«Va rilanciato il commercio in centro» Le proposte di Elvezio Serena

FERMO - Elvezio Serena: «Sperimentare subito lo spostamento del mercato del sabato da via Veneto a piazzale Azzolino e Michelangelo»

«Versa in coma irreversibile, da troppi anni, il Mercato settimanale del sabato a Fermo. Una quindicina di bancarelle, quando va bene e non piove, che nonostante tutto resistono ancora in viale Vittorio Veneto. Due ambulanti in piazzale Azzolino, più una ventina al Foro Boario, l’antica Fiera di Fermo. Coraggiosi anche loro, andrebbero premiati tutti. Uno spettacolo indecoroso, soprattutto in via Veneto, con bancarelle intervallate da auto che occupano i posti lasciati liberi da chi ha rinunciato. E con gli operatori dell’Asite che, dopo la chiusura, non riescono a pulire con la spazzolatrice». A parlare è Elvezio Serena che lancia alcune proposte al comune di Fermo per il rilancio del commercio nel centro storico.

«E’ indecente anche il portico di uso pubblico con negozi e uffici, su cui sono intervenuto diversi anni fa, ma nessuno ha finora risolto il problema. Dieci negozi, con soprastanti uffici, che non sono un bel biglietto da visita per chi arriva in città, passeggia, gira al mercato o pernotta all’hotel Astoria. E’ chiaro che una attività attira l’altra, e se in via Veneto ci sono diversi negozi/uffici sfitti e abbandonati, questi non concorrono a movimentare la zona.
Tornando al Mercato, non è facile trovare in altre località della regione una situazione simile, neanche a Servigliano, grazioso borgo della provincia tra i più belli d’Italia che, nonostante i suoi appena 2300 abitanti, il primo e terzo lunedì del mese attira molte bancarelle e diversa gente dalla media Valtenna, e non solo (foto allegata). Ho avuto occasione di visitare recentemente il mercato del sabato a Teramo, non mi è sembrato male. Che fare per il Mercato a Fermo? Anzitutto bisogna fare qualcosa, e subito. Perché è indecente. Ma occorre anche uno studio qualificato di rilancio per tutto il commercio in centro.
Intanto perché non provare a spostare il Mercato di via Veneto in piazzale Azzolino e Michelangelo? Almeno starebbero tutti insieme, dando un senso di continuità. In quella zona ci sono ancora attrattori, in particolare l’Ufficio postale principale e il Tribunale, aperti di sabato.
Per favorire la fruizione e renderlo attrattivo il sottostante parcheggio di piazzale Carducci il sabato mattina può essere parzialmente liberalizzato a disco orario, la perdita è compensabile con la riattivazione dei posti a pagamento di via Veneto. La riapertura del vecchio Mercato coperto, anche se con funzioni diverse, potrà creare ulteriore movimento. In questo modo via Veneto tornerebbe a doppio senso di circolazione, un vantaggio soprattutto per i residenti in centro, ma anche per i pullman turistici che potrebbero scaricare in largo T. C. Onesti. Oggi, infatti, il sabato chi proviene in bus (di linea e turistici) da viale Trento arriva al Terminal “Dondero” e può raggiungere il centro attraverso gli impianti di risalita, ma se arriva un pullman da 50 posti o un due piani da 80 posti, con anziani e disabili? Inoltre si eviterebbe di convogliare auto, per l’uscita città, verso la ripida e angusta discesa di via Sapienza. Per creare una rete commerciale invitante, e far conoscere le potenzialità offerte, si dovrebbe stampare una Cartina con la distribuzione delle varie attività, comprendendo la storica Fiera del Campo Boario, il Mercato di piazzale Azzolino/Michelangelo e il Mercato di piazza Dante. Un tentativo, secondo me, andrebbe fatto, anche perché i tre siti indicati si trovano allineati dallo stesso lato nord della città, serviti dalla linea Porto S. Giorgio-Fermo della STEAT.
Ho parlato con qualche ambulante di via Veneto e di piazzale Azzolino, e mi sembra ci sia disponibilità ad affrontare e risolvere il problema, almeno a migliorare la situazione.
Ci vuole una sperimentazione, per almeno quattro o meglio ancora sei mesi.
Il centro storico di Fermo vive grazie alla cultura e al turismo, ma non basta: il commercio merita una rivalutazione, e subito. Però bisogna crederci, sperimentare e investirci, tutti».


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