facebook twitter rss

Il sindaco, l’insegnante, il terremoto: storie di un paese che riparte dai giovani

ARQUATA DEL TRONTO – Il primo cittadino Aleandro Petrucci ed il vice preside dell'ISC Mauro Sabbatini, tra grandi domande e piccole certezze, aspettando la ricostruzione

di Andrea Braconi

Il sindaco e l’insegnante, due figure importanti per ogni comunità. Cruciali, quando il terremoto capovolge tutto, per cancellare le tracce del passato e stringere presente e futuro in una terribile morsa. Come accaduto ad Arquata del Tronto, sin dallo scorso 24 agosto. Il sindaco è Aleandro Petrucci, l’insegnante Mauro Sabbatini. Entrambi hanno accolto Giovanni Marrozzini (leggi qui), sfogliato alcuni dei 170 libri donati dal fotografo fermano e dalla Hoepli. E si sono aperti, consapevoli che da qui, da incontri come quello di oggi, si possano realmente gettare nuove basi.

IL SINDACO

A Petrucci piace quella frase scandita da Marrozzini: “La rinascita passa attraverso i libri”. Gli piace perché ne è convinto, nonostante le richieste e le responsabilità aumentino giorno dopo giorno.

“Siamo montanari, siamo duri di testa, nel senso buono, ma sappiamo che dobbiamo ripartire dalla scuola e dalla cultura: per fare questo ci vogliono i libri e per questo ringrazio chi ci sta aiutando in questo momento così complicato. E la rinascita la faranno loro, i bambini. I tempi saranno talmente lunghi che non so quanti di noi potranno ricordare la fine”.

Sfiducia? Forse soltanto un realismo che, guardando il profilo sfregiato della sua Arquata, trova più di un fondamento. “Da un lato sono sfiduciato per le lungaggini, dall’altro per la natura che non vuole darci tregua. Ci sono scosse continuamente e quando il tg parla di Amatrice è come se parlasse anche di Arquata. L’altro giorno lì è caduta la parete di una chiesa, ma da noi ad ogni scossa ne cade una in ogni frazione”.

È stato convocato a Roma, nella sede della Protezione Civile, per fare il punto della situazione anche con la Regione. E di domande ne ha veramente tante. “Quel poco che si è salvato, ad esempio i mobili, dove li mettiamo? Per prendere un capannone che faccia da deposito ci vogliono 3.000 euro al mese, 36.000 all’anno. E se qui ci mettiamo 10 anni a ricostruire, chi li paga questi soldi? Devono darmi delle risposte, che finora non ho avuto. C’è il problema delle casette che non arrivano, come quello delle macerie: ho dovuto far abbattere edifici e sapete dove sono finite le macerie? A Roma, pensate con quali costi. Ci dicono che il percolato se piove inquina le falde. Io ho posto questa semplice domanda: perché, adesso dove sono queste macerie? Non inquinano lo stesso? E se le sposto di qualche metro per poter passare, cosa cambia? Neanche a questo trovo risposta”.

È il buonsenso che si scontra con la burocrazia, le necessità oggettive che sono costrette ad indietreggiare di fronte ad un groviglio di procedure. “Adesso ho chiesto che venga l’Esercito e il Genio militare per urbanizzare”.

Segnali positivi ci sono, come l’azienda di Della Valle che verrà (“un gesto straordinariamente importante per noi”), ma non bastano. “La Regione Lazio ha già preparato il posto per le prime 25 casette, a me se va bene tra un mese e mezzo potrò iniziare, ma se va bene… Ci sono acqua, fogne, luce, basi in cemento da fare, e abbiamo anche il problema del maltempo. Dobbiamo fare in fretta, altrimenti sarà troppo tardi.

L’INSEGNANTE

All’Istituto Tronto Valfluvione – che raccorda per infanzia, primaria e secondaria i Comuni di Arquata, Acquasanta, Montegallo, Venarotta, Palmiano e Roccafluvione – nonostante la devastazione “i conti tornano”. Perché, come spiega Mauro Sabbatini, gli studenti sono più o meno gli stessi: “da Arquata alcuni se ne sono andati sulla costa, ma si sono aggiunti quelli di Amatrice, quindi abbiamo sostanzialmente mantenuto lo stesso livello”.

Resta il nodo più consistente, vale a dire le ripercussioni subite dai ragazzi. “Fin da settembre c’è un’equipe di psicoterapeuti che lavora sia con i docenti che con i genitori e gli alunni, fanno interventi settimanali e abbiamo sempre il loro supporto.”

Un’attività didattica che ha subito numerose interruzioni, qualcuna piacevole come le tante donazioni pervenute da ogni parte d’Italia, altre assolutamente non volute come quelle legate alle continue scosse. “Adesso è importante recuperare le persone prima della didattica. Mano a mano cercheremo di fare attività più mirate, ma più importante è l’aspetto psicologico dei ragazzi”.

E iniziative come Parolamia aiutano a vivere meglio. “È una cosa bellissima, è bellissima questa vicinanza ed è bellissimo che il mondo della cultura si occupi della scuola. Anche il Ministero ha puntato i piedi su questo: partiamo dalla scuola, che in parte è diventato lo slogan di questo terremoto”.

Dentro questo meccanismo ci sono anche loro, gli insegnanti, uno degli ingranaggi più delicati. “Io oltre che vice preside sono insegnante di educazione musicale, insegno ad Acquasanta e sono indietro come valutazioni. Però l’impegno e la voglia di fare non mi mancano, considerato che sono gli stessi ragazzi a chiederlo con forza”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti