“Lo storico Ospedale Vittorio Emanuele II è stato chiuso per inagibilità, non ha retto alle violente e ripetute scosse sismiche che hanno messo in ginocchio il nostro territorio montano. Viene così a mancare un importante ed insostituibile punto di riferimento, in grado di garantire l’erogazione di servizi sanitari indispensabili ai cittadini di un vasto comprensorio interprovinciale”. Con queste parole il Comitatato per la salvaguardia dell’ospedale di Amandola parla di quelle che sono le prospettive del nosocomio montano.
“Facendo eco a ben più autorevoli voci, anche la scrivente Comitato sottolinea la necessità di ricostruire presto e bene. Ma a preoccupare sono i tempi di esecuzione dei vari interventi che allo stato attuale appaino lontane chimere. Ristrutturare il lesionato o costruire ex novo dipendono da scelte politiche per niente influenzabili dalla sola Amandola, c’è bisogno di unità di intenti tra tutti i Comuni del comprensorio. Bisogna coagulare una massa critica di cittadini, una vera unione di Comuni e di cittadinanze che riesca ad esprimere progettualità condivisa sia per gli interventi da farsi a tutte le strutture socio-sanitarie, sia per quelli interessanti le scuole e sia per il miglioramento delle infrastrutture”.
Comitato che aggiunge: “Gestire il post terremoto non può e non deve essere problema dei singoli Sindaci altrimenti si continuerebbe a commettere errori; la permanenza dei giovani, delle famiglie, degli anziani è condizionata dal mantenimento dei servizi. Già dopo la prima scossa del 24 agosto questo Comitato ebbe a criticare il trasferimento della RSA di Amandola in quel di Fermo; oggi in molti condividono il nostro parere. Perché si è voluto sradicare un servizio socio-sanitario dal nostro territorio? Perché non si è voluto utilizzare la Residenza Protetta di Comunanza? Chi ha assunto tale decisione? Oggi, dopo la chiusura ingloriosa dell’ospedale Vittorio Emanule II ci chiediamo perché non si attivano ambulatori specialistici nel Poliambulatorio di Comunanza dove possono trovare idonea collocazione materiali ed attrezzature per l’Assistenza Domiciliare Integrata, per tutte le specialità compresa l’ortopedia, attivabile con il supporto dell’UOC dell’Ospedale “Mazzoni” di Ascoli Piceno e per la pediatria. E perché no, vi potrebbe trovare idonea sistemazione anche il Punto di Primo Intervento supportato dalle diagnostiche mobili. Il tutto in attesa del da farsi che, pur con molto ottimismo, è facile ipotizzare non a breve scadenza. L’ostilità verso queste reali possibilità di diversa sistemazione dei servizi sanitari essenziali non ha giustificazione alcuna se non in logiche di personalismi e bassa politica, per risorgere abbiamo bisogno di superare campanilismi, provincialismi e ghetti socio-sanitari.
Che gli amministratori del nostro territorio cambino mentalità e si uniscano altrimenti non avremo futuro”.
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