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Migranti e sistema accoglienza,
da Minniti e Gentiloni
un passo indietro sconcertante

FERMANO – Alessandro Fulimeni, responsabile dei progetti Sprar, si mostra preoccupato per la scelta di soluzioni inefficaci e lesive dei diritti delle persone, oltre che distanti da un vero processo di integrazione con le comunità locali

di Andrea Braconi

Una circolare sconcertante, quella firmata qualche giorno fa dal ministro dell’Interno Marco Minniti e dal capo della polizia Franco Gabrielli, che va nella direzione opposta rispetto a ciò di cui ci sarebbe realmente bisogno per affrontare in maniera seria un fenomeno strutturale come quello delle migrazioni dei popoli. Per Alessandro Fulimeni, responsabile nel territorio fermano dei progetti Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) siamo di fronte ad una sorta di ripristino della politica della tolleranza zero, “che tanti guasti ha prodotto in questi anni”, e soprattuto di “un fortissimo passo indietro perché tutto improntato in una logica securitaria che, tra l’altro, si sviluppa su alcuni assi allarmanti, tipo i ripristino del modello CIE (Centro di identificazione ed espulsione), un modello fallimentare sotto ogni punto di vista oltre che lesivo dei diritti delle persone”.

Alessandro Fulimeni

Perché fallimentare e lesivo?

“Si tratta di strutture extra ordinem, hanno tutele inferiori rispetto a quelle garantite dagli istituti penitenziari, sono state oggetto di analisi sia da parte delle commissioni parlamentari sia da parte della Corte dei Conti: riprendere questo tipo di modalità non si spiega se non come una volontà di rassicurare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza con interventi di carattere repressivo.”

Nella circolare ci sono altri punti che vi preoccupano?

“Sì, ce ne sono diversi, come ad esempio l’azione di prevenzione rispetto alle irregolarità e quindi alle espulsioni, il fatto di volerle raddoppiare, triplicare se non quadruplicare: anche qui stiamo inseguendo un modello che è il contrario di quello che ci vorrebbe. Invece di rafforzare il sistema accoglienza, di fare un piano nazionale finalizzato a recepire che il fenomeno migratorio ormai è strutturale da anni e non può essere più affrontato secondo logiche emergenziali, si va in direzione dell’adozione di soluzioni che sono assolutamente inefficaci oltre che ingiuste. Nella circolare c’è anche la proposta di attribuire le funzioni di pianificazione e di controllo ai comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza: anche qui pensare di poter attribuire maggiori poteri ai sindaci in materia di ordine pubblico, che già in passato ha portato a condotte repressive e caratterizzate da restrizioni di libertà, è veramente sintomo di una politica miope.”

Rispetto alle espulsioni c’è poi la strategia degli accordi bilaterali.

“È un aspetto che Minniti ha evidenziato e che Gentiloni ha ripreso. Già in passato avevamo fatto accordi con Niger, Egitto e Libia, oggi si propongono con Mali, Tunisia ed altri ancora: nella maggioranza dei casi si tratta di regimi dove la persona ricondotta è a rischio di vita. Non a caso siamo stati anche sanzionati dalla Corte Europea per questo tipo di attività. Quindi, invece di prendere atto che questo sistema va completamente riformato nel senso di un’accoglienza più dignitosa, superando l’approccio emergenziale, superare il sistema dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), ad esempio come ci ricordano anche gli episodi di questi giorni, vedi la morte della giovane ivoriana Sandrine Bakayoko a Cona, ci dovrebbero far agire affinché non ci siano più strutture di emergenza e degradate, e che invece l’accoglienza venga fatta finalmente nei territori mettendo in relazione i migranti con gli abitanti con una politica reale di integrazione, qui si va in una direzione che non ci aiuta e che, anzi, alimenta l’hate speach dei social networks e della carta stampata che fanno crescere un odio diffuso nell’opinione pubblica.”

In questo quadro nazionale, da un punto di vista della disponibilità da parte delle amministrazioni pubbliche che risposta ha dato finora il Fermano?

“Il Fermano è in linea con quella che è la tendenza nazionale, dove ci sono solo 430 progetti su oltre 8.000 Comuni. Ma qui da noi si stanno registrando dei dati comunque significativi ed il fatto che siano stati aperti nuovi progetti Sprar nell’ultimo anno è un elemento fortemente positivo. Voglio però rimarcare che c’è una differenza considerevole tra il nostro sistema di accoglienza e di gestione rispetto a quello di realtà che vedono ammassate decine e decine di persone nelle stesse strutture, spesso collocate in aperta campagna e quindi lontane da dinamiche di integrazione reali.”

Diamo qualche numero sulla vostra attività.

“I cinque progetti che seguiamo vedono coinvolte 37 persone per quello della Provincia di Fermo, la cui titolarità dal 5 gennaio è passata a Porto Sant’Elpidio, sempre con il coinvolgimento dei Comuni di Sant’Elpidio a Mare, Fermo e Monte Urano. Poi ce ne sono 32 nel progetto del Comune di Fermo, 31 in quello di Grottammare, 20 ordinari a Porto San Giorgio e 5 con disagio mentale sempre in quest’ultimo Comune, per un totale di 125 richiedenti asilo e protezione che stiamo cercando di far integrare in maniera concreta perché consapevoli che, da questo punto di vista, il modello Sprar è quello vincente.”

(Si ringrazia Gianfranco Mancini per la concessione delle immagini)


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