Si torna a parlare dell’unione tra Fermo e Porto San Giorgio. Alcuni promotori del progetto hanno voluto organizzare un incontro pubblico, oggi alle 18 alla sala Imperatori, per dare vita al dibattito sull’argomento. L’iniziativa è stata introdotta dal giornalista Luciano Sgambetterra che ha anticipato che l’argomento già di per sé «divisivo» sembra aver riscosso interesse da parte di alcuni cittadini. «L’argomento fusione – secondo Sgambetterra – divide e appassiona, ci sono i due cuori della sangiorgesità che si contrappongono a qualsiasi idea».
Obiettivo dell’incontro è dare vita ad un comitato che unisca argomenti di riflessione per la classe politica che avrà il ruolo di verificare se esiste la possibilità di proseguire su questa strada. A spiegare i pro e i contro, Luigi Marangoni, commercialista, revisore contabile ed ex amministratore (è stato assessore ai lavori pubblici con l’amministrazione Brignocchi, ndr) che avrebbe dovuto essere affiancato dall’esperto in materia Roberto Petrucci -promotore di sei unificazioni e già presente anni fa per un incontro simile in Valdaso, ma che però non è potuto essere presente per motivi personali. «La precedente esperienza – ha ricordato Marangoni – partita da Fermo, non trovò accoglimento a Porto San Giorgio, con la stragrande maggioranza di no. Riteniamo che questa riflessione parta oggi, invece, da Porto San Giorgio, sulla base di considerazioni obiettive e incontrovertibili. L’obiettivo è la costituzione di un comitato che approfondisca la questione e proponga alle due amministrazioni di fare valutazioni oggettive».
Il fatto che «le due città vivano in simbiosi – secondo Marangoni – rappresenta un’opportunità per ragioni sanitarie, scolastiche e aggregative per i ragazzi. L’impressione che hanno molti di noi è che queste due città siano già vissute dai cittadini in maniera interconnessa, come se fossero una città unica. Ci sono infatti situazioni che testimoniano l’unità operativa delle due città, come giustizia e sanità, tant’è che non vi sono più risorse per un ospedale efficiente in ogni Comune e quello provinciale è piccolo. La soluzione sarebbe un ospedale avanzato e in posizione strategica». Cosa più importante «due Comuni che si fondono – ha sottolineato Marangoni – ricevono due milioni di euro per 15 anni, ogni anno, senza condizioni. E questa nuova comunità avrebbe queste somme a disposizione. Poi ci sarebbero le economie. Peserebbe il costo del personale ma sarebbe un vantaggio per lo smaltimento dei rifiuti, dato che i costi fissi verrebbero ripartiti su un numero maggiore di utenze». Secondo Marangoni «questo tipo di approccio, porterebbe un beneficio di almeno 3 milioni e mezzo di euro a bilancio, da poter utilizzare per impianti sportivi e strade. Ci sarebbero maggiori opportunità. Diventeremmo una città di 53mila abitanti, sarebbe la prima fusione del sud delle Marche. Con un bacino del genere, sarebbe difficile non concedere risorse. Mentre, pianificare su un territorio ridotto, è più difficile».
L’incontro, a dire la verità, non è stato molto partecipato, a partire dagli amministratori locali di entrambi i Comuni, sia attuali che precedenti, assenti (se si esclude Marangoni, appunto). Favorevoli al progetto, alcuni operatori commerciali ed esponenti della marineria come Riccardo Tarantini che ha voluto portare le istanze dei più giovani che, secondo lui, vivono già le due città come se fossero una unica realtà, giovani che non vedrebbero nessun motivo per non fare questa fusione. Seguendo questa logica, anche la programmazione turistica in fatto di eventi dovrebbe essere unica, anziché sovrapporsi, come spesso accade. Entusiasta il consigliere comunale della Lega di Fermo, Luciano Romanella, anche lui a favore di quella che per il momento rimane un’ipotesi: «Un plauso a chi ha avuto l’idea. I tempi sono cambiati, i campanilismi non esistono più. C’è da considerare la posizione baricentrica di questi territori. Dobbiamo coinvolgere tutti gli addetti ai lavori e – le parole di Romanella – proporre consigli comunali aperti. Dobbiamo essere noi promotori di questa iniziativa. Gli amministratori passano, il territorio no».
Serena Murri
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