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Carletti: “Pedaso piazza speciale”

SERIE C SILVER - Il leader della Icubed, ormai da tre anni in città, mette in luce il buon momento di stagione della squadra di coach di Camarri

Daniele Carletti

PEDASO – E’ un gran momento quello che sta vivendo l’Icubed nel campionato di Serie C Silver. Nel 2017 la squadra di coach Camarri è infatti ancora imbattuta e cavalca una striscia aperta di cinque successi consecutivi. Domani Pedaso proverà ad allungare il suo momento magico affrontando Urbania (palla a due alle ore 21:15). Daniele Carletti, play e leader emotivo della squadra, parla del momento e della sua esperienza, ormai triennale, nella cittadina rivierasca.

Carletti, è arrivato a Pedaso nell’estate della promozione in C Nazionale e dopo una stagione passata vicino casa a Castelfidardo. Cosa l’ha spinta a rimettersi nuovamente in discussione in una piazza come Pedaso?

“In realtà era già da qualche anno che ci rincorrevamo. Innanzitutto avevo voglia di ritornare a giocare in un campionato molto stimolante come quello di C Nazionale. Sicuramente, poi, la motivazione più grande per scegliere Pedaso è stata la presenza di Luca e degli altri osimani. E poi avevo sentito spesso parlare di Pedaso come di un ambiente speciale”.

Al termine dell’ultima partita dello scorso anno è uscito dal campo con la sensazione che quella potesse essere stata l’ultima partita della sua carriera e invece, a distanza di circa nove mesi, eccola ancora qua. Cosa l’ha spinta a cambiare idea?

“E’ vero, è stata un’emozione forte e strana. Pensavo fosse il momento giusto sia per chiudere il mio mini-ciclo a Pedaso sia per appendere le scarpe al chiodo. Ma il pensiero assillante del profumo della palla e del sapore delle partite, la società che mi richiama, voi tutti che mi fate sentire il vostro calore, la “macchinata di osimani” ancora insieme. E poi la prospettiva di una squadra competitiva, l’appoggio della mia fidanzata…”

La squadra sembra aver decisamente cambiato passo rispetto a fine 2016. La sensazione è che abbiate svoltato e vi stiate avvicinando sempre più al massimo del vostro potenziale. Cos’è cambiato secondo lei?

“Qualcosa è cambiato quando, qualche giorno dopo l’ultima sconfitta di dicembre, noi giocatori ci siamo riuniti nello spogliatoio. Ovviamente non dico tutto, ma siamo usciti con la consapevolezza di dover lavorare ancora più duramente in palestra, con il solo obiettivo di arrivare alla post-season preparati fisicamente e tecnicamente, senza guardare con troppo interesse né il calendario né la classifica. Stiamo crescendo, i risultati per ora sono positivi, ma la strada è ancora lunga.

Quando è in panchina spesso si trova in piedi ad urlare, incitare i suoi compagni e a dar loro indicazioni. Quando appenderai le scarpette al chiodo la vedremo nel ruolo di allenatore?

“In realtà ho già fatto i primi due anni del relativo corso. La mia passione per questo sport è troppo grande per far finire tutto quando smetterò di giocare. Mi piacerebbe restare nell’ambiente e provare a trasmettere questa mia passione alle prossime generazioni di giocatori”.

Quando segna da tre punti fa un gesto particolare rivolto al gruppo dei dirigenti in tribuna. Puoi spiegarci cosa significa e com’è nata questa esultanza?

“Nelle prime due partite della prima stagione sbagliai tanti tiri ed i simpatici dirigenti colsero subito l’occasione per regalarmi un pennello ed un barattolo di vernice, dicendomi ironicamente di andare a ripitturare i ferri! La terza partita vincemmo a Civitanova con due mie bombe nell’ultimo quarto e allora mi venne spontaneo esultare verso di loro con un gesto nel quale simulavo proprio di pitturare il ferro. Da allora il pennello ed il barattolo sono sempre nel mio borsone di allenamento e ripeto spesso il gesto per “dedicare a loro” i miei canestri”.


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