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Legalizzazione della cannabis:
“La trasgressione si sposterà sull’eroina”

L'avvocato Giuseppe Bommarito

L’avvocato Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito*

Se ne riparlerà a settembre, quando alla Camera riprenderà la discussione sulla proposta di legge per la legalizzazione della cannabis ad uso ricreativo, sostenuta da oltre duecento deputati di variegata estrazione politica e fortemente strombazzata a destra e a manca a livello mediatico come se fosse la risoluzione di tutti i mali che affliggono il nostro sventurato paese. Nella proposta – come è noto – si prevede che sarà legittimo detenere marijuana fino a quindici grammi in casa e fino a cinque grammi fuori, ed anche coltivare non più di cinque piante di cannabis. Sono inoltre previsti negozi autorizzati a vendere marijuana per scopi ricreativi, nonché una tassazione sul prodotto rapportata a quella in vigore sul tabacco.

Intendiamoci, nulla di nuovo sotto il sole nella proposta in questione: la discussione sulla regolazione legalizzata della coltivazione, del commercio e della vendita della cannabis va infatti avanti in Italia da oltre quaranta anni. Quello che semmai stupisce e sconcerta è il fatto che, per sostenere tale legalizzazione, si adoperino ancora, come se il tempo si fosse fermato, gli stessi argomenti di qualche decennio fa: le norme proibizioniste, nonostante i costi enormi per le attività di polizia, non fermano il consumo di sostanze; il consumo di cannabis, se regolamentato e non problematico, non sarebbe dannoso; il proibizionismo favorisce il mercato illegale gestito dalla criminalità organizzata e porta ad un sovraffollamento delle carceri.
Argomenti non privi di una qualche, seppur minima, validità – bisogna riconoscerlo, come così va riconosciuto che la repressione oggi mostra i suoi limiti, specialmente se fatta per finta e non accompagnata da una seria prevenzione – ma che tuttavia trascurano del tutto un fatto decisivo: il mondo della droga, del consumo, dello spaccio e del traffico di stupefacenti, nel frattempo, e specialmente negli ultimi dieci anni, è profondamente cambiato, a partire dalla caratteristiche della stessa sostanza.

Un sequestro di cannabis nel Maceratese

La cannabis oggi in commercio, coltivata anche con tecniche ogm, ha infatti una concentrazione di principio attivo, il Thc, che raggiunge il quaranta-cinquanta per cento, e a volte supera pure tale soglia elevatissima, una vera bomba che a differenza del passato produce dipendenza, mentre ai tempi degli spinelli provocatori di Pannella e delle marce pacifiste “peace and love” il Thc arrivava al massimo al due-tre per cento. E questa droga così potente viene usata principalmente da adolescenti appena usciti dalle elementari (l’età di avvio alla cannabis, un tempo collocata alle soglie della maggiore età, nell’attualità si pone intorno agli undici-dodici anni), ragazzini con il sistema cerebrale in via di sviluppo e quindi particolarmente esposto, vulnerabile e danneggiabile dalla cannabis, che crea disturbi anche gravi nel modo in cui la persona pensa o si rappresenta la realtà. Esagerazioni, dirà qualcuno. Eppure è proprio il massimo organo in materia, il Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga, struttura tecnica alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a ricordarci quasi tutti i giorni (in palese e schizofrenica contraddizione con le spinte legalizzatrici che vengono dal Parlamento) che l’uso di cannabis può causare diversi e gravi disturbi psicotici: allucinazioni uditive e visive, errata percezione dello spazio e del tempo, formulazione di pensieri distorti, stati di confusione mentale, alterazioni sensoriali e percettive, distacco dalla realtà, casi di schizofrenia, improvvisi attacchi di panico, paranoia con conseguenti comportamenti aggressivi e pericolosi per sé e per gli altri, perdita di motivazione. Il tutto con conseguenze aggiuntive indirette spesso tragiche e facilmente riscontrabili nella cronaca: incidenti stradali, suicidi apparentemente privi di motivazione, malattie psichiatriche precocemente slatentizzate, atti di violenza ingiustificabili, fallimenti scolastici, compromissione di opportunità lavorative.

Benedetto Della Vedova

Benedetto Della Vedova promotore della pdl

Senza considerare – altra novità degli ultimi anni – che il mondo dello spaccio e di pari passo le modalità di consumo sono profondamente cambiati. Non esistono più, infatti, né la “piazza” dello spaccio né lo spacciatore specializzato in una sola sostanza, che, ad esempio, per tutta la sua infame carriera di pusher vende solo ed esclusivamente marijuana e hashish. Oggi si compra via internet, l’offerta di droga è ovunque e gli spacciatori sono tanti piccoli supermarket che sono in grado di vendere al momento qualsiasi sostanza. Essi pertanto si propongono inizialmente con la cannabis e l’ecstasy, ma ben presto offrono ai giovanissimi consumatori altre sostanze che garantiscono maggiori guadagni e maggiore “fidelizzazione”: da qui il fenomeno ormai prevalente del policonsumo di sostanze (e di alcol), veicolato comunque dalla cannabis, che sempre più, illegale o in futuro legalizzata, si presenta come sostanza cosiddetta “apripista”. A questo punto, però, insorgeranno sdegnose le anime candide che tessono le lodi della legalizzazione della cannabis: è proprio tutto questo che noi vogliamo evitare! Nella proposta di legge è infatti previsto che l’acquisto di cannabis sarà fatto solo nei negozi autorizzati, la vendita sarà consentita solo ai maggiorenni e la sostanza avrà precise graduazioni di principio attivo, tali da attenuare al massimo il rischio di conseguenze negative e di psicosi. E la prevenzione che andremo a organizzare con i risparmi fatti sul fronte della repressione riuscirà a dissuadere i minori di diciotto anni dal consumo di cannabis.

Sembra una favoletta deamicisiana, verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere, eppure è proprio quello che si sente e si legge nelle innumerevoli interviste di questi ultimi tempi. Come se già ora non fossero evidenti, per qualunque persona dotata di un minimo di buon senso, alcune prospettive future: 1) se la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis sarà approvata, il mondo giovanile, dai dieci-undici anni in su, interpreterà immancabilmente questo provvedimento come un sostanziale lasciapassare e come la negazione nei fatti dei tanti risvolti negativi sopra descritti (in altri termini, i ragazzi per riempirsi di canne non avranno più bisogno di usare lo strumentale argomento della cannabis terapeutica); 2) vi sarà quindi una forte e sostanziale crescita dei tassi di consumo, anche e soprattutto da parte dei minori di diciotto anni, che sono il vero mercato di riferimento della cannabis (come accaduto, ad esempio, nell’analoga vicenda del gioco d’azzardo legalizzato); 3) accanto al mercato legale, pulito e perfettino, ma destinato solo alle persone adulte, per i ragazzini ed i giovanissimi sorgerà e si allargherà a dismisura il mercato illegale, quello che offrirà una cannabis più forte nel principio attivo, tagliata con chissà cosa e a minor costo. Quanto alla prevenzione che miracolosamente eliminerebbe ogni rischio, viene da chiedersi perché un domani essa riuscirebbe così funzionale ed efficiente, mentre invece oggi viene organizzata in modo stentato ed occasionale, con le istituzioni che si preoccupano solo di sabotare le poche esperienze positive nel settore (si veda il caso clamoroso della Prefettura di Macerata e dello sciagurato affossamento del “Comitato Uniti contro la droga”, creato negli anni scorsi con tanta fatica da tutti gli operatori del settore, Procura della Repubblica compresa, e protagonista di tante battaglie soprattutto nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanili).

spinelloInsomma, è da prevedersi, dall’eventuale legalizzazione della cannabis, una forte espansione del consumo giovanile, ma ciò, almeno ad avviso di chi scrive, solo per qualche anno, perché poi questa sostanza così legalizzata perderà comunque ogni valore trasgressivo per gli adolescenti giovanissimi, come già avvenuto, ad esempio, in diversi stati degli Usa dove la cannabis ricreativa è liberamente in vendita da tempo. Ben presto quindi i ragazzini, per trasgredire, approderanno direttamente all’eroina, ed è noto che negli Usa negli ultimi cinque o sei anni si sta verificando un’epidemia mai vista di mortalità di adolescenti per overdose da eroina o da oppioidi sintetici. Falso è pure l’argomento della legalizzazione della cannabis che taglierà le ali ed i guadagni alla criminalità organizzata. Questa, infatti, si riciclerà nella cannabis di contrabbando e, al contempo, con le azioni di marketing di cui è indubbiamente capace (si pensi a quanto avvenuto negli anni dell’AIDS, quando i trafficanti di morte nel giro di un paio di anni riuscirono a spostare i consumi dall’eroina alla cocaina, che proprio in quell’occasione si trasformò da droga di elite a droga di massa), inizierà a spostare le preferenze dei consumatori verso altre sostanze e quindi ad incrementare il giro già enorme dell’eroina e della cocaina.

D’altra parte, considerando quest’ultimo argomento, ci sarà pure un motivo se i magistrati che sono stati o sono in prima linea contro la criminalità organizzata descrivono i fautori della legalizzazione come “dilettanti di criminologia” allo sbaraglio (così Paolo Borsellino nel 1989, che aggiunse: “… le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino”). Nicola Gratteri, in prima linea contro la ‘ndrangheta, dal canto suo, nell’esprimere la sua più forte contrarietà alla legalizzazione, ha più volte affermato che “…uno Stato democratico non si può permettere il lusso di liberalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini… il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo… la cannabis legale costerebbe tre volte di più di quella reperibile al mercato nero…”. E, per finire, Raffaele Cantone, già magistrato di punta anticamorra ed oggi presidente dell’Anticorruzione, ha aggiunto che “un simile intervento nel contrasto al narcotraffico sposterebbe solo il problema degli appetiti mafiosi… non mi pare proprio che legalizzare le scommesse abbia tagliato le gambe alle mafie sulle scommesse clandestine, semmai ha allargato i loro interessi anche a quelle legali”.

Così come ci sarà un motivo se, salvo rarissime eccezioni, tutti i dirigenti dei Sert e delle comunità terapeutiche, così come tutti i ragazzi in trattamento di recupero e di riabilitazione presso le varie strutture comunitarie, siano anch’essi, forti della loro esperienza diretta sul campo, assolutamente contrari ad ogni ipotesi di legalizzazione della cannabis. Ma il nostro Parlamento, che secondo alcuni è ampiamente popolato da senatori e deputati consumatori di cocaina, riuscirà a comprendere che la legalizzazione arrecherà un colpo pesantissimo, se non mortale, alle speranze ed alle aspettative di tanti dei nostri giovani?

  • Avvocato Giuseppe Bommarito
    Presidente associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”

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