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Roberto Vallasciani e una Sinistra autonoma: “Prendiamo le distanze da Renzi e da questo PD o è finita”

di Andrea Braconi

È uno dei 3 membri marchigiani del comitato promotore di Sinistra Italiana e sarà a Rimini da venerdì 17 a domenica 19 febbraio per capire se e come da quel lato politico nascerà qualcosa di nuovo. Con una conditio sine qua non: prendere le distanze in maniera forte dal Partito Democratico di Matteo Renzi. “Non è una forma di rivalsa, di rabbia o di radicalismo da curva nord contro curva sud – spiega Roberto Vallasciani – ma questo PD è un partito che sta operando con riforme e provvedimenti assolutamente riconducibili a politiche di destra”.

Per dare forza e sostanza a questo suo ragionamento, il coordinatore provinciale di quella Sinistra Ecologia Libertà che è pronta a confluire nel nuovo soggetto cita gli ultimi dati forniti dalla Cgil. “Sono dati che dicono come il Jobs Act nelle sole Marche abbia creato in un anno delle conseguenze devastanti: i licenziamenti per giusta causa sono aumentati del 65% in un anno, passando da 863 a 1.426; i licenziamenti per giustificato motivo soggettivo sono aumentati del 58% passando da 319 a 506. E queste sono conseguenze di provvedimenti che erano quelli che aveva in mente la destra anni fa. Oggi questo sta davanti agli occhi di tutti. Allora, quando diciamo che bisogna stare distanti è perché se queste cose le diceva Berlusconi era scontato che farlo, ma se queste cose le fa Renzi dobbiamo stare ancora più distanti. Sono dati incredibili, che parlano da soli”.

Ma come sta oggi la sinistra, sia fermana che nazionale?

“La sinistra fermana è vincolata alle sorti della sinistra nazionale.”

Dove c’è un vuoto assoluto di rappresentanza.

“È davanti agli occhi di tutti e questo ha una ripercussione anche a livello locale. È un paradosso quello che stiamo vivendo, proprio nel momento in cui il più grande partito che una volta veniva definito di sinistra si allontana completamente dai valori della stessa sinistra, con un’emorragia da un punto di vista elettorale pazzesca; ricordo sempre che la performance migliore di Matteo Renzi è quella delle Europee, l’unico risultato positivo della sua gestione, ma nonostante questo in quel caso il PD prese 4 milioni di voti in meno rispetto a quelli presi nel 2008 da Veltroni quando perse clamorosamente contro Berlusconi.”

L’Assemblea nazionale degli amministratori locali del PD a Rimini

Erano segnali chiari, evidenziati all’epoca da diversi addetti ai lavori ma rimasti inascoltati.

“Sì e cioè che c’è una prateria alla sinistra del PD, di rappresentanza di una sinistra vera e coerente che purtroppo, e qui c’è il grande limite, al momento non riesce ad essere intercettata da un soggetto politico credibile su cui questo elettorato possano riversarsi. Molti votato Movimento Cinque Stelle, molti non vanno a votare e si rifugiano nell’astensionismo.”

La data del 4 dicembre ha sconvolto il quadro politico, una situazione alla quale si lega il problema della legge elettorale.

“Il 4 dicembre è lo spartiacque tra ciò che si voleva fare in questo Paese ed era identificata nell’idea di Renzi di riformarlo con un criterio che avrebbe portato a prendere le decisioni più importanti a tutti i livelli in maniera verticistica, in mano a minoranze illuminate che potevano decidere le nostre sorti. Si rischiava che un leader, a capo di un solo partito, avesse il potere assoluto di determinare Governo, programma politico, Presidente della Repubblica e membri della Corte Costituzionale; quindi, era una filosofia di accelerazione dei processi di decisione dando questa possibilità a pochi e senza ascoltare la cosiddetta base della piramide.”

L’elettorato ha però reagito.

“A fronte di questo c’è stata una reazione straordinaria di un elettorato che sembrava avvilito e scoraggiato. E quando più del 70% decide di andare in massa a votare con un risultato così forte significa ‘Adesso basta!”. Lì è stata bocciata un’impostazione tipicamente di destra, e questo va detto. Questo tipo di politiche e di riforme sono di una cultura liberista e di destra, sono state proposte da un partito che si spaccia di centrosinistra ma che non ha più niente a che vedere con questo spazio politico.”

Intanto, Renzi è tornato.

“La cosa che mi ha lasciato sconcertato durante la convention di Rimini è che lui non ha fatto tesoro per niente di questa lezione, si è presentato con lo stesso linguaggio, con la stessa strafottenza, sbeffeggiando dalla minoranza interna agli oppositori esterni. Io credevo che di fronte ad una mazzata come quella uno si fermasse. Anche nello sport se una squadra perde 0-4 in casa ti viene il dubbio che forse c’è da cambiare qualcosa. Invece, lui sembra quasi dire che squadra che perde non si tocca. Se questo è il modo di ragionare temo che quel partito non avrà belle prospettive. Egoisticamente spero che questo sia propedeutico per far sì che a sinistra qualcuno approfitti di questo spazio lasciato vuoto per creare qualcosa di più importante.”

Rimaniamo su Rimini, spostandoci ad un’altra data, anzi, un periodo: 17-19 febbraio, congresso fondativo di Sinistra Italiana. Cosa può accadere in quella tre giorni?

“Voglio essere molto chiaro e molto netto: Rimini potrebbe essere una tappa straordinaria per far sì che una sinistra vera, moderna, coraggiosa, completamente autonoma e distante da questo Partito Democratico crei i presupposti per iniziare una nuova storia, un quarto polo a sinistra, oppure potrebbe essere l’ennesima occasione mancata se si uscirà con un progetto pasticciato, non chiaro, dove qualcuno continua a dire che il rapporto con il PD non bisogna perderlo, vediamo, parliamo, etc. Allora lì sarebbe, ripeto, l’ennesima occasione mancata perché nessuno tra coloro che si sentono di sinistra e non votano PD potrebbe credere in questo progetto. Ma non dobbiamo inventarci nulla, basta vedere quello che in Grecia ha fatto Syriza e in Spagna Podemos: non sono andati a creare piccole formazioni politiche che si alleavano con partiti di una sinistra tradizionale oramai logorata e non più credibile, ma hanno avuto l’ambizione di creare un progetto politico nuovo ed autonomo.

In pochi anni sono diventate forze politiche capaci di raggiungere tra il 20 e il 30% dei voti.”

Comunque, a sinistra qualcuno per un’alleanza con il PD spinge ancora.

“Pisapia? Mi dispiace, è stato un buon sindaco di Milano ma a livello di visione politica è suicida mettersi a fare il servo sciocco di Renzi. Nessuno voterebbe una piccola formazione di sinistra che va soltanto a fare la stampella al PD di Renzi. Però non sono un veggente e non so cosa accadrà. Parteciperò al congresso dando un contributo, voglio sperare che nasca questo. Se così non sarà, non ho intenzione di impegnarmi in una formazione politica che vivrà subalterna al PD.”

Auspicando il meglio, cioè che questo nuovo progetto ti convinca, poi inizierà un’altra partita: quelle delle Amministrative, con Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare intesta. E quasi certamente quella delle Politiche.

“Qui nella nostra provincia, e ho il termometro abbastanza aggiornato, le posizioni di coloro, sia che provengono da Sel che da altre esperienze politiche che in qualche modo guardano a Sinistra Italiana, sono tutte al 100% sulla linea della totale autonomia dal PD. Se da Rimini dovesse confermarsi questo, potrebbero crearsi le condizioni per creare delle liste autonome, lavorando con i candidati e nel territorio, che non abbiano alcun rapporto con il PD. Se invece dovesse prevalere la posizione che guarda con maggiore simpatia ad un centrosinistra allargato, credo che in questa provincia Sinistra Italiana non nascerà perché nessuno si rivedrà in questa linea politica.”


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