Un invito a “crescere nello Spirito Santo, dono di amore che ci allontana dalla paura”. Le parole di Don Michele Rogante, che ha officiato la cerimonia di ieri sera nella chiesa cattedrale, sono rivolte non solo ai priori ma a tutti i contradaioli presenti: “Questa rievocazione – ha ribadito – nasce in un contesto di fede, farne a meno significherebbe impoverire la Cavalcata”.
Un messaggio che passa forte e chiaro, quello di Don Michele, delegato dell’Arcidiocesi al Consiglio di Cernita, affinché tutti si possa “essere capaci di dare spazio allo spirito per essere testimoni di una Cavalcata antica e sempre vera”. Il legame della rievocazione storica fermana con le sue radici religiose è colonna portante della stessa, dimostrato anche dalla scelta di celebrare l’investitura dei Priori e dei Gonfalonieri nel giorno di Pentecoste (nel 2015 si è tenuta durante la veglia di Pentecoste). Tanti i contradaioli arrivati in Duomo per assistere alla cerimonia, tutti corredati di fazzolettone con i colori di contrada annodato al collo.
A coordinare l’investitura il regista Oberdan Cesanelli, nei panni dell’araldo, affiancato dalle cerimoniere, dalle chiarine disposte ai piedi dell’altare, oltre che dal Podestà, il sindaco Calcinaro, e i vice presidenti Leonello Alessandrini e Remo Giacobbi.
Curiosità: secondo la tradizione, il gonfaloniere aveva l’obbligo di esporre il vessillo di contrada fuori dalla sua abitazione, radunare i “cittadini in arme” secondo gli ordini del priore.
A pronunciare il solenne giuramento di fedeltà è stato Maurizio Balacco, priore della contrada Capodarco, vincitrice della corsa al Palio nel 2015, per conto degli altri nove priori, tutti confermati ad eccezione di Samuele Bruni, Torre di Palme, che è stato recentemente nominato e ha quindi ricevuto oltre al medaglione, anche la cappa priorale.
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