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Elezioni, il futuro secondo Morese:
“O si rinnova o si muore”

Al centro Emanuele Morese

Si avvicinano le elezioni a Porto San Giorgio e la quadra nel centrodestra sembra essere una meta ancora molto lontana, per i più pessimisti una chimera. Con pochi mesi a disposizione (si vota a primavera) il tempo a disposizione si è ridotto al lumicino e i protagonisti sembrano ancora ancorati a vecchi dissapori e personalismi mai sopiti. Senza entrare nel merito dei partiti, tra i volti nuovi del quadro politico del centrodestra, c’è Emanuele Morese che col suo gruppo di giovanissimi, dopo il 7% alle regionali, si prepara per la sfida più grande: le comunali. Oggi non sventola le bandiere di Fdi, di cui è coordinatore, o del movimento che lui stesso ha fondato, Rinnovamento Cittadino. Oggi parla come Emanuele Morese e basta.

 

Centrodestra parcellizzato. Manca pochissimo alle elezioni e non ci sono nomi da opporre al sindaco Nicola Loira. Cosa sta succedendo?

“Il più grande male del centrodestra è il centrodestra stesso. Da una parte ci sono personalismi e situazioni mai risolte. Dall’altra c’è una cieca sudditanza alle decisioni prese nelle segrete stanze di partito. I retrobottega di Rapagnano e di Ancona. I coordinatori regionali hanno polverizzato tutto e oggi ancora raccogliamo i cocci”.

C’è qualche possibilità di rivedere il centrodestra unito alle prossime elezioni?

“E’ una domanda complicata. Dal mio punto di vista no, anche se auspicavo un fronte comune. Le ragioni risiedono nelle differenze tra le varie visioni sul futuro. Dico che è complicato perché i partiti spesso si muovono a prescindere dalla volontà di chi li forma a livello locale, e come successo a Fermo, possono anche esserci fuoriuscite di massa”.

Emanuele Morese

Allora quale soluzioni per questa tornata elettorale?

“Credo che la chiave sia il rinnovamento totale dell’area politica perché il quadro è troppo compromesso e ogni coalizione allargata avrebbe il senso di averci messo una pezza. O facciamo lo sforzo di avviare un nuovo corso o è meglio non cimentarsi nell’impresa e abbandonare. Io c’ho messo la faccia e se non si riesce nell’impresa, smetto”.

Cosa mancherebbe quindi al centrodestra?

“Manca semplicemente il coraggio. Tutti i partiti o le formazioni politiche giocano a carte coperte, immaginando ogni tipo di strategia. Calcolano i voti, i seggi e il candidato sindaco, ma tutti dimenticano la cosa principale: parlare con i cittadini.

E quindi come se ne esce?

“E quindi iniziamo noi dato che non lo fa nessuno. Partiamo con degli incontri in cui vogliamo parlare di temi e prospettive per la città. Mi interessano le idee per Porto San Giorgio e desidero che la gente porti un contributo. Sarà una scommessa ma anche a costo di trovarci in tre, iniziamo. D’altra parte quando siamo partiti eravamo veramente tre e dopo un paio d’anni abbiamo espresso il 7%. Basta con le polemiche, adesso iniziamo a cambiare la città altrimenti rischiamo la desertificazione. Noi giovani abbiamo il dovere di caricarci di questa responsabilità, non possiamo lasciarla a chi ha già tutto: casa, lavoro, famiglia. Il futuro è nostro, adesso dobbiamo prenderlo”.

Cosa è mancato all’amministrazione attuale?

“Eviterò di fare come fanno tutti, indicando questo e quello perché tutto è soggettivo. Credo che quello che sia mancato è la partecipazione, ossia la possibilità di rendere partecipi i cittadini delle scelte per la città anche dopo le elezioni. E da questo è mancato l’entusiasmo e quella sana voglia di fare comunità, che adesso Fermo ha e noi non abbiamo”.

Speranze per Porto San Giorgio?

“Spero che si passi dalla critica personale e a prescindere, ad un dibattito costruttivo per tutti. Per fare questo bisogna parlare con le persone e cercare il meglio delle idee, lasciando da parte loghi di partito e bandiere, perché nel Comune contano le persone e nient’altro. Mi auguro anche un forte rinnovamento e ci credo così tanto che se non ci sarà, piuttosto che portare voti a qualche pupazzo messo lì all’ultimo minuto tanto per riempire, preferisco non candidarmi e continuare a coltivare l’amore per la mia città fuori dal Consiglio, insieme ai miei amici, come fatto finora”.


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