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Impronte ‘fatali’:
la polizia smaschera quattro banditi

 

polizia-scientificadi Giorgio Fedeli

Nell’ultimo periodo, sulla scia di alcune denunce presentate da cittadini vittime di reati predatori, l’attività tecnico-scientifica posta in essere dal personale della polizia scientifica del commissariato di Fermo ha permesso di deferire all’autorità giudiziaria fermana quattro soggetti, già noti alla polizia, e con numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio.

Partiamo dal primo caso: in una carrozzeria di contrada Paludi di Fermo, il titolare dell’azienda è stato vittima di due furti perpetrati a distanza di pochi giorni. Nel primo episodio sono scomparse attrezzature da lavoro e denaro mentre, nel secondo, il ladro arrivato con un veicolo rubato, di proprietà del comune di Porto Sant’Elpidio, ha trafugato una Fiat Panda custodita all’interno dell’officina, poi rinvenuta a Porto Recanati.
In ambedue gli episodi l’immediato intervento della volante, coadiuvato del personale della polizia scientifica che ha utilizzato nuove tecniche dettate dal servizio di polizia scientifica di Roma, ha permesso di mettere in risalto, attraverso l’uso di luci forensi, sulla superficie del vetro di una finestra, infranto per accedere all’interno dell’azienda, linee papillari latenti riconducibili all’identità dattiloscopica di un italiano di 40 anni. Nel secondo sopralluogo, gli agenti hanno trovato una scena del crimine simile a quella vista qualche giorno prima. Ma questa volta l’attività di ricerca di elementi di prova si è concentrata su un’orma di una scarpa rilevata sulla superficie sabbiosa del parcheggio dell’azienda e su del sangue lasciato sul cassetto di una scrivania. Le tracce rinvenute hanno permesso di accertare in modo incontrovertibile, quindi con una completa compatibilità genetica del dna, che anche la responsabilità di questo secondo furto era da addebitare al 40enne.

Il dirigente del commissariato Leo Sciamanna

Il dirigente del commissariato Leo Sciamanna

Ci spostiamo sulla costa: quest’estate è stato denunciato il furto di una Peugeot 206 a Porto Sant’Elpidio. Dopo circa un mese, il veicolo, che era rimasto celato in un garage di Lido San Tommaso, è stato spostato dal ladro. Nel trasferimento, il malvivente è rimasto coinvolto in un incidente stradale urtando contro la recinzione di un’abitazione di via Ugo La Malfa. Il criminale, per evitare di essere identificato, ha abbandonato l’auto, lasciando sul montante le impronte digitali della mano. Proprio quest’errore, ha permesso al personale della polizia scientifica, intervenuto immediatamente sul posto, di registrare le linee papillari latenti della mano di un tunisino 26enne. Morale della favola: il giovane è stato deferito alla procura della repubblica per il reato di ricettazione. Pochi giorni fa, invece, a Lido San Tommaso, il conducente di un furgone, dipendente di una nota azienda di mobili, nell’effettuare una consegna di materiale, ha appurato che ignoti, dopo aver forzato il vetro del lato guida del veicolo, avevano rubato dalla vettura un tablet utilizzato per la sua attività. Un primo intervento della volante, coadiuvato dal personale di polizia scientifica, ha rilevato sul vetro del veicolo le impronte digitali riconducibili a un  marocchino di anni 27, pluripregiudicato. E così anche per lui è scattato il deferimento all’autorità giudiziaria per furto.

valigetta polizia scientifica

Analoga situazione a Campiglione di Fermo, dove un 50enne italiano, pregiudicato, si è introdotto nel complesso industriale ex Omsa, e dopo aver mandato in frantumi il vetro anteriore di un piccolo furgone, ha messo le mani sugli effetti personali del conducente. Anche in questo caso l’intervento della volante, che ha richiesto l’ausilio della polizia scientifica, attraverso l’uso di luci forensi prima e polveri esaltatrici poi, ha permesso di rintracciare sul veicolo le impronte digitali del ladro: denunciato per furto.


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