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Lo sfogo di Del Vecchio:
“Non si deve morire per una rissa né fare processi troppo presto”

PORTO SAN GIORGIO - Il consigliere comunale: "Provo dolore per la morte di un uomo, perché non si dovrebbe mai morire per una stupida rissa; provo dolore perché ad un altro uomo hanno già fatto il processo, prima che venisse visitato e dagli ematomi che ha addosso "
Carlo Del Vecchio

Carlo Del Vecchio

“Adesso basta! Basta con il falso pietismo del Pd, di Alfano e di esponenti del clero che dovrebbero portare pace invece di alzare i toni della polemica, come stanno invece facendo in seguito alla rissa finita tragicamente, tra Amedeo Mancini e Emmanuel. Adesso basta!”. Inizia così lo sfogo di Carlo Del Vecchio consigliere comunale di Forza Italia.
“Basta con gli sbarchi – scrive Del Vecchio –  con questa valanga di povertà che approda in Italia e sulla quale i politici mangiano, grazie ai fondi che arrivano dall’Europa per mantenere gli immigrati, mentre troppi italiani piangono dignitosamente al chiuso delle loro case, disperati perché non arrivano a fine mese, spesso senza lavoro!
Basta col voler fare fondere culture tanto diverse per forza e così rapidamente, quando è evidente che si creano microcomunità di questa o quell’etnia in Italia, alla faccia della fasulla bugia dei comunisti sulla nascita di uno Stato multietnico fondato su una cultura globale, che mai nascerà perché non lo desiderano né gli italiani né gli immigrati. Basta con le frasi forti che si continuano a usare a senso unico sulla morte del giovane nigeriano, perché tante volte sono avvenuti omicidi come quello di Terni, stupri come ad esempio quello in sud Italia, massacri come quello successo alla stazione di Milano, quando una belva colpì un controllore al braccio con un machete, atti di violenza aventi come teatro le nostre Porto San Giorgio e Fermo (ricordiamoci del ragazzo di colore che ha sfasciato mezza Campiglione, lo scorso anno), tutti compiuti da africani e stranieri di varia provenienza, sulla pelle degli italiani, senza che nessuno muovesse una paglia”.

Del Vecchio che aggiunge: “Alfano, Renzi, Mattarella e la Boldrini devono rendersi conto che a creare questo clima di diffidenza e di odio è proprio il comportamento di coloro che ospitiamo e dei politici, entrambe le categorie colpevoli di togliere sicurezza alle nostre città e alle nostre esistenze; devono rendersi conto che è una vergogna che nessuno abbia accolto i resti delle salme trucidate dei nove italiani a Dacca! Provo dolore per la morte di un uomo, perché non si dovrebbe mai morire per una stupida rissa; provo dolore perché ad un altro uomo  hanno già fatto il processo, prima che venisse visitato e dagli ematomi che ha addosso emergesse l’autenticità delle parole di una testimone già minacciata, alla quale rivolgo la mia solidarietà e prima che venissero ascoltati lui e i testimoni dalla polizia, dagli avvocati e dai magistrati e questo mi sembra gravissimo per tutta la società e potrà rappresentare in futuro un precedente pericoloso per la città di Fermo, per l’intera provincia e per tutta la Nostra Splendida Italia!Se volete chiamarmi razzista fatelo, ma non lo sono. Sono fiero di essere di Destra, di vivere nel rispetto di ideali come famiglia, amicizia, meritocrazia, quello si.
Ma non sono razzista, non ce l’ho con nessuno per il colore della sua pelle”.

Del Vecchio aggiunge: “Ho dato la vita a tre figli, ma ne amo quattro: Stefania, Stefano, Cristina e Zaza Ceryl Mbama. Sono padre biologico dei primi tre e adottivo del quarto. Zezè Ceryl era venuto a giocare a calcio a Parma da Duala, in Camerun, e ai tempi del crac della famiglia Tanzi, si trovò in mezzo alla strada; nessuno dei suoi “fratelli” camerunensi gli porse la mano, in quella circostanza, anzi, si impossessarono dei suoi documenti! Io lo accolsi nella mia famiglia e nella squadra calcistica della Sangiorgese e fu naturale per lui iniziare a chiamarmi babbo e per me prendermi cura di lui come un padre deve sempre fare con un figlio. Questo dovrebbero fare i politici che si travestono da paladini del povero straniero: aprire le loro casse, non quelle della nazione, a scapito degli italiani! Oggi Zaza lavora, ha una sua busta paga, una dignità e questo è per me una fonte di gioia prima che un successo mio e suo. Avendo aperto la parentesi calcistica, da ex Presidente di un club di calcio, sono solidale con la curva della Fermana, che non c’era ragione venisse tirata in ballo, parlando di questa vicenda: rispetto per gli ultrà che vivono in modo sano la passione sfrenata per la loro squadra di calcio. Il mio desiderio, di padre, di onesto lavoratore, di politico che ci ha sempre messo tutto il suo impegno, è che si smetta con le menzogne e si arrivi alla verità su questo fatto e alla revisione di parecchie scelte scellerate dei partiti in questo momento(ma ancora per poco) al potere in Italia”!


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