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Dalla serie A giocata a quella allenata,
l’obiettivo di Paci si ripete

Massimo Paci

Massimo Paci

 

Ha militato nell’Ascoli, nella Juve, nel Parma, nell’Ancona, nel Lecce, nel Genoa, a Siena, a Brescia, tanto per fare solo alcuni esempi. Calcio a tutti i livelli, fino alla serie A. Un metro e 90, difensore centrale. Un fisico, con i suoi 38 anni, da fare invidia ai ragazzini. L’hobby per la musica suonata e ascoltata, con in testa i Metallica e quella “Like a Rolling Stone” di Dylan in cui ha trovato molti insegnamenti. E una sconfinata passione per l’arte. E’ Massimo Paci, fermano doc che, dopo aver appeso le scarpette coi tacchetti al chiodo, si è lanciato nella carriera da mister. E conclusa l’esperienza con la Civitanovese, ora punta in alto, alla serie A. Non necessariamente quella italiana. Di certo Liga, Premier o Bundesliga non sono da disdegnare. E come Ranieri insegna con il suo Leicester, all’estero i mister italiani vanno forte. Paci non aspetta che gli piova in testa l’occasione della vita. Lui sta studiando, sta frequentando corsi su corsi. E ha già in testa uno stile di allenamento tutto suo che punta sulle gambe, sì, ma deve necessariamente partire da cuore e testa. “Sì, propongo una preparazione atletica nuova. Già da Novara, da calciatore, iniziavo a osservare gli allenatori. Con l’Ascoli ho conosciuto Giampaolo. Mi hanno colpito la sua autorevolezza e il suo sapere. Da allenatore voglio essere come lui. Sono stato allenato anche da gente come Ranieri o Guidolin. Sì Ranieri, sono andato a trovarlo a Leicester subito dopo la vittoria della Premier. Mi ha dato un sacco di consigli e, nonostante il successo, sapete cosa mi ha detto commentando la vittoria del campionato inglese? Che lui non ha fatto niente, hanno fatto tutto i suoi ragazzi con un gran lavoro di gruppo. Un grande insegnamento di umiltà che non posso tralasciare. Sono ambizioso, è vero, ho obiettivi ben precisi, su tutti la serie A. La sognavo da calciatore e ci sono arrivato, ora la voglio da allenatore. Quando voglio una cosa, la raggiungo. E da allenatore sono voluto partire dai Dilettanti perché partire dal basso forma di più. E sto modellando il mio progetto di allenamento: alla base di tutto c’è la squadra, i giocatori devono credere in me e io, ovviamente, devo essere credibile. I ragazzi devono essere ispirati a ogni partita ma anche in allenamento e fuori dal campo. Prima il gruppo poi la tattica. E davanti alle difficoltà poche scuse, zero alibi, testa bassa e lavorare. Questo me l’ha inculcato mio padre che non smetterò mai di ringraziare”. Sì, ok, allenatore. Ma un sogno da mister? “Beh, una finale di Champions. E magari vincerla”. Dal futuro al passato: “Quale è stato l’attaccante che mi ha fatto soffrire di più? Sicuramente Ibrahimovic, è immarcabile. Il più corretto? Giuseppe Rossi. E poi Totti, un grandissimo ma sul campo mi sfotteva. Mi ricordo che durante tutta una partita contro la Roma mi chiese di continuo “quanto guadagni? Mille euro al mese? Vieni a fare il giardiniere da me, te ne do di più”. Chiaro, lo faceva per innervosirmi. Poi siamo diventati amici. In difesa mi sono, però, sempre ispirato a Nesta. Pensate che avevo anche la sua foto in camera. Un rammarico ce l’ho: quel problema alla schiena che mi ha frenato, e non poco”.

Giorgio Fedeli

Massimo Paci e Claudio Ranieri

Massimo Paci e Claudio Ranieri


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