di Silvia Remoli
MONTE URANO – Una notte magica quella di ieri sera al parco fluviale Alex Langer, dove la luna piena ha illuminato l’artista che ha chiuso la tre giorni del Bambù Festival, kermesse musicale di successo che ha visto sul palco, oltre a numerosi gruppi spalla (Francesco Mircoli, Dionysian, XGiove, Giordano Della Valle Dj), Caparezza, i Litfiba ed in infine Tommy Emmanuel.
Il chitarrista australiano ha toccato non solo le corde del suo strumento ma anche quelle degli animi dei presenti: capacità fa rima con umiltà e lui le ha dimostrate entrambe, coinvolgendo e ringraziando tutti, dai ragazzi dietro al backstage ai volontari della pro-loco, passando per i giovani musicisti che si sono esibiti prima di lui e per i tecnici audio-luci, sempre ironizzando del suo risicato italiano ma simpaticamente comprensibile.
E’ apparso sul palco puntuale e sorridente, portando la sensazione di essere innamorato di ciò che teneva tra le mani e ricambiando con lo sguardo disteso il consenso che gli giungeva dalla platea: stivali di pelle marrone, jeans strappati ed una immacolata e stirata camicia bianca con le rouches, insomma una sorta di versione elegante dell’avventuroso connazionale Mr.Crocodile Dundee.
Difficile definire il suo stile, proprio perché è unico, personale ed imprevedibile, come la scaletta dei brani, fatta di improvvisazioni, anche coi compagni di palco (tra cui il collega Alberto Lombardi, con lui si è divertito in un estemporaneo ‘botta e risposta’ sulle note di ‘Scuttle Buttin’ di Stevie Ray Vaughn subito dopo una sensazionale ‘Isn’t she lovely’ di Stevie Wonder).
Per un pubblico sensibile come il suo (tra i presenti non solo amanti e cultori del genere, ma anche esperti del settore, tra cui chitarristi affermati, insegnanti e componenti di gruppi collaudati), non sempre è stato facile rimanere incollato alle sedie, specie nei brani rock, gispy, blues, funky, cosi come non è stato semplice ascoltare “Over the rainbow” senza chiudere gli occhi e farsi cullare e catapultare nella fiabesca ambientazione di “Alice in wonderland”, e praticamente impossibile trattenere la commozione durante “I still can’t say goodbye”, dedicata a suo padre e conclusasi con un sincero «I miss you dad!».
Insomma, Tommy Emmanuel ha immerso tutti in un delicato frullatore di emozioni, esperienza difficile da trascrivere a parole, ma sicuramente ricordo indelebile di una serata al cospetto di un professionista, ed ancor prima di un animo gentile e disponibile (generoso per foto ed autografi), modesto (ha detto dei Dionysian, gruppo torinese composto da quattro talentosi giovanissimi che hanno aperto il suo concerto: «Non vedo l’ora di ricambiavi il favore e un indomani sarà io ad aprire il vostro!»), empatico (mentre accordava la chitarra si rivolgeva al pubblico con continue battute: «Vi piacciono i Rolling Stones? Sì, vero? E allora vi suonerò i Beatles!»), poliedrico (ha suonato, cantato, intrattenuto, e si è trasformato in percussionista battendo nocche e pugni sulla lignea cassa di risonanza accarezzando ed accarezzandola con una spazzola da batterista) e perché no, anche buongustaio e goloso, tanto che ha confessato a metà concerto: «Bellissima la vostra terra, sono diventato matto per quel dolce con tanto mascarpone, il tiramisù!» (La sua produzione ci ha poi confermato che ne ha mangiati ben due porzioni piene prima di esibirsi, quindi potremmo dirci ben contenti che il goloso dolce tipico italiano si sia rivelato un integratore efficace seppur insolito!).
I commenti del pubblico: «L’ho sempre seguito ma dal vivo ha una resa mille volte superiore, è in grado di far fare alla chitarra di tutto!» «Il più bel concerto dell’estate: mi sento più ricca d’arte ora»; «Ha dei suoni perfetti, cristallini, a volte sembra che abbia un’arpa tra le braccia»; «Ho avuto più volte la percezione che non fosse uno solo a suonare ma dieci contemporaneamente, sa riempire il palco come una band al completo di tutti gli strumentisti!»; «Un mostro non solo nella melodia, ma anche nella ritmica, un metronomo umano».
La soddisfazione degli organizzatori è tangibile. Vittorio Amoni della Lighthouse Management ci ha visto davvero lungo e bene (è stata lui ad ingaggiare l’artista transoceanico per la serata di ieri, quale parte del format “Rock at the theatre”: prima di Emmanuel ci sono stati Paul Gilbert ed Andrea Braido a Fermo): «Ho avuto il piacere di lavorare con un professionista di una immensa umanità e di una umiltà e che ha tanto da insegnarci, oltre ovviamente alla sua sapienza musicale e all’indiscutibile talento». Intanto Lucia Gallucci, presidente Pro Loco Monte Urano, con un post pubblicato sui social ha rinnovato l’appuntamento al prossimo anno.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati