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Icubed, la parola a
Riccardo Di Angilla

SERIE C SILVER - Dopo il derby vittorioso in casa della Siva, e l'imminente incontro casalingo contro l'Aesis Jesi, arrivano gli umori dell'ex Fabriano

PEDASO – Non concede tregua il calendario della Serie C Silver. A 48 ore di distanza dal vittorioso derby contro la Virtus Porto San Giorgio, l’Icubed Pedaso è chiamata a scendere nuovamente in campo stasera per affrontare il fanalino di coda del torneo, l’Aesis Jesi (palla a due alle ore 21:15 al Palazzetto dello Sport di Pedaso).

Nel 2017 i ragazzi di coach Camarri sembrano aver cambiato marcia dopo un dicembre complicato, e arrivano a questa sfida con una striscia aperta di tre vittorie di fila. Di questo positivo momento dell’Icubed abbiamo parlato con uno dei veterani del gruppo, Riccardo Di Angilla (foto), anche lui, come capitan Domesi, giunto ormai alla quinta stagione di fila a Pedaso.

Di Angilla, siete in ripresa dopo un finale di 2016 complicato. Nel 2017 avete disputato tre partite vincendole tutte, cos’è cambiato secondo lei rispetto al mese di dicembre? Può essere questa la svolta definitiva della vostra stagione?

“Il calendario di inizio dicembre non è stato molto “carino” con noi. In una sola settimana abbiamo affrontato squadre molto attrezzate e ben organizzate come Fabriano, Civitanova e Il Campetto Ancona. La pausa natalizia ci è servita tantissimo per allenarci duramente in palestra e riorganizzare le cose che nella prima parte della stagione non ci riuscivano al meglio. Penso che già in questo inizio di nuovo anno si sia visto un miglioramento sia a livello gioco di squadra che nei risultati”.

Quali sono secondo lei gli aspetti del gioco su cui dovete crescere di più per raggiungere definitivamente quel potenziale che tutti gli addetti ai lavori vi riconoscono fin da quest’estate?

“Nessuno di noi è un professionista, veniamo in palestra e cerchiamo con passione e dedizione di fare il meglio possibile per portare in alto questa grande famiglia. Per vedere tutto il nostro potenziale dovremmo migliorare su diversi aspetti: secondo me uno dei più importanti, e ci stiamo lavorando da diverso tempo, è la circolazione di palla coinvolgendo tutti i cinque che sono in campo. Sappiamo che non è facile, però se saremo bravi a migliorare questo particolare potremmo far male a tantissime squadre”.

Per la prima volta da quando è a Pedaso sta capitando di partire dalla panchina, al netto di qualche eccezione. E’ sempre stato un giocatore che ha messo al primo posto le esigenze della squadra, ma com’è stato adattarsi a questo nuovo ruolo?

“Partire in quintetto o dalla panchina non è importante per me, la cosa fondamentale è che quando il coach chiama in campo devi sempre essere pronto mentalmente e fisicamente: facile a dirsi, un po’ meno a farsi, io però ci provo. Sicuramente con l’arrivo di tre giocatori molto importanti qualcosa è cambiato a livello di gioco, sia individuale che di squadra. Posso solo dire che quest’anno abbiamo diverse armi in più e in questo contesto io cercherò di farmi trovare pronto mettendomi a disposizione della squadra e del coach ogni volta che ci sarà bisogno del mio contributo.”

Come per Domesi questa è la quinta stagione a Pedaso. Anche a lei, allora, non possiamo non chiedere cosa significhino questa squadra, questo paese e questo ambiente e quali siano i ricordi più belli del quinquennio.

“Inizio con un mio hashtag che è stato più volte plagiato: #pedasomegaso. Si, proprio così, questi splendidi cinque anni passati insieme mi hanno gasato e non poco. Ho solo ricordi positivi di queste stagioni e dei tanti compagni di squadra con cui ho avuto il piacere di giocare. La testa ogni tanto va a quel 14 maggio a Fabriano, è stato fantastico! Questa è una delle poche, piccole realtà felici che sopravvive da tanti anni. La società e i dirigenti hanno fatto grandi sacrifici per metterci nelle migliori condizioni per affrontare un campionato di livello, noi sicuramente dal canto nostro faremo il possibile per ripagarli e cercare di riportare al palas tutta quella gente che si aspetta che ci sia un “Fabriano bis”…”


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