La sanità montana dopo il terremoto, i timori del comitato a difesa dell’ospedale di Amandola

SIBILLINI - Il Comitato esprime dubbi sulla scelta di spostare la Residenza Sanitaria Assistenziale da Amandola a Montegranaro: "In molti si chiedono perché non si sia optato per l’utilizzo della nuovissima Residenza Sanitaria accreditata dalla Regione Marche nella vicina Comunanza"

 

Amandola ospedale 2

“La non facile situazione, creatasi dopo la violenta scossa sismica del 24 agosto, induce a riflettere sullo stato di difficoltà in cui oggi versano i servizi sanitari dell’Unione Montana dei Sibillini.  Superata la concitazione delle prime ore ci si trova a ragionare e a discutere in particolare su quell’atto di fede che il Sindaco di Amandola ha chiesto ai numerosi cittadini dei Sibillini intervenuti il 31 agosto alla manifestazione pubblica pro Ospedale terremotato.  L’avere fede nelle promesse che tutto tornerà come prima ha entusiasmato il primo cittadino Amandolese tanto da fargli dimenticare che intorno a lui erano schierati tutti i sindaci dell’Unione, presenti in massa e fortemente delusi dalla scarsa considerazione loro prestata”. Inizia così la note del Comitato Difendiamo l’Ospedale di Amandola in merito alla situazione venutasi a creare dopo il terremoto.

“Chi invece oggi non è affatto deluso – scrive il Comitato – è il Sindaco di Montegranaro che plaude al trasferimento, solo in teoria provvisorio, nel proprio comune della Residenza Sanitaria Assistenziale di Amandola. Purtroppo è proprio questo nuovo cambiamento di sede ad incrinare la fiducia dei cittadini della montagna e a meravigliare pazienti, famigliari e operatori addetti alla RSA.  In molti si chiedono perché non si sia optato per l’utilizzo della nuovissima Residenza Sanitaria accreditata dalla Regione Marche e resa disponibile fin dai primi giorni post sisma nella vicina Comunanza“.

Comitato che aggiunge: “A preoccupare però non è la sola RSA, divenuta ingranaggio di un incomprensibile gioco politico, ma anche il futuro dell’ospedale. Alle dichiarazioni di rito che tutto tornerà come prima non stanno facendo ancora seguito impegni formali e sostanziali. Si è vero, in ospedale alcuni lavori di sistemazione sono stati avviati a tempo di record, certi ambulatori sono stati riattivati, come anche la diagnostica per immagini, ma purtroppo altre attività specialistiche restano ancora sospese, quali la diabetologia, il monitoraggio pressione arteriosa, l’elettrocardiografia dinamica secondo Holter e la fisioterapia. Nel frattempo giungono notizie preoccupanti che danno per certa la chiusura sia del laboratorio di analisi che del deposito farmaceutico. In verità la decisione, incontestata da politici ed amministratori, di chiudere il laboratorio di analisi chimico cliniche è stata presa da tempo e i danni del sisma stanno giocando a favore di coloro che, con ferma volontà, si prodigavano e si prodigano per concentrare l’attività analitica nell’ospedale di Fermo. Non da meno ostinata appare la volontà, sempre incontestata, di chiudere il deposito farmaceutico del nosocomio.  Tali decisioni non possono essere accettate a cuor leggero. Esse mettono a serio rischio il futuro dell’Ospedale Montano dei Sibillini”.


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