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Raccichini: “Truppe italiane
al confine con la Russia?
Nocivo anche per il Fermano”

PORTO SAN GIORGIO - Il capogruppo Pdci: "Positive le posizioni assunte nei mesi scorsi da alcuni partiti di centrodestra sulle sanzioni contro la Russia ma negativo è il silenzio della sinistra e dei sindacati"
Il capogruppo Pdci, Giorgio Raccichini

Il capogruppo Pdci, Giorgio Raccichini

Il capogruppo Pdci in consiglio comunale torna a far sentire la sua voce. e questa volta cerca di analizzare le ripercussioni che scelte di politica internazionale, come quella di inviare truppe al confine con la Russia, possano avere sul Fermano e sulla sua economia. Bocciata su tutti i fronti la scelta di far unire truppe italiane al contingente Nato. “Gravissima è la decisione del Governo italiano di inviare ai confini con la Russia un contingente militare, evidentemente su richiesta della Nato e degli Stati Uniti. Il fatto dimostra in maniera inequivocabile quanto noi comunisti andiamo dicendo nella nostra campagna nazionale per l’uscita dell’Italia dalla Nato: finché il nostro Paese rimarrà nell’Alleanza Atlantica, sarà succube delle decisioni di guerra del comando statunitense.
Gli Stati Uniti non si rassegnano alla perdita della propria egemonia politica, militare ed economica sul mondo intero e rischierebbero anche una guerra mondiale pur di frenare l’ascesa di altre potenze come la Russia e la Cina. Le tensioni internazionali si concentrano soprattutto in Ucraina e in Siria. In Ucraina gli Usa hanno promosso insieme all’Unione Europea un colpo di Stato di plutocrati filoccidentali e di neonazisti pur di fare di Kiev un avamposto bellico della Nato contro la Russia. In Siria tentano di rovesciare, attraverso il sostegno diretto e indiretto a gruppi terroristici, un governo legittimo causando un vero e proprio bagno di sangue. L’intervento russo, avvenuto su richiesta del legittimo governo siriano, volto a sventare i piani di Washington rivela che, di fatto, la Russia rappresenta allo stato attuale il maggior ostacolo ai piani guerrafondai ed egemonici degli Stati Uniti, i quali cullano pertanto l’idea di sbarazzarsi anche con la guerra del gigante euroasiatico o di riportarlo allo stato di decadenza della triste era elciniana.
La decisione dell’Italia avalla i progetti guerrafondai degli Stati Uniti e pertanto non può che essere invisa a tutti coloro che aspirano alla pace come fondamento della cooperazione e della prosperità dei popoli. Inoltre peggiora lo stato dei rapporti, anche economici, con la Russia che è uno sbocco importante per i prodotti italiani.
A maggior ragione nel Fermano c’è bisogno di respingere questa escalation nei confronti di Mosca, poiché l’impresa e il turismo fermani hanno bisogno di coltivare un rapporto durativo e amichevole con la Russia. È un bisogno vitale per le imprese e per i lavoratori. Purtroppo solo poche organizzazioni politiche e sociali fermane prendono posizione contro questa politica antirussa; positive le posizioni assunte nei mesi scorsi da alcuni partiti di centrodestra sulle sanzioni contro la Russia, ma negativo è il silenzio della sinistra e dei sindacati.
Oggi i rischi di una guerra generalizzata sono sempre più evidenti e anche il Fermano, al di là delle sue divisioni politiche e sociali, deve fare la sua parte perché non diventino una drammatica realtà.

 


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