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“Sovranità popolare a rischio”,
le ragioni del No al referendum costituzionale

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di Alessandro Giacopetti

“Non è una lotta partitica né personale, ma un manipolo di persone che si fonda sul trasformismo non può mettere mano alla Costituzione della Repubblica Italiana dopo aver fatto danni in altri settori come la scuola o la legge elettorale. Noi puntiamo ad informare la cittadinanza”. Così Luca Leoni ha introdotto le ragioni per le quali votare No, che sono state schematizzate e riassunte in una conferenza stampa organizzata dal Comitato del No del Fermano, svolta presso l’Hotel Astoria.
Dopo di lui Otello Lupacchini, magistrato e saggista ha chiarito che si tratterà di un referendum oppositivo perché ci si oppone ad una riforma non prodotta attraverso un accordo tra coloro che dovrebbero rappresentare il popolo. “Il referendum arriva senza un accordo tra rappresentanti del popolo che raggiunga i due terzi del parlamento. Se questo è il luogo della sovranità popolare la situazione attuale è di una gravità estrema vista la sentenza numero 1 del 2014. Il riferimento di Lupacchini è al pronunciamento della Corte Costituzionale in cui si dice che “la norma è illegittima perché stravolge il principio di rappresentanza di cui all’Articolo 1 della Costituzione sulla sovranità popolare. Il primo punto è la riappropriazione della sovranità da parte del popolo – ha affermato il magistrato e saggista – secondo cui democrazia significa amministrazione della polis”.
“Io sono un elettore del Partito Democratico – ha esordito David Grieco, regista, sceneggiatore e scrittore ma anche nipote di Ruggero, fondatore del PCI e Costituente – ma voterò No ad un referendum di cui, tra l’altro, non sappiamo ancora la data. Sento molto pronunciare la parola semplificazione ma poco la parola democrazia”. Secondo Grieco, al premier Matteo Renzi, che oltre ad essere Presidente del Consiglio è anche segretario del suo partito, sfugge la gravità della situazione italiana, che lo stesso Grieco definisce schizofrenica e causante un problema di democrazia interna nel PD. “Anche se la maggioranza degli elettori sta capendo poco di cosa si parla, il referendum sta spaccando l’elettorato”, aggiunge.
lupacchini-de-lucia “La sovranità non appartiene più al popolo ma a Matteo Renzi – esordisce Michele De Lucia politico, scrittore e giornalista, per anni tesoriere del Radicali Italiani – cui a volte capita di avere idee che lui stesso non condivide”. Dopo aver citato alcuni virgolettati dal significato contrastante riportati sulla stampa, De Lucia afferma che “Renzi ha trasformato questo referendum in un referendum su di sé, vittima della sbornia derivante dal 40% dei consensi preso alle ultime elezioni Europee: ma quello è il 40% di un 50% del censo elettorale. I cittadini valutino il merito della riforma, non gli slogan, contenenti argomenti banali e vuoti. Se l’elettore non capisce cosa c’è scritto nella riforma significa che la riforma è scritta male e non che chi la legge ha competenze limitate. Per capire, a volte – ha concluso De Lucia – basta una semplice analisi logica del testo”.
Le conclusioni sono state affidate all’ex sindaco ed ex consigliere provinciale di Fermo, Saturnino Di Ruscio, che ha confermato come il comitato nasca con l’intento di informare l’elettorato, per questo sono stati organizzati incontri e ci saranno altre iniziative. Una modifica voluta dai poteri forti, come la JP Morgan, secondo Di Ruscio che ha proseguito precisando come la Costituzione verrebbe modificata da un parlamento illegittimo, eletto con una legge dichiarata incostituzionale dalla già citata sentenza della Corte Costituzionale.


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