Bank story regionale, l’ad di Carifermo:
“Attenzione ai banchieri gelatai”

Maurizio Verdenelli insieme all'ad di Carifermo, Alessandra Vitali Rosati

Maurizio Verdenelli insieme all’ad di Carifermo, Alessandra Vitali Rosati

 

di Maurizio Verdenelli

Quali gusti preferisce?
“Il bianco dello yogurt, il nero del cioccolato fondente e il rosso….”
No, il rosso non lo servo…
“Allora faccia lei: da quando lavora qui?”
Dal 3 maggio!
“Quanti crediti (deteriorati) ha venduto finora oltre a… coni e coppe di gelati?”
Nessuno!
(S’illuminano alle mie spalle gli occhi del circospetto presidente di banca, in fila davanti al carrettino dei gelati: la risposta è giusta).
“Scusi, ora la riconosco: lei è la dottoressa Alessandra Vitali Rosati, nuova AD e Dg di Carifermo, non una gelataia…”
Sono una banchiere che fa al momento la gelataia ma stia molto attento: ci sono molti gelatai/banchieri in giro…
“Lo so. Il sistema è infiltrato. Anche se di personale, causa internet, in banca comincia ad essercene poco”.
Alla Carifermo siamo 381, sono stata due anni in Cda, poi la nomina ai primi di maggio: ai miei dico che nessun canale mediatico può sostituire il bravo consulente che ti sa indirizzare e proteggere. E cerco di mettere tutti nelle condizioni non solo di fare, ma di decidere di fare e bene.
“Intanto lei riparte da 7, in riferimento ai milioni di utili del bilancio che gli ha consegnato il predecessore, Alessandro Cohn per vent’anni alla guida di Carifermo succedendo a Graziano Frenicchi. Una traversata felice nel deserto della globalizzazione quando sembrava che non ci fosse salvezza al di fuori delle necessaria fusione in vista dell’Europa unita e della discesa dei colossi del credito tedeschi”.

Da sn L'ing. Amedeo Grilli, presidente Carifermo Spa; l'avv. Alberto Palma, presidente Fondazione Carifermo; l'imprenditore maceratese Intermesoli e il dottor Alfredo Cesarini, primo presidente di Banca Marche (foto VALENTINO PAOLETTI)

Da sinistra: l’ingegner Amedeo Grilli, presidente Carifermo Spa, l’avv. Alberto Palma,
presidente Fondazione Carifermo, l’imprenditore maceratese Intermesoli e il
dottor Alfredo Cesarini, primo presidente di Banca Marche (foto Valentino Paoletti)

Il presidente di Carifermo, l’ingegnere Amedeo Grilli, si frega le mani come chi ha fatto un affare grande. “Alessandra Vitali Rosati ha lavorato con Citibank ed è stata la responsabile nazionale del Private di Banca Intesa” dice ad Alfredo Cesarini, primo presidente di Banca Marche. “E’ una forza viva: entra in banca alle 7, ne esce alle 19 e più tardi ancora”. Vive per il lavoro il piccolo genio al femminile di Carifermo: un altro caso marchigiano dopo Laura Cioli (Gruppo Rizzoli). Alessandra Vitali Rosati è sangiorgese, laurea all’università di Macerata e poi via: Milano, Roma, Bologna, Londra e ritorno. Sempre senza fermarsi mai, come il piccolo caso a Macerata dimostra. A lungo serve gelati a tutti: dipendenti, clienti, visitatori lasciando inoccupati e trasecolati gli addetti al ‘carrettino’ fatto entrare per l’occasione in filiale.

AD Vitali RosatiAll’inaugurazione della nuova sede Carifermo (leggi l’articolo) nasce su due piedi un improvvisato forum su Banca Marche con ospiti peraltro eccellenti: Alfredo Cesarini, Grilli e l’avvocato Alberto Palma ora presidente della Fondazione dopo aver preso a suo tempo il timone da Giuseppe Todisco Grande alla guida della Spa. “Vi siete pentiti di non essere entrati a suo tempo in Banca Marche?” chiede l’ex presidente ai vertici Carifermo. Palma: “Avremmo fatto la fine del vaso di coccio di manzoniana memoria al confronto delle Casse di Macerata e Pesaro. Potevamo vedercela solo con Jesi”. Un problema di governance, e cioè di poltrone? Grilli: “Assolutamente no. Era l’ultima opzione”. Emergono storie nuove nella complessa bank story marchigiana. Come quella della holding che, subito dopo la nascita di BM, avrebbe visto una cordata di istituti di credito della costa adriatica dall’Abruzzo, a Fermo, passando per Ancona e Pesaro fino a Rimini. “Ed era previsto l’ingresso di Fabriano. Poi Antonio Parisi Presicce, ad di Carifac, disse di no così come aveva dribblato in extremis BM” sottolinea Palma. Cariplo vi impedì di entrare a Fontedamo? “Per nulla: fate quello che volete ci disse Milano”. Una partecipazione, ora targata Banca Intesa, che è rimasta tale nel corso dei decenni: 30% del capitale sociale di Carifermo. Palma rivela: “Siamo rimasti sempre autonomi, anche se nel 2006 Carigenova voleva arrembarci”. L’assalto dei ‘marinai’ liguri alla costa fermana del credito non passò. Il ricordo suscita sollievo nel duo Grilli-Palma. Cesarini, tuttavia, torna all’attacco: “Eppure Peppe (Todisco Grande ndr) e Graziano (Frenicchi, il dg) avevano quasi deciso per l’ingresso in Banca Marche: perché poi no?”. Batti e ribatti, tra il mutismo diplomatico di Grilli e qualche apertura di Palma, emerge che uno dei nodi fu proprio il metodo Cencelli con il quale le due ‘ammiraglie’ si divisero in pratica la nuova superbanca millenaristica nei dichiarati destini, ma durata poco più di vent’anni (e il modo ancor offende, dantescamente, tutti: a cominciare dai clienti s’intende).
Filiale Macerata“La direzione venne affidata a Tommaso Piazzaspessa, direttore del personale di Caripe. Io fui nominato presidente, ma avrei rinunciato senza problemi se me l’avessero chiesto e fosse servito a cementare un’unione ancora più forte e numerosa” ricorda Cesarini accompagnando le parole ad un gesto liberatorio e nonchalance delle mani: Grilli lo guarda un po’ in tralice. Finito il suo mandato, l’ex presidente BM venne cooptato nel Cda della ‘Lodi’. L’intrigo in effetti fu complesso: quasi un infinito conclave rinascimentale portò alla nascita del ‘Titanic’ del credito e finanza marchigiana, forte di una rete di 300 sportelli. Molti partners tuttavia prima del varo scesero rapidamente a terra: Carifermo e Carifac, tra queste. Carisj disse sì sostanzialmente perché potesse così collocare l’elefantiaco centro di Fontedamo costruito per una famiglia infinitamente più numerosa di quello che era al suo tempo la cassa di Jesi, partecipata da Cariplo che a differenza di quello che non fece con Carifermo tentò fino all’ultimo di far saltare la fusione offrendo mille lire di più per azione. “Si parla ora di fondi Usa interessate acquistare quote delle quattro Good Banks. E di utilizzare Fontedamo per un centro servizi unico e quartier generale…” annuncia Cesarini facendo inarcare le ciglia al vertice Carifermo. Alla festa in via Roma non c’è però Cohn, l’uomo della Provvidenza. “Gli dobbiamo molto: appena insediato, ci disse che dovevamo accelerare e rinforzarci continuamente e diversificare: eravamo nella crisi piena del settore calzaturiero” ricorda grato Grilli. E’ stato Cohn in fondo il vero profeta della via regionale al credito che doveva essere il target di Banca Marche, così come l’allora presidente di BM Tonino Pierini disse nel suo intervento nella ricorrenza per il decennale dell’istituto di credito –ad animare la festa a Fontedamo venne ingaggiato Fiorello. La cerimonia per la nuova sede Carifermo, in via Roma, intanto volge al termine: ci si lascia con led promesse di sempre, mai mantenute in precedenza. “Ci si vede a cena e scriviamo un libro bianco sulla storia del credito marchigiano”. Intanto a vergare un capitolo ancora nuovissimo è chiamata Veneto Banca, nel cui gruppo c’è Carifac. L’8 agosto nella splendida Villa Spineda Gasperini Loredan a Venegazzù di Volpedo del Montello (a due passi da Treviso) si tiene l’ennesima assemblea degli azionisti chiamati a nominare il nuovo Cda. Nel frattempo i pieni poteri sono di nuovo nelle mani di Cristiano Carrus: sarà lui, l’uomo indicato della BCE, a guidare la transizione dalla ‘rivoluzione’ di fine maggio (con la presidenza di Stefano Ambrosini) ai nuovi assetti proprietari con l’ingresso del fondo Atlante.


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