima classe, come osserva l’ufficio. Andrebbe messa lontano dalle abitazioni. Siamo in un’area densamente popolata, molto urbanizzata e in cui la localizzazione dell’azienda è sì compatibile urbanisticamente ma è di fatto un’isola in un oceano di residenze. È l’intelligenza delle cose a far ragionare in questo modo. Tutta quell’area andrebbe riqualificata perché lo merita, ci sono parchi giochi, è frequentata. L’incompatibilità è assoluta. Speriamo si faccia una variante specifica per quella porzione, che dovrebbe scomparire per diventare commerciale-direzionale. Il sindaco in quanto responsabile della salute pubblica può vietare l’attivazione dell’attività. Non ripetiamo gli errori del passato, come quello sulla centrale a biomasse, dove poi si dovette rincorrere faticosamente. Il consiglio comunale, a seguito di quell’evento, nel 2014 lanciò la consulta all’ambiente. Solo che poi non venne mai costituita. Serviva proprio per orientare le decisioni in questo ambito. Il benessere ambientale è una caratteristica dei nostri paesi. Se svendiamo anche questo siamo finiti».
Chiuso ufficialmente il consiglio comunale con i due interventi, l’assise si è poi di fatto trasformata in una assemblea pubblica, con il portavoce del comitato di quartiere Luigi Alessandrini a farsi carico di portare le istanze di chi vicino all’attività di trattamento chimico dei metalli ci dovrà, nel caso venisse confermata, vivere giorno dopo giorno. «La problematica ci preoccupa – ha detto Alessandrini – ci siamo riuniti in 150 due giorni fa ed abbiamo sottoscritto un documento. Io non metto il discorso sul piano tecnico. Qui si parla di salute, che è un bene primario, e il Comune la deve tutelare. La galvanica non la vogliamo, anche con tutte le rassicurazioni del mondo. Occorre oggi, stasera bloccare questa attività o mettere in essere gli strumenti perché ciò avvenga. Perché quando si avvierà sarà tardi. È un quartiere con una bella integrazione, si convive bene. Venite giù di pomeriggio a vedere quanti ragazzi giocano insieme. E noi ci mettiamo in mezzo una galvanica?»
Simone Vecchi del Movimento 5 Stelle ha sottolineato anche la possibile presenza di eternit sull’edificio che andrebbe riconvertito. Sulla questione, Ortenzi ha rassicurato affermando che la questione è già monitorata e che si stanno effettuando i controlli del caso.
In apertura di consiglio comunale, c’era poi stata l’approvazione a maggioranza della nuova convenzione per il servizio di segreteria. Fino al 30 giugno 2019 Maria Rosaria Giorgi si dividerà tra Montegiorgio, Amandola e Belmonte Piceno. Critiche sono arrivate dalle opposizioni: «Avere il segretario per 15 ore a settimana in un paese importante per la zona come il nostro e facente parte del cratere del sisma è improponibile», hanno tuonato Una Nuova Stagione per Montegiorgio e Movimento 5 Stelle. «E’ vero, ma è per questo che la convenzione dura fino al prossimo giugno. La segretaria non voleva lasciare Amandola e Belmonte, che andranno a elezioni a primavera, in seguito ridiscuteremo la convenzione cercando di ampliare il monte orario», ha rassicurato Ortenzi.
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