Giornali in crisi,
chiude Il Messaggero Marche

EDITORIA - A luglio l'inserto con la cronaca locale del quotidiano romano non esisterà più. I parlamentari marchigiani si schierano al fianco dei giornalisti che non avranno più un lavoro e presenteranno una interrogazione in aula

crisi giornali

 

La crisi dell’editoria cartacea colpisce uno dei quotidiani storici delle Marche: Il Messaggero. Il quotidiano, presente in alcune delle nostre province da oltre 50 anni con l’inserto che contiene le pagine locali chiude la redazione di Ancona. Da luglio la cronaca locale del Messaggero nelle Marche non esisterà più. In difesa dei tanti giornalisti che collaborano con il quotidiano e che si troveranno senza lavoro si schierano i parlamentari marchigiani che presenteremo un’interrogazione in aula per chiedere al Governo un impegno che dia una dignitosa soluzione al problema e nella speranza che i collaboratori vengano sistemati in altre realtà del gruppo Caltagirone, proprietario del quotidiano. «Si chiude nel peggiore dei modi un’altra pagina di informazione in Italia. Il Messaggero abbandona la regione Marche, sopprimendo l’ultima redazione rimasta, quella di Ancona» dicono in una nota i parlamentari Emanuele Lodolini, Piergiorgio Carrescia, Irene Manzi, Luciano Agostini, Silvana Amati, Camilla Fabbri, Marco Marchetti, Alessia Morani, Mario Morgoni, Paolo Petrini, Francesco Verducci. «Dal prossimo mese di luglio oltre 40 giornalisti precari, professionisti che lavorano da anni per questa testata raccontando quotidianamente il territorio, si troveranno senza occupazione –  dice la nota – . Una situazione resa ancora più drammatica dalla tipologia dei loro contratti, vale a dire cococo e cocopro e addirittura partite Iva. A loro va la nostra piena, sentita e incondizionata solidarietà. Solo i redattori infatti verranno ricollocati nelle altre redazioni del centro Italia di proprietà della Caltagirone editore. Ma non i cosiddetti “collaboratori”, che riempiono materialmente le pagine del quotidiano dal lunedì alla domenica compresi». Secondo i parlamentari: «La chiusura della redazione di Ancona contravviene agli accordi ministeriali di crisi sottoscritti dalla Caltagirone editore che non prevedevano altri interventi, come quelli che ora si intendono adottare, sino a al termine del processo di ristrutturazione che è invece ancora in atto – continua la nota -. Ci auguriamo, a prescindere dalle scelte individuali di ciascuno di questi professionisti, che essi possano finalmente trovare “retribuzioni proporzionate alla quantità e qualità del lavoro svolto e in ogni caso sufficienti ad assicurare loro un’esistenza libera e dignitosa”. Sollecitiamo nel contempo l’editore romano ad occuparsi anche di quelli che considera semplici “collaboratori”, rinunciando una volta per tutte al pagamento “a cottimo”, in assoluta antitesi rispetto alla professione giornalistica, che necessita al contrario di garanzie certe e continuità per poter essere svolta al meglio».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti