Lucio Matricardi
di Cristina Donati
(foto di Marilena Imbrescia)
Non può definirsi semplicemente un “concerto” quello con cui ieri sera Lucio Matricardi ha intrattenuto il numeroso pubblico nella suggestiva cornice di cortile Bazzani, allestito in modo da sembrare quasi un’oasi sul lungomare sangiorgese. Alla sinistra del grande palco, un maxi schermo su cui sono stati proiettati i piani luminosi di Cristina Lanotte che ha creato immagini usando le mani, polveri colorate e acqua. Alla destra la struttura in cui Serena Petroselli si è esibita nella danza aerea con i tessuti, contribuendo ad un’atmosfera già magica e lasciando spesso con il fiato sospeso.
Un vero show man, Lucio, che sa incantare ed intrattenere. Simpaticissimo nel suo scambio di battute con Stefano Tosoni che ha letto testi dal cd e raccontanto della loro prima collaborazione. Assolutamente in sintonia con gli altri talentuosi musicisti che hanno diviso il palco con lui: la voce di Liuba De Angelis che ha saputo fondersi perfettamente con la sua, i flauti di Tony Felicioli che hanno sottolineato i ritmi quasi sudamericani di alcune canzoni, Fulvio Renzi ed i suoi virtuosismi con viola e violino, Domenico Candelori e le sue vibranti percussioni, l’energia pura alla batteria di Riccardo Andrenacci e Gionni di Clemente, che come detto da Lucio fa magie con qualsiasi cosa abbia corde, quindi chitarra classica, oud, bouzouki e mandolino.
Sullo sfondo Francesco Valeri ha creato un murales dipingendo per tutta la durata dell’esibizione, senza fermarsi un attimo. In realtà non sta fermo nessuno, neppure chi è arrivato presto per essere certo di avere un posto a sedere: è impossibile non ballare seppur dalla propria poltrona. Il pubblico visto da dietro sembra quasi un’onda che si muove al ritmo della musica, che spazia dal ritmo brasiliano al folk, dal jazz alla musica popolare, unita alla tradizione cantautorale italiana. Testi a volte socialmente impegnati (come “Altri figli di questo mare” con cui si apre il concerto restando subito incantati dal flauto di Tony Felicioli), a volte intimi e personali (“Cielo di marmo e di vetro”, l’attesa che arrivi la persona di cui si è innamorati), interpretati sempre con la palpabile intenzione di trasmettere a chi ascolta la sensazione vissuta nel momento in cui la canzone è nata, quasi ad emanare l’emozione vissuta. Le parole si fondono perfettamente con la musica, a testimonianza dela grande empatia tra gli artisti insieme sul palco: ritmo gitano per “La zingara”, romanticissima “A chi appartengo” e ritorno alla realtà, via le lacrime per “Occhi di lampone” che viene scelta anche per l’acclamatissimo bis.
Quel che è certo che ognuno è uscito dal cancello con un’emozione diversa, un pensiero su cui riflettere che inevitabilmente una serata così suscita. E magari con un nuovo “sogno protetto” nel cuore.
Per chi volesse seguire Lucio, queste le sue date fino a fine agosto: 25 a Petritoli, 26 a Capodarco e 27 a Servigliano.
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