Come si può non piangere di fronte ad una tragedia cosi grande. E le mie lacrime sono si per il giovane Emmanuel che sopravvissuto agli orrori della Nigeria, alle atrocità della Libia ed alla scommessa di una traversata ha trovato una morte assurda nella nostra città ma sono anche per la sua compagna Chimiary e per il suo immenso dolore e, da Presidente del Consiglio Comunale, per la nostra Fermo.
Si perché con la uccisione di Emmanuel è stata inferta una profonda ferita alla nostra comunità tutta ed alla coscienza di ognuno di noi. Tutti insieme ed individualmente dobbiamo chiederci quanto siamo stati complici più o meno consapevoli di questa situazione. E questo non tanto per colpevolizzarci in modo masochistico o per assolverci con la superficialità dell’indifferenza ma per guardare avanti e far si che questi episodi non debbano più accadere.
Io sono certa che la nostra città non sia dalla parte di chi a ucciso ma credo che debba oggi più che mai interrogarsi a fondo su quelli che sono i valori fondanti della nostra convivenza. La violenza di questo omicidio è una offesa a tutti i quei cittadini che in questi due anni di accoglienza hanno dimostrato disponibilità e apertura verso coloro che dalle molte difficoltà del mondo sono arrivati qui a chiederci aiuto e ospitalità.
Vorrei anche esprimere, a nome del Consiglio Comunale, un profondo rammarico per non aver avuto o creato le giuste occasioni di informazione e sensibilizzazione per chi non ha avuto la fortuna di conoscere le ragioni e le storie di questi ragazzi, arrivati tutti da molto lontano, scappando da violenze, percorrendo inevitabili strade di sfruttamento e corruzione, vittime di trafficanti senza scrupoli.
Troppo spesso, nella nostra presunzione di società avanzata, ci innalziamo a modello di civiltà da esportare e quando accadono episodi come questo ci rendiamo conto di quanto lontana da noi vera civiltà.
Come moglie voglio esprimere il mio dolore e la mia solidarietà a Chimiary perché le è stata tolta la persona con cui ha lottato per trovare un luogo di pace dove poter costruire una famiglia. Chiedo perdono a Chimiary e chiedo a tutte le donne e mogli di questa città di dimostrarle affetto e solidarietà. Come madre esprimo la mia profonda preoccupazione. I nostri figli che non trovano spazio di realizzazione in questo Paese trovano spesso accoglienza e riconoscimento in Europa e nel resto del mondo.
Oggi noi non siamo invece capaci di riconoscere che tutti questi ragazzi che vengono da molto lontano meritano almeno di desiderare lo stesso trattamento che vorremmo per i nostri figli: lavoro, opportunità di integrazione e soprattutto dignità.
Spero di poter mettere a disposizione il Consiglio Comunale per eventuali momenti di riflessione e confronto affinché tutta Fermo possa trarre da questo momento di grande difficoltà uno spunto di crescita umana e culturale impegnandosi a far si che episodi come questi restino solo un brutto ricordo lontani ogni bassa speculazione politica.
Il dolore è di tutti come la solidarietà deve essere una guida per ognuno di noi.
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