di Nunzia Eleuteri
Un inno alla diversità quello di Vittorio Sgarbi ieri sera in un Teatro dell’Aquila di Fermo colmo di gente arrivata da ogni parte della regione. Come sempre, il critico d’arte riesce a stupire spaziando dalle opere alle riflessioni socio-politiche. Partendo dalla vita di Pierpaolo Pasolini e dalla sua misteriosa fine, Sgarbi ripercorre anche la vita di
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio in un parallelo di opere e vissuto.
Insiste sulla volontà ricercata dai due artisti di confermare la loro diversità come elemento di forza.
Una necessità che si contrappone completamente alla tendenza moderna di omologazione che ci vorrebbe tutti uguali, uomini e donne, eterosessuali ed omosessuali, cristiani e musulmani svilendo la bellezza e la particolarità di essere diversi.
Un punto di vista che Vittorio Sgarbi ha descritto con grande determinazione difendendo Caravaggio prima e Pasolini dopo per essere stati dei “grandi diversi” che grazie a questo hanno segnato la storia.
Con altrettanta determinazione e anche stizza, il professore, non tralascia il rimprovero a coloro che vedono nella rimozione del Crocifisso dai luoghi pubblici la soluzione ai problemi di integrazione. Le culture dei vari Paesi sono diverse e rinnegare questa diversità non è un passo in avanti ma un insulto alla storia e alle radici di ognuno. La diversità nel rispetto e il rispetto delle diversità sono il vero traguardo da raggiungere. In un susseguirsi di immagini, musica e parole, lo spettacolo si è concluso dopo la mezzanotte in un tripudio di applausi per il critico e per un Caravaggio reso contemporaneo più che mai in tutta la sua diversità.
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