di Paolo Paoletti
Il grande giorno è arrivato. Da settimane, di pari passo alla Cavalcata dell’Assunta, Oberdan Cesanelli ha preparato ogni dettaglio di Asino chi non legge, la maratona di lettura protagonista questo fine settimana, a Rivafiorita di Porto San Giorgio e allo chalet Barracuda, che vedrà impegnate oltre 150 persone. Un evento che è riuscito a creare un ponte tra territorio fermano ed Argentina e che, nel corso degli anni, è diventato un caposaldo dell’estate sangiorgese con tanto di versione invernale. Dietro a tutto questo c’è l’attore e regista Oberdan Cesanelli che, terminata la Cavalcata con un record di presenze, si rimette subito in gioco. Vacanze? No grazie!
Partiamo dalla Cavalcata, più 20 per cento di presenze nel giorno nella corsa al Palio. Una crescita che ha interessato anche le altre serate, soddisfatto?
Molto soddisfatto, abbiamo registrato un incremento in tutte le manifestazioni, incluso il corteo in notturna della Cavalcata del 14 agosto. Non ricordo di aver mai visto in passato, anche via Mazzini, la strada che sale verso il duomo, strapiena di gente. Hostarie strapiene, insomma, sotto l’aspetto presenze credo che sia stata un’edizione record.
In questi anni è aumentato il coinvolgimento dei ragazzi o sbaglio?
Rispetto alle edizioni di qualche anno fa c’è una grande partecipazione di giovani. Questo è dovuto anche ad un lavoro che stiamo portando avanti nelle scuole, seppur iniziato solo quest’anno. Riguarda le primarie e anche quelle dell’infanzia. Speriamo che questo percorso in futuro porti ad un’ancora maggiore partecipazione delle nuovissime generazioni.
Si tratta di costruire una cultura del Palio fermano?
Il Gallo d’Oro in questo è un evento emblematico. La meglio gioventù fermana che si sfida a colpi di tamburo. I ragazzi coinvolti sono tanti, dieci contrade che hanno partecipato significa un numero importante di ragazzi. E’ la manifestazione simbolo della partecipazione dei giovani. Poi c’è stato il flashmob in piazza. Tutto nato e realizzato spontaneamente. Si è seminato bene e c’è ricambio generazionale
A questo punto non resta che lavorare per la prossima edizione. Portato a casa il traguardo del coinvolgimento dei giovani qual è la sfida?
Cercare di migliorare ancora di più l’aspetto del corteo e il lavoro che stiamo portando avanti con i costumi, grazie alla collaborazione anche con il mondo dell’università e delle contrade. Con i cerimonieri di contrada e quelli della cernita cerchiamo sempre più di approfondire tutto l’aspetto relativo al rigore storico, con l’attenuante che siamo di fronte ad un corteo che ha oltre 1300 figuranti e la cosa che sfugge c’è e ci sarà sempre. L’idea è quella di cambiare atteggiamento e mentalità per quanto riguarda il modo in cui vengono indossati i vestiti. Non più un abito messo all’ultimo minuto, ma una ricerca delle figure e delle persone, veri e propri ruoli. Più consapevolezza da parte di chi indossa un abito.
E qui viene fuori l’Oberdan attore, quanto della tua formazione porti nel lavoro di regista e di organizzatore di manifestazioni come Asino chi non Legge?
L’attore deve avere la consapevolezza di fare qualcosa per un pubblico. C’è questa impostazione. Si partecipa alla Cavalcata per amore della città, della contrada, ma c’è anche quella consapevolezza della presenza di un pubblico che guarda. Questo poi ricade in Asino chi non legge. Non una semplice passerella di lettori: c’è chi è accompagnato dalla musica, altri dal ballo, gli sbandieratori della Cavalcata leggeranno il Gabbiano di Jonathan Livingston mentre si esibiranno con le bandiere insieme a Sonia Trocchianesi. C’è la consapevolezza che si legge certo per il piacere di farlo, ma c’è qualcuno che ascolta.
Pronti per iniziare con questa edizione di Asino chi non legge?
Assolutamente. Un evento possibile grazie all’amministrazione sangiorgese con gli assessorati al Turismo e Cultura e con il preziosissimo supporto della Compagnia delle Rane. Alle 6 del mattino di domani, domenica, lasceremo la postazione di Rivafiorita per fare colazione con le paste del bar Mirò per poi spostarci allo chalet Barracuda e leggere ‘on the beach’ fino alle due del pomeriggio. Ci sarà anche una singolare caccia al lettore. Il primo che riesce a trovare in spiaggia una persona che verrà a leggere vincerà un libro. Poi torneremo a Rivafiorita per arrivare fino a domenica notte, con il collegamento con Bahia Blanca in Argentina, che organizzerà ad ottobre la terza edizione internazionale di Asino e, da quello che so, anche altre città argentine vorrebbero aggiungersi.
E’ stato scelto come tema il mare, perchè?
Lo scelgo io sulla base di suggerimenti, sollecitazioni. Un tema troppo difficile rischia di non portare coinvolgimento, scegliendone uno troppo facile ti dicono che è stata una scelta semplice. Il mare mette d’accordo tutti ed ha una letteratura quanto mai variegata: da Moby Dick a Erri De Luca e Stefano Benni, fino alle fiabe tradizionali e via dicendo. Solo brani editi.
Edizione dopo edizione, ti sei accorto se la scelta delle letture fosse influenzata dall’attualità, dal clima sociale e culturale che si respira in quel particolare periodo?
Quest’anno molte letture sono sul tema dell’immigrazione. Graziano Ferroni leggerà l’Orda di Gian Antonio Stella, si raccontano le trasferte dei nostri antenati in mare. Ce ne sono più di una di letture di questo tipo. L’ultima la farò io, con la Compagnia delle Rane, e parla di una tragedia avvenuta in mare nella prima ondata di migrazione dall’Albania.
Perchè questa scelta?
E’ un tema che mi è caro perchè ho scoperto poco tempo fa delle lettere del fratello di mio nonno, Adolfo Cesanelli, che fu costretto, nel 1913, a partire in nave per gli Stati Uniti. Morì nel 1915 in un’acciaieria per un colpo di calore. Il 4 settembre con Giampaolo Valentini, a Morrovalle, leggeremo parte delle lettere di questo nostro antenato comune di cui nessuno dei due conoscevamo l’esistenza.
Chiuso Asino chi non legge, si va in vacanza?
No, nuove esperienze mi attendono con un nuovo gruppo di persone: Lagrù ragazzi, quindi ancora teatro, laboratori scuola di teatro. Niente vacanza.
Insegnare oggi teatro cosa significa?
Gioco di cooperazione, il primo insegnamento è quello di lavorare insieme per un obiettivo comune. No alla competizione. Insieme a Stefano Leva, con cui collaboro, il nostro obiettivo è far pensare questi ragazzi con la loro testa, no all’omologazione, ognuno ha qualcosa di diverso da dare, delle peculiarità che deve tirar fuori. Noi aiutiamo in questo: chi fa teatro ha voglia di essere diverso.
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