di Gabriele Censi
La rete museale dei Sibillini comprende otto comuni su tre province: Montefortino, Montefalcone Appennino, Smerillo, Monte Rinaldo, Montelparo, Montalto delle Marche, Loro Piceno e San Ginesio. Tutti centri colpiti dal terremoto, dopo il sisma di ottobre la situazione è precipitata, tante erano le opere inserite in edifici a rischio. Tra le persone che si sono trovare ad affrontare l’emergenza la direttrice Daniela Tisi.
Una corsa contro il tempo?
Era cruciale la messa in sicurezza, siamo intervenuti secondo i protocolli ministeriali e tutto il nostro patrimonio è stato messo in salvo.
Come mai avete scelto Palazzo Campana per il deposito delle opere (leggi)?
L’unica alternativa era la Mole Vanvitelliana (deposito statale) che seppure sicura e antisismica, per il microclima non garantisce una buona conservazione, soprattutto delle tavole. A Monte Rinaldo è stato trovato un deposito in loco, per San Ginesio abbiamo detto no alle grandi mostre fuori dalle Marche. Sgarbi ha accettato di anticipare la chiusura della sua mostra e la città di Osimo ha ceduto letteralmente il suo museo civico a deposito.
Daniela Tisi
Un patrimonio notevole che resta in stand by?
Questa soluzione prevede anche un progetto di valorizzazione, avevamo richieste da Milano e da Roma per grandi mostre ma restiamo nelle Marche, perchè questo è percepito come il terremoto di tutte le Marche, a differenza delle altre regioni che hanno i loro simboli in Norcia e Amatrice. La nostra non è un’operazione di spoliazione dei tesori della rete. Oltre alle opere ginesine, 34 tele, ne arriveranno tre da Loro Piceno e due da Montalto con il Pagani, e saranno a dicembre in mostra anche le opere di Montefortino selezionate su indicazione degli studiosi del comitato.
Come si svolgerà la mostra?
Sono previste due grandi sezioni, a dicembre partirà una prima parte dedicata a tele, tavole, dipinti, oggettistica e sculture, e poi a primavera una seconda parte archeologica con le immagini del santuario ellenistico romano.
E il ritorno a casa?
Ci siamo dati un anno e mezzo per il ripristino delle strutture, e ci saranno anche nuovi contenitori più sicuri. A San Ginesio si sta valutando un’alternativa all’attuale edificio per la pinacoteca. Una nuova struttura per unire la collezione antica e moderna. Le scelte per una o un’altra soluzione sono condizionate dai bandi che usciranno. Se riusciremo a fare la nuova Pinacoteca il vecchio edificio potrebbe divenire una sala convegni compatibile con l’attuale struttura da restaurare. L’assessore regionale Moreno Pieroni ha recepito le nostre necessità.”
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