“Nessuno tocchi l’ospedale di Amandola”, “portare via i letti significa farlo morire”, e ancora “qui non entra nessuno”, “basta umiliazioni per gli amandolesi”. Si è detto di tutto e di più contro l’Asur che martedì ha provato a sgomberare il nosocomio di Amandola e a trasferire le attrezzature a Fermo (leggi l’articolo). Parole pesanti quelle pronunciate dal primo cittadino Adolfo Marinangeli in testa a un gruppo di cittadini con tanto di mobilitazione e comitato ad hoc al seguito. Poi, però, mercoledì è arrivata la riunione dal prefetto. E i toni del sindaco si sono ridimensionati. A quella riunione, oltre al prefetto Di Lullo e allo stesso Marinangeli, hanno preso parte anche l’assessore regionale Fabrizio Cesetti, il direttore sanitario Asur, Alessandro Marini e quello dell’Area Vasta 4 Licio Livini. E proprio con lui si fa il punto della situazione, non senza qualche velata critica all’operato del sindaco: “Sì, confermo di aver partecipato a quella riunione. Oggi lo scenario è ben diverso rispetto ai giorni scorsi. Vedo sicuramente più collaborazione tra istituzioni. Si sono raffreddati gli animi. La politica è più cosciente. Conta il dialogo per soluzioni condivise. Il mio mandato mi impone di governare una rete territoriale sanitaria. Ovviamente ora l’attenzione è concentrata sul punto di Amandola ma non posso tralasciare tutto il resto del territorio. Il sisma ci ha creato delle criticità sia organizzative che gestionali. Ma penso che tutti abbiamo fato un buon lavoro mettendo subito in sicurezza i pazienti, tutti riallocati: 25 ricoverati al reparto medicina di Fermo (oggi, con le dimissioni, ne restano in ospedale 19) e 11 della rsa all’Inrca, e garantito una continuità assistenziale. Forse non tutti sanno che alle 12 di quel 24 agosto abbiamo riunito una nostra unità di crisi per stabilire precisi percorsi. Da lì sono partite varie verifiche che dovremo effettuare anche da qui a breve, per la tipologia dei danni e la tenuta strutturale dell’edificio”. Dunque? “Gran parte dell’ospedale di Amandola è inagibile. Il resto o è a posto o ci sono piccole lesioni. Abbiamo già incaricato una ditta di sistemare quelle piccole lesioni e credo che al massimo entro 20 giorni saranno sanate”.
Andiamo al sodo, cosa funziona e cosa no: “Il punto di primo intervento, la Potes, radiologia, i prelievi, la veterinaria, la guardia medica, le vaccinazioni e la zona donazioni Avis funzionano. Abbiamo dei dubbi sugli ambulatori, sulla dialisi, sull’endoscopia e sugli spazi amministrativi, il piano terra. Lì servono dei lavori. Tutto il resto ha subito grosse lesioni con lo stabile compromesso. Non so dirvi quanto tempo impiegheremo per sistemare tutto anche perché servono degli approfondimenti tecnici. A quel punto si passerà a un progetto di recupero. E poi si vocifera anche che la procura di Ascoli sta acquisendo informazioni sull’edificio. Se ci sono delle indagini potrebbe scattare anche il sequestro. Abbiamo comunque trasferito tutte le degenze: medicina e chirurgia al Murri, le rsa all’Inrca. Certo, è una soluzione provvisoria che però ci impone il recupero di materiali. Abbiamo la necessità di trasferire attrezzature e mobilio a Fermo proprio per seguire i pazienti provenienti da Amandola. Mi serve la strumentazione. E sul recupero dobbiamo agire al più presto”.
Ma nel mezzo c’è Marinangeli che dovrebbe firmare un’ordinanza in cui dichiara inagibile l’ospedale e forse anche chiedere all’Asur di recuperare i materiali, un bel colpo per chi fino a oggi si è opposto con ogni mezzo allo sgombero. E qui si ritorna alla riunione dal prefetto. “Marinangeli ha capito, è tornato a fare il sindaco. Il trasferimento non significa certo un depotenziamento dell’ospedale. Su questo anche la Regione è stata chiara – aggiunge il direttore Av4 – serve solo per garantire i servizi agli amandolesi a Fermo. L’ospedale di Amandola non si tocca, anzi vogliamo riportarvi tutti i servizi il prima possibile”. Beh, tutti sulla stessa linea, più o meno. E allora tutti quegli attriti con l’Asur arrivata con i furgoni e il sindaco Marinangeli a barricarsi per evitare “l’assalto alla diligenza”? Incomprensioni? Mancanza di dialogo tra istituzioni o altro? “Noi abbiamo delle regole ben precise. Subito dopo la riunione della nostra unità di crisi, alle 12 del 24 agosto, abbiamo provveduto a comunicare tutte le operazioni programmate alle istituzioni, il sindaco è stato il primo a essere informato. Forse qualcuno, preso dall’emotività, può aver non letto o letto male. Ma alle falsità non ci sto. I letti non si toccano? Mi sembra una presa di posizione diciamo emotiva. In questi casi le istituzioni devono essere lucide e magari dei messaggi più distensivi alla popolazione non avrebbero fatto male. Se ho avuto contatti diretti con Marinangeli? L’ho chiamato ieri per esprimergli la mia vicinanza. Comunque credo che entro il fine settimana avremo la possibilità di chiarire” giusto gli stessi tempi entro cui dovrebbe arrivare quell’ordinanza: “A me quell’ordinanza di non agibilità della struttura serve. Io ho l’obbligo anche di tutelare i beni Asur, attrezzature, mobilio, farmaci, derrate. Parliamo di farmaci per circa 200 mila euro, un milione di attrezzature, una sessantina di letti per un valore totale di 80 mila euro e circa 100 mila euro di mobilio”. Ma allora martedì scorso, quando sono arrivati a Amandola, i mezzi Asur con quali pezze di appoggio si sono mossi? “Si opera in emergenza. E poi sia chiaro che avevamo i verbali dei vigili del fuoco e dei tecnici”.
“Abbiamo anche affrontato con i sindacati, che ho trovato molto disponibili e collaborativi, la questione trasferimento del personale. Hanno accettato senza se e senza ma le decisioni. Ora siamo in mobilità per urgenza. Ma da qui a un mese la loro posizione va regolarizzata”. Dei 119 operatori, tra medici, infermieri, sanitari e amministrativi, a Amandola ne sono rimasti in 20. Gli altri sono a Fermo. “Ma con la riattivazione di svariati servizi – continua Livini – circa la metà di essi tornerà a Amandola. Per quelli più in difficoltà cercherò di individuare una sede di lavoro più vicina (ovvero, Montegiorgio). Mi sono già mosso con la società di trasporti per delle agevolazioni sui biglietti”,
Altre strutture in crisi: “Abbiamo delle lesioni minime a Montegiorgio. In quel caso abbiamo trasferito un paio di ambulatori a Fermo. Le attività ambulatoriali di Amandola, invece, sono state spostate in vari presidi tra Fermo, Porto San Giorgio, Montegiorgio e Petritoli. Ma abbiamo avvisato i prenotati che giorni e orari restano invariati”.
Parentesi antisismica generale sulle strutture sanitarie del Fermano. C’è da preoccuparsi o da stare sereni? Ci sono le certificazioni? “Abbiamo dato incarico a un esperto, entro i termini stabiliti dalla norma (ossia la scorsa primavera) di redigere uno studio complessivo. Sì, e vero, siamo un po’ indietro ma abbiamo avviato il percorso”.
Giorgio Fedeli
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati