C’è chi, al grido di ‘sicurezza prima di tutto’, si batte per trasferire la sede del liceo classico in un nuovo stabile, più moderno, più funzionale, più sismicamente sicuro, finanziato con i fondi stanziati dal commissario per la ricostruzione. Ma c’è anche chi lotta per far sì che l’Annibal Caro resti lì dov’è, in via Leopardi: c’è la tradizione da rispettare e c’è anche l’indotto commerciale che gli studenti rappresentano per il cuore della città. Certo motivazioni da sbandierare con un’aprioristica e generale messa in sicurezza su cui tutte le parti non possono che concordare. E ora spunta l’indice di vulnerabilità sismica dell’Annibal Caro tanto atteso, reclamato, ipotizzato. Un numero, 0,64 che se da una parte segna una pagina decisiva nella storia recente del liceo, dall’altra non aiuta a fare una scelta, a far propendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra, andarsene o restare?
Quello 0,64 infatti è di poco sopra al livello di agibilità minima pari a 0,6, e dunque non impone l’evacuazione ma è al di sotto dell’indice 1 per le scuole ‘sicure’, equiparate infatti agli edifici strategici. Uno 0,6 come indice minimo in caso di miglioramento sismico che, però, sale a 0,8 se parliamo di adeguamento sismico. Dunque scuola agibile ma non in possesso dell’indice massimo per definirsi scuola sicura. E qui si arriva al bivio: vale la pena mettere mano e soldi sull’edificio storico o conviene trasferire gli umanisti del Classico in una nuova sede? Conviene segnare il passo di una moderna visione urbanistico-scolastica con gli istituti fuori dai centri urbani o è una mossa troppo azzardata in una fase in cui la politica sbandiera ai quattro venti proprio l’importanza e la valorizzazione dei cuori, purtroppo sempre meno pulsanti, delle città e dei borghi?
Non facile la decisione per la Provincia e il Comune che, oltretutto, sentono rimbombare nelle orecchie il ticchettio del conto alla rovescia già partito per l’avvio del nuovo anno scolastico. E giù allora con incontri, riunioni tecniche, confronti con i partitari dell’una e dell’altra posizione, sopralluoghi e censimenti di tutti i locali che potrebbero ospitare qualche classe. E ancora, l’edificio di via Leopardi, chiuso da maggio, a settembre riaprirà in toto, solo in parte, o resterà chiuso? La presidente della Provincia Moira Canigola ha, comunque, più volte manifestato la sua propensione, per usare un eufemismo, a trasferire il Classico e a non mettere mano all’attuale sua sede.
Un nodo gordiano, quello del Classico, che si aggroviglia ancor di più se all’Annibal Caro si aggiungono le risposte attese dagli studenti della scuola media Betti, anche loro in attesa di nuova destinazione (dopo essere stati ospitati nei locali della Provincia). Sono ad oggi senza sede anche le classi del triennio Iti, il Tarantelli di Sant’Elpidio a Mare (su cui l’ipotesi più gettonata è il trasferimento nell’ex scuola regionale calzaturieri) e alcune classi del liceo artistico di Porto San Giorgio (ma qui la strada sembra tutta in discesa).
r.c.f.
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