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Centrale biometano, tutti gli interrogativi del comitato

FERMO - La missiva del Comitato: «Fermare la centrale si può. Altrimenti, se vedremo titubanze, dopo l’assemblea pubblica di ieri il prossimo bagno di realtà per l’Amministrazione e gli Uffici Competenti lo si farà in piazza»

«La presenza di oltre 300 persone all’assemblea tenutasi ieri 17 maggio 2024 presso il Centro Sociale San Marco a Fermo, è stata impressionante, segno che la risposta dei cittadini nei confronti del nostro territorio è particolarmente sentita. La grande partecipazione della comunità ha dimostrato che i cittadini vogliono essere informati e contare nelle decisioni che riguardano, nel presente e nel futuro, i grandi nodi di interesse pubblico sotto il profilo ambientale, economico, sanitario e di sviluppo». A parlare è il comitato No Centrale Biometano San Marco a seguito dell’assemblea pubblica di ieri.

«Dal nostro primo comunicato, diramato solo 15 giorni fa – proseguono dall’organizzazione – il Comitato spontaneo è cresciuto in maniera esponenziale giorno dopo giorno. Questo perché le problematiche sollevate sono talmente  allarmanti da aver compattato, oltre che i cittadini, anche operatori economici, imprenditori, sigle sindacali, associazioni e comitati di quartiere di ben 5 Comuni (Fermo, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Monte Urano e da ieri Porto San Giorgio). Si sono mobilitate anche tutte le forze politiche sovracomunali, tanto da aver portato i consiglieri regionali Andrea Putzu e Marco Marinangeli a presentare una mozione sull’argomento al presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Marche, mentre sarà Fabrizio Cesetti a presentare, martedì prossimo, un’interrogazione a risposta immediata.

Si tratta di iniziative politiche bipartisan che sono state molto apprezzate da tutta la cittadinanza. In assemblea pubblica abbiamo mostrato lo stato della documentazione agli atti che ci è stata trasmessa dal Comune di Fermo ed evidenziato tutte le contraddizioni e le profonde lacune di un progetto industriale da 20.000 mq che è stato assentito con semplice Scia in Procedura Abilitativa Semplificata, con 30 giorni di silenzio-assenso, mentre chiaramente necessitava dell’iter della Autorizzazione Unica, che implica ben altri approfondimenti e verifiche. Nei documenti in nostro possesso inviati dal Comune alla Ast e Arpam il 7 maggio scorso (prot. 28874 del 7/5/2024) è chiaramente specificato che “la documentazione in autocertificazione a suo tempo presentata” era “corredata dei necessari elaborati progettuali di cui i nostri Uffici competenti hanno verificato la compatibilità con gli strumenti urbanistici ed edilizi vigenti”».

«Preso atto di tali affermazioni, come Comitato chiediamo e ci aspettiamo una risposta ufficiale sui seguenti punti: quali sono, esattamente, questi “uffici competenti”? Come mai agli atti non c’è un avvio del procedimento in tal senso, nonostante la documentazione sia stata “verificata”? Questa “verifica” è stata “informale” o “formale”? In questo caso, chi è il responsabile del procedimento? Chi si accolla, quindi, la responsabilità del silenzio-assenso? Come mai ancora non ci è stato consegnato il parere o la relazione istruttoria con cui è stata data, a detta del documento di cui sopra, la “conformità urbanistica ed edilizia”? In base a quali criteri la conformità della documentazione è stata verificata mancando agli atti documenti indispensabili per le autocertificazioni necessarie in questo contesto e per questa tipologia di lavori?Oltre all’impianto che si dice ormai assentito in “procedura semplificata”, quale ufficio ha autorizzato in particolare la conformità edilizia, dato che è chiaramente presente negli elaborati la ineluttabile volumetria edilizia della copertura di ben 1.262 mq del compostatore? Dov’è l’atto autorizzativo per questa volumetria ex novo, oltre che per le altre porzioni di manufatti che vanno oltre la soglia dell’irrilevanza per la pubblica incolumità o dell’edilizia libera, per cui la semplice Scia trasmessa per l’impianto semplicemente non è ammissibile per norma di legge? Sussistono le condizioni perché la Scia possa essere sospesa per decidere se sia improcedibile, sussistendo oltre che vizi sostanziali nella documentazione soprattutto l’evidente interesse pubblico, ribadito da tutti anche ieri pubblicamente?»

 

«Ci sono altre domande ancora senza risposta, per le quali chiediamo al sindaco di Fermo e agli “uffici competenti” la massima attenzione – aggiungono dal comitato nel loro comunicato stampa – Perché l’impianto ha, dagli elaborati di progetto, potenzialità ben più grandi rispetto a quelle dichiarate, tanto da meritare un metanodotto dedicato? Perché per tale metanodotto ci risulta essere in corso un procedimento di Autorizzazione Unica, mentre paradossalmente per la centrale che lo alimenterà è bastata la Scia in silenzio-assenso? Chi si prende la responsabilità delle valutazioni ambientali nei confronti dei cittadini prossimi ad un impianto di cui non si conosce la reale dimensione? Se il sindaco, come ha ribadito in assemblea, si fida degli uffici comunali, ma allo stesso tempo dichiara di non poter promettere risultati, noi chiediamo un atto dovuto di responsabilità, maggiore coraggio e risposte chiare e definitive: la priorità è l’interesse privato o l’interesse pubblico? Di questo avviso è stato anche don Vinicio Albanesi, abate parroco di San Marco che, dopo aver chiarito che “questa Valle non si tocca”, con Zoè Monterubbiano – scrivono dal comitato – ha invitato la politica locale e regionale a lavorare da subito per una visione comune finalizzata ad uno sviluppo più sensato, coerente e sostenibile per questo territorio, in un’ottica di valorizzazione turistica ed agricola di eccellenza, in accordo con gli investimenti pubblici in corso sull’asse fluviale del Tenna e sulla vicina costa. Si sono uniti a questo appello al buon senso e alla coerenza con le caratteristiche di questa parte di territorio gli interventi dei sindaci dei comuni limitrofi Massimiliano Ciarpella e Alessio Pignotti, dei consiglieri comunali Sandro Vallasciani e Renzo Interlenghi, del presidente dell’associazione B&B del Fermano Davis Alesi, che ha ribadito gli ingenti investimenti di tanti privati e di player nazionali su questa parte del Fermano, e soprattutto di tanti cittadini unanimi e increduli per queste iniziative sorprendenti, di cui sfugge il senso e che appaiono quanto mai malgestite dal governo locale. Atteso e apprezzato l’intervento di Legambiente Fermo con il presidente Federico Spagnoli che ha sottolineato come laddove la politica non è in grado di definire una programmazione, si creano delle zone d’ombra in cui tutto è permesso. Ringraziamo il sindaco Paolo Calcinaro per aver partecipato di persona all’assemblea di ieri insieme agli assessori di riferimento e ne apprezziamo la buona volontà, ma riteniamo le sue risposte ancora troppo evasive, come evidenziato in diretta dal malumore dei tanti presenti. Ad allarmare sono stati gli esempi citati e non pertinenti alla situazione oggetto di discussione: la discarica, richiamata da Calcinaro come buona pratica, è un bene pubblico definito nel Prg come tale, ma nel caso in oggetto si tratta di dare un goffo via libera in autocertificazione all’intervento di un privato. Altrettanto preoccupante è l’atteggiamento troppo passivo e contraddittorio dell’Amministrazione comunale nei confronti di questi fenomeni, complessi e impattanti, di trasformazione del territorio. Questa parte di città non è isolata dal mondo ma a strettissimo contatto con altre realtà amministrative, e giardino di ingresso per una provincia intera, non solo per Fermo. La nostra fiducia nonostante tutto questo è ancora presente e ci aspettiamo risposte concrete e tempestive, non in settimane o mesi, ma nel giro di pochi giorni. Se, invece, l’Amministrazione e gli uffici comunali di Fermo ritengono che questa valle possa essere una sorta di ‘terra di nessuno’, si sappia che i cittadini sono e resteranno vigili. Fermare la centrale si può. Altrimenti, se vedremo titubanze, dopo l’assemblea pubblica di ieri il prossimo bagno di realtà per l’Amministrazione e gli Uffici Competenti lo si farà in piazza».


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