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Il tavolo dei contrari alla vendita della Casina: «Tornare in consiglio per annullare la delibera di alienazione»

FERMO – Incontro al Caffè Belli del fronte ''no vendita'' della Casina delle Rose, promosso da Demos. Intervenuti il consigliere regionale Fabrizio Cesetti (PD), i capogruppi dell'opposizione Giacobbi (Lega), Fortuna (M5S) e Interlenghi (Fermo Capoluogo), tutti d'accordo per portare in consiglio una proposta di revoca della delibera per far tornare l'immobile al patrimonio indisponibile. Presente anche l'imprenditore Cardinali

di Matteo Malaspina

Un tavolo per ribadire il ”no” alla vendita della Casina delle Rose, che riunisce tutti i soggetti che si sono espressi in maniera contraria alla volontà del sindaco Calcinaro, con lo scopo di concordare forme comuni di operatività e ascoltare tutte le proposte. Ad organizzarlo è stata l’associazione Demos, questa mattina al Caffè Belli, «un’associazione, la nostra, che promuove processi di partecipazione popolare e riteniamo che in questa storia la partecipazione dei cittadini sia stata calpestata» fa notare il presidente nazionale Carlo Di Marco. Demos ha fatto in modo, nei mesi scorsi, che i cittadini si esprimessero sulla questione con un forum, e hanno portato avanti la loro battaglia coinvolgendo un team di esperti e prestando l’attenzione di tutte le forze politiche della città. Forze politiche che, oggi, si sono ritrovate unite intorno a quel tavolo, forti della sospensione del bando in attesa del pronunciamento dell’Agenzia dell’Entrate sulla congruità del valore d’asta.

L’idea che ha trovato il consenso unanime l’ha lanciata Fabrizio Cesetti, consigliere regionale del Partito Democratico. «Da tempo ritengo che la Casina delle Rose sia un elemento identitario, non solo della città di Fermo ma di tutto il territorio. L’unico modo per scongiurare la vendita è il ritorno del bene comune nell’ambito del patrimonio indisponibile della Città di Fermo. Nel 2021 è stato deliberato, senza alcuna motivazione, di inserire la Casina nel piano delle alienazioni e di valorizzazione del patrimonio. Ora bisogna costringere l’amministrazione a tornare in consiglio comunale e a votare una proposta di revoca di quella delibera. In questo modo si riesce a stanare chi è d’accordo o contrario, perché è arrivato il momento che i consiglieri si assumano la propria responsabilità con un voto palese – dice Cesetti – Se non ci si riesce ad annullare la delibera, il passo da fare è quello di coinvolgere il Consiglio Provinciale che può pronunciarsi con un atto visto che l’immobile è identitario di tutta la provincia».

Proposta, quella di tornare in consiglio, accolta dal consigliere della Lega, Lorenzo Giacobbi: «Sappiamo già che troveremo 26 mani alzate che seguiranno l’indicazione del sindaco ma vale la pena provarci. Ma al di là di questo iter, dobbiamo cercare di parlare lo stesso linguaggio della maggioranza e la mia proposta è quella di organizzare una manifestazione».

Pessimismo sulla riuscita di annullare la delibera anche da parte del consigliere Interlenghi, il quale propone di farsi forza della volontà popolare promuovendo una raccolta firme:« Ne dobbiamo raccoglierne tante, per sbattere il faccia all’amministrazione il fatto che una grande parte della cittadinanza è contraria a questa scelta. Ma spero anche la politica intervenga ad alti livelli, non solo a livello locale».

Quello di far uscire la questione dall’ambito comunale è anche l’idea del consigliere 5stelle Fortuna: «La prossima settimana sarò a Bruxelles e porterò la questione della Casina perché voglio che diventi un tema internazionale. Portare avanti questa vendita, ad oggi, è molto difficile perché le menti intorno a questo tavolo danno la possibilità alla città di tutelare questo immobile. Restiamo in contatto».

All’incontro era presente anche Mauro Cardinali che gli scorsi giorni aveva avanzato l’idea di spostare nell’immobile gli uffici della Provincia, pronto a prestare 2 milioni di euro al Comune. L’imprenditore non ha preso la parola, limitandosi ad ascoltare gli interlocutori, così come il presidente della società operaia di Fermo, Fabrizio Concetti, e alcuni cittadini.


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