A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, la mensa dei bambini torna a far discutere. E diventa anche terreno di scontro politico. Sì perché lunedì mattina, mentre consumava il suo pasto, un bambino di quarta elementare della De Amicis, ha trovato nel piatto una scheggia di ceramica. Mentre mangiava la sua minestra (perché fino a ieri il bollitore per la pasta era fuori uso), il bimbo ha sentito qualcosa di duro tra i denti. Senza deglutire il bimbo ha rigettato il boccone nel piatto. E lì l’amara sorpresa. Immediatamente ha chiamato l’insegnante. E a questo punto si passa in Comune.
L’ex sindaco Andrea Agostini
Sì perché a raccogliere la segnalazione sull’accaduto è stato l’ex sindaco Andrea Agostini: “Diversi genitori mi hanno contattato per informarmi dell’accaduto. Simili episodi non devono succedere. Mai. Stiamo parlando di un servizio pubblico e soprattutto di un servizio rivolto ai bambini. Non scherziamo. Come se non bastasse, i genitori segnalano che, nei pasti, i bambini trovano di tutto, dalla carta ai capelli.
Invito caldamente l’amministrazione a controllare, a fare più attenzione e a non prendere troppo alla leggera, come spesso accade, i problemi della cittadinanza“.
Il sindaco Nicola Loira
La controparte, il sindaco Nicola Loira: “Sono episodi che possono succedere. Mi dispiace che sia accaduto. Sono stato informato per vie traverse. E così mi sono immediatamente attivato per sapere cosa fosse successo e perché. Ho contattato sia la dirigente scolastica che le insegnanti e la San Giorgio distribuzione che si occupa di porzionare i pasti. La partecipata mi ha confermato l’accaduto. Mi hanno anche detto che sta arrivando una nuova fornitura di vettovaglie ordinata da tempo“. In quel piatto c’era del riso perché, oltretutto, fino a ieri il bollitore era fuori uso. “Abbiamo fatto una variazione straordinaria in giunta (che questa sera approderà in consiglio) per l’acquisto di un nuovo macchinario”.
Loira che, però, rimarca: “Noi ci muoviamo sempre con la massima tempestività ma è opportuno ricordare che il pubblico, purtroppo, non funziona come il privato: se a casa si rompe qualcosa, si mette mano al portafogli e si ricompra. Nel pubblico, invece, si deve passare per bandi, procedure, appalti. E questo, ovviamente, comporta l’allungamento dei tempi che certo non è imputabile all’amministrazione“.
Giorgio Fedeli
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