Leo Sciamanna
di Giorgio Fedeli
Erano pronti a truffare decine di fermani con un raggiro a dir poco “smart”. Ma la polizia li ha praticamente colti con le mani nel sacco. O sarebbe meglio dire nella “pochette”. Andiamo per ordine. Questa mattina gli agenti del commissariato di Fermo guidati dal dirigente Leo Sciamanna, nell’ambito dei quotidiani controlli del territorio, con il supporto della squadra mobile di Ascoli piceno, mentre transitavano davanti a un albergo sulla costa, hanno notato un’auto sospetta. Centro. A seguito di un controllo sulla targa, infatti, è risultato che quell’auto era intestata a un pregiudicato di origini napoletane. E così gli agenti hanno deciso di andare a fondo: sono entrati nell’albergo e hanno appurato che l’intestatario dell’auto era arrivato ieri sera nella struttura alberghiera e si trovava ancora al suo interno. A quel punto i poliziotti sono saliti in camera. E lì hanno fatto bingo. All’interno della stanza, infatti c’erano due uomini di origini napoletane, il primo di 39 anni, il secondo di 38, entrambi con precedenti per truffa, che stavano maneggiando delle pochette e delle lastre di vetro delle dimensioni di un telefono cellulare di ultima generazione. Quale? Il Samsung 7 Edge. E lì svelata la truffa, anche perché con loro, i truffatori, avevano proprio due Edge 7.
In altre parole i due campani avrebbero avvicinato quante più persone possibile mostrando loro il famoso telefono di ultima generazione. Magari avrebbero anche detto che era rubato o altro. Ma a fronte di un prezzo stracciato rispetto a quello di listino, confidavano che in tanti avrebbero messo mano al portafogli. E se la truffa fosse andata a segno, al momento dello scambio, invece del telefono cellulare mostrato, avrebbero consegnato una pochette con al suo interno una lastra di vetro proprio delle stesse dimensioni dell’Edge, per poi scappare a gambe levate, senza lasciare ai malcapitati nemmeno il tempo di reagire. Davvero una truffa ben ingegnata. Sì perché dalla loro i due campani avevano anche la convinzione che gli acquirenti non avrebbero estratto dalla pochette i “presunti” telefoni per paura di essere notati. E men che meno avrebbero denunciato una truffa nata comunque dall’acquisto di un prodotto molto probabilmente rubato. Ma tutto il loro piano ben orchestrato è andato in fumo quando gli agenti sono entrati nella loro stanza di albergo e hanno sequestrato due telefoni ancora imballati, 12 pochette e 18 lastre di vetro. Per i due campani foglio di via obbligatorio. Una truffa che ricorda molto quella dei videoregistratori con gli acquirenti che, invece dell’elettrodomestico, all’interno delle scatole trovavano dei mattoni. Parliamo di anni e anni fa. E come tutto, anche la criminalità si adegua ai tempi e alle mode.
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