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No al referendum, Senzacqua:
“Loira e Ciabattoni a casa”,
i commenti di Cencetti e Raccichini

PORTO SAN GIORGIO - Le reazioni degli esponenti del No dopo la "bocciatura", anche in città, della riforma costituzionale voluta dal governo Renzi. A Porto San Giorgio, su 13.002 aventi diritto, hanno votato in 9.504 (73,09%). Il No si è affermato con il 58,67%
Fabio Senzacqua

Fabio Senzacqua

La vittoria schiacciante del No alla riforma costituzionale anche a Porto San Giorgio (dove il No si è imposto con un 58,67%) scatena le opposizioni. E non solo. Il più agguerrito è il coordinatore comunale della Lega nord, Fabio Senzacqua: “Ora chiedo le dimissioni del sindaco Nicola Loira e dell’assessore Catia Ciabattoni che in questi giorni tanto si è prodigata per invitare a votare Sì sui social network. Devono rassegnare subito le dimissioni”. A Senzacqua si aggiunge l’ex Pd Stefano Cencetti. Dopo un primo ammiccamento con il primo cittadino nelle scorse settimane, oggi il rapporto tra i due sembra essersi raffreddato: “A risultato acquisito mi sento di ribadire, a mio modesto parere,  che è sbagliato aver votato al referendum con il solo obiettivo di mandare a casa Renzi. È totalmente sbagliato e tale motivazione fa scendere clamorosamente il livello della politica, peraltro già ai minimi termini. Personalmente ho votato No con convinzione per preservare e difendere la nostra Costituzione, perché reputo tale proposta di riforma contraria alla sovranità popolare, una riforma che cercava di accentrare i poteri allo Stato a discapito dei cittadini (vedi anche riforma sulla scuola), una riforma che aumentava la burocrazia invece di diminuirla. I cittadini non devono essere l’ultima ruota del carro. Ora auspico la nomina di un traghettatore a tempo con l’unico compito di fare una riforma elettorale che dia totale sovranità di scelta al cittadino e che garantisca governabilità, per poi andare a nuove elezioni. W la Democrazia, W la Costituzione, W l’Italia”. Ma c’è anche l’esultanza di chi, pur rappresentando una componente politica schierata per il No, a Porto San Giorgio siede in maggioranza, insieme al Pd. E’ il caso di Giorgio Raccichini, segretario della federazione di Fermo del Pci: “Voglio commentare brevemente la grande vittoria referendaria, prima di voltare pagina e impegnarmi nel portare avanti le idee del Partito Comunista Italiano, anche sulle questioni che concernono le istituzioni e la Costituzione.

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Stefano Cencetti

Credo che il popolo italiano, rigettando decisamente le riforme renziane, abbia dato una grande prova di senso dello Stato e abbia sottolineato la volontà che l’Italia sia un Paese sovrano. Sì, perché la riforma era palesemente un prodotto voluto dalla Commissione Europea, dalla Nato, dal grande capitale transnazionale per imporre più facilmente e velocemente al popolo italiano le loro decisioni. Renzi e il suo entourage, ascendendo ai vertici del Pd, hanno tentato di costruire il partito italiano più organicamente integrato agli interessi del capitale finanziario europeo. Questo progetto è fallito? Forse sì, forse l’opzione Renzi verrà abortita, come è capitato precedentemente con Berlusconi e Monti. Naturalmente il capitale finanziario non demorderà e tenterà nuovi percorsi per costruire il suo partito di riferimento in Italia. Almeno ora, prima di valutare quel che accadrà nell’immediato futuro, ammiriamo la grande forza del popolo italiano che ha resistito a lusinghe allettanti e a devastanti minacce e ha detto chiaramente che non vuole rinunciare alla Costituzione nata dalla Resistenza in cui si fondono, in un mix originale, principi socialisti, liberali e solidaristici di stampo cattolico; non solo la vittoria del “Sì” avrebbe reso più facile operare modifiche alla prima parte del testo costituzionale, ma ne avrebbe anche reso più difficile l’attuazione: l’organizzazione dello Stato italiano non è di secondaria importanza per la realizzazione dei principi della Costituzione, perché può favorirla o frenarla.

Giorgio Raccichini

Giorgio Raccichini

Qualcuno, in questa lunga campagna elettorale, ha detto di non voler votare come Berlusconi o altri personaggi della destra. Al contrario, io sono estremamente contento che milioni di cittadini di orientamento ideale diverso e forze politiche assai differenti abbiano, votando “No”, affermato la dignità e la sovranità dell’Italia. Questa battaglia referendaria a favore del “No” doveva essere condotta da un fronte vasto e composito, perché la Costituzione Italiana non è un affare di parte e perché impressionante era la forza finanziaria e mediatica di chi era appoggiato dalla Confindustria, dal mondo della grande impresa e della finanza, dalle televisioni e dai principali gruppi editoriali, dall’Unione Europea e dalla Nato. Rispetto al volere monolitico espresso da queste organizzazioni del grande capitale, è meglio, decisamente meglio, la grande “accozzaglia” del No”.

g.f.

 


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