Alla fine dello scorso anno è stato celebrato il rientro di Don Luigi Sturzo dall’esilio a cui fu costretto dalla dura presa di posizione di Mussolini e dall’atteggiamento delle gerarchie vaticane.
A partire dal 1924 e per più di venti anni Don Luigi Sturzo fu rifugiato prima a Londra, poi a Parigi e infine a New York e mai in questo lungo periodo di allontanamento dall’amata patria dimenticò la sua missione di diffusione dei valori cristiani e della difesa dei più deboli, mettendo sempre al centro del suo pensiero l’uomo e il pensiero libero.
L’Istituto Luigi Sturzo con sede a Roma e a lui dedicato, che ancora oggi si fregia di essere il luogo nel quale questo pensiero libero può e deve essere esercitato, ha celebrato questo anniversario con una serie di iniziative. Tra queste la pubblicazione di un libro che racconta la figura di don Luigi Sturzo in chiave non accademica, un testo agile e fresco, capace di presentare questa eccezionale figura di pensatore e combattente per i valori della libertà e approcciabile con una appassionante e al tempo stesso piacevole lettura.
Circa cento pagine scritte dall’autore Stefano Catini, romanziere, appassionato della figura dello statista, che racconta Sturzo uomo, prima che prete, politico e studioso, presentandolo come una delle figure più interessanti del nostro Novecento.
Un testo che intrattiene e fa pensare. La nota introduttiva del testo è stata redatta dal prof. Francesco Malgeri, massimo esperto vivente della figura di Don Luigi Sturzo.
“Stefano Catini l’abbiamo conosciuto come membro del Centro Studi Erasmo da Rotterdam – spiegano i membri dell’associazione La Nuova Frontiera – centro creato dal compianto Don Mario Ferracuti, ed è un fermano di adozione, se non di nascita L’associazione La Nuova Frontiera celebra questa importante ricorrenza presentando a Fermo il libro alla presenza dell’autore e di altri relatori. Sarà anche un modo per parlare della buona politica, delle autonomie locali e di tante cose positive che dobbiamo a Sturzo. Il suo motto era “Res non verba” , dovremmo tutti farlo nostro”.
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