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Da un terremoto all’altro (e la neve), Montelparo rivive con una sagra del baccalà da record

di Andrea Braconi

Dal 1703 al 2017. Da un terremoto all’altro, anzi, a molti altri. Ma senza mai cedere o indietreggiare di fronte alla forza della natura. Come in questi giorni, dove il connubio neve/sisma sembrava aver sfregiato, per l’ennesima volta, una comunità già durante provata. Invece, la tradizione del baccalà (il famoso “Coppu”), figlia di una ricompensa che i Frati Agostiniani diedero agli abitanti per l’aiuto nelle ricostruzione di parte del monastero crollato, ha permesso ancora una volta ai cittadini di Montelparo di stringersi, di riabbracciarsi, persino di condividere le rispettive paure. E con loro tantissime persone provenienti da ogni parte della provincia e non solo.

Il passato, dicevamo, con una scossa di magnitudo 6.7 che tre secoli fa colpì l’area appenninica, con un’energia sprigionata cinque volte superiore a quella del sisma del 6 aprile 2009 che distrusse L’Aquila.

E il presente, con la terribile sequenza del 18 gennaio durante una delle peggiori nevicate degli ultimi decenni.

Dopo tantissime ore di duro lavoro, sempre insieme ai dipendenti del Comune, ai volontari della Protezione Civile, agli uomini dell’Esercito e a tutti quelli che hanno portato soccorso, Marino Screpanti fa fatica a sorridere ma la soddisfazione per un’edizione record della manifestazione è così tanta che, lentamente, riesce a ritrovare lo spirito giusto per raccontare tre giornate eccezionali.

“C’è stato un venerdì un po’ fiacco, ma che ci aspettavamo considerata la situazione, poi un afflusso incredibile il sabato con ben 4.000 porzioni vendute e infine oggi con tantissime persone che ci hanno raggiunto. E prescindere da neve e terremoto sono andati via 7.500 biglietti!”.

Sindaco, momenti come questi fanno ritrovare un po’ di fiducia.

“Sì, qui è ritornata la luce, la viabilità è accettabile anche se c’è ancora qualche criticità nelle zone di campagna: qualche privato infatti ha difficoltà a raggiungere la strada comunale. Ma siamo comunque riusciti a fare questa tradizionale festa, nata dopo il terremoto del 1703.”

Sono stati mesi complicati e, quindi, tutto assume una valenza maggiore rispetto agli anni passati.

“Certamente, anche se non dobbiamo abbassare la guardia perché adesso abbiamo il pericolo della caduta della neve dai tetti, la possibilità di piccole frane e i fossi che si stanno ingrossando. Abbiamo avuto qualche macchina sfondata dalla neve caduta, ho fatto un’ordinanza per segnalare il rischio e dobbiamo attrezzarci anche su questo fronte.”

C’è voglia di stare insieme, di ritornare ad essere una comunità.

“Tanta, tantissima! Le famiglie si organizzano, qualcuno porta le castagnole, c’è una sorta di clima carnevalesco. Quest’anno non abbiamo potuto usare il Cantinone a causa dei danni del terremoto, ma devo dire che c’è stata ancora più partecipazione. E poi quando vanno via 16 quintali e mezzo di baccalà non puoi che essere soddisfatto e ringraziare chi ha scelto di trascorrere con te questi momenti.”

(Si ringrazia Gianfranco Mancini per la concessione delle immagini)


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